Pagine

22 novembre 2012

Le utilities hanno il mal di rating: è il nuovo che avanza

I produttori di energia da fonti rinnovabili lo ripetono da anni: con l'apporto di queste fonti pulite e gratuite, il prezzo dell'elettricità all'ingrosso è destinato a scendere e quindi ad alleggerire in bolletta il fardello dei famosi incentivi. Ora se ne sono accorti anche gli analisti finanziari, ma le conclusioni che ne traggono sono diverse. Quello che per i consumatori di energia si sta rivelando un effetto positivo, per le grandi utilities rischia di diventare un grosso danno.


La riduzione dei prezzi elettrici ha eroso i margini degli operatori che ricavano energia principalmente dalle fonti fossili, dice uno studio di Moody's. E ci sono già le prime vittime: Moody's ha tagliato il rating a lungo termine di Enel da Baa1 a Baa2 con outlook negativo, mentre Ubs ha declassato la tedesca Rwe e la francese Edf con la stessa motivazione. Non importa agli analisti se queste stesse aziende possiedono anche una bella fetta della potenza elettrica rinnovabile in Europa: il problema deriva dalle centrali a gas o a carbone, che hanno altissimi costi operativi, ma spesso girano a vuoto, soprattutto negli orari di punta per l'industria, quando un tempo guadagnavano di più, mentre oggi sono battute sul campo dalla produzione solare, che proprio in quegli orari gira al massimo. Nei Paesi dove la crescita delle rinnovabili è stata più marcata, come in Germania e in Italia, il prezzo dell'energia venduta in Borsa negli orari di punta si è ridotto quasi della metà rispetto ai picchi di cinque anni fa. Sono i costi operativi degli impianti tradizionali - che bruciano combustibili agganciati alle quotazioni del petrolio - a mettere al tappeto i ricavi delle grandi utilities elettriche. Gli analisti di Ubs prevedono che metà dei profitti, messi a segno dalle utilities europee con la vendita di energia elettrica, verranno spazzati via da qui al 2020, rivoluzionando completamente il panorama del settore. "Quelle che un tempo erano considerate aziende stabili, hanno visto il loro modello di business sconvolto e ci aspettiamo che la crescita progressiva della produzione rinnovabile intacchi ulteriormente la qualità del credito delle utilities europee", spiega Scott Phillips, autore dello studio di Moody's.
D'altra parte, gli investitori non premiano nemmeno i produttori di energia da fonti rinnovabili, che in Borsa vanno mediamente peggio del mercato, per colpa dei tagli generalizzati agli incentivi statali. Il Nex, l'indice globale più rappresentativo di questi titoli, ha perso il 15,5% nel secondo trimestre dell'anno, contro un -3,3% dell'S&P 500. L'Irex, indice corrispondente sul mercato italiano, è calato addirittura del 32% nel secondo trimestre dell'anno. Paradossalmente, quindi, le grandi utilities vengono punite sia quando producono energia da fonti fossili, sia quando investono nelle fonti rinnovabili.
Ma la débacle finanziaria non impedisce alle fonti verdi di crescere molto sul piano degli investimenti industriali, poiché risulta chiaro a tutti il valore di questa scommessa sul lungo termine. La rivoluzione del sistema elettrico europeo, quindi, è destinata a continuare. Oltre 100 gigawatt di potenza elettrica da fonti rinnovabili sono stati installati in Europa negli ultimi cinque anni, soprattutto in Germania, Italia e Spagna. E da qui al 2020 se ne aggiungeranno altri 150 gigawatt, secondo lo studio di Moody's. L'energia verde, che oggi contribuisce per un terzo della potenza elettrica installata in Europa, è destinata a salire al 50% nel 2020. Con i loro costi operativi bassissimi, questi impianti continueranno a comprimere i margini degli altri, destinati a produrre sempre di meno. L'irregolarità della produzione da fonti rinnovabili, però, impedisce di chiudere le centrali tradizionali. L'elettricità prodotta dal vento e dal sole non può essere accesa e spenta a piacimento, così come si può fare con le fonti fossili, che serviranno sempre per tappare i buchi quando si offusca il sole e cade il vento. La sfida centrale del prossimo decennio, per il sistema elettrico europeo, starà tutta nella soluzione di questo rebus. Moody's ricorda, come possibile soluzione, lo sviluppo di impianti di accumulo e in particolare il piano d'investimenti da 1 miliardo di Terna sulle batterie e il progetto sperimentale di E.on su un impianto a idrogeno. Ma la prospettiva degli accumuli, che risolverebbe l'intermittenza delle fonti pulite, può "penalizzare ulteriormente i prezzi di picco", incrementando la competitività delle rinnovabili ed emarginando ancor di più la produzione termoelettrica. Una prospettiva poco attraente per le utilities tradizionali.