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19 dicembre 2005

La major del web si buttano sulla telefonia

Dopo Google e Yahoo, ora ci si mette anche Microsoft: è sfrenata la corsa al VoIP da parte delle major della rete, che s'inseriscono ormai senza tanti complimenti nel business delle compagnie telefoniche. Evoluzioni ed accordi commerciali si susseguono a ritmo giornaliero: l'ultimo in ordine di tempo riguarda la stretta di mano tra Microsoft e l'operatore statunitense Mci, che hanno annunciato in questi giorni un'alleanza per estendere il servizio di instant-messaging di MSN anche all'affollato mercato della telefonia via internet.In questo modo Microsoft accelera il suo ingresso concreto nel mercato telefonico, tallonando a ruota servizi come quelli forniti da Skype, Google e Yahoo, che da poco tempo ha aggiunto al proprio nome la dicitura "with voice", a conferma anche formale della propria intenzione di partecipare alla partita del VoIP. Rispetto alle altre offerte, però, Microsoft ha dalla sua l'alleanza con un colosso della telefonia: una differenza non da poco. Il nuovo servizio, che combina la rete a banda larga di MCI con il software di Microsoft, sarà chiamato MCI Web Calling for Windows Live Call e sarà reso disponibile nella prima metà del 2006 attraverso Windows Live Messenger, l'erede di MSN Messenger, che ha oltre 185 milioni di utenti attivi in giro per il mondo e compete direttamente con i servizi di messaggistica istantanea di Aol e Yahoo.Il primo passo della strategia di Microsoft per entrare nel mercato della telefonia via Internet è stata l'acquisizione, in settembre, di Teleo, una piccola software house di San Francisco che ha sviluppato un sistema paragonabile a quello di Skype, capace di collegare uno speciale apparecchio telefonico al proprio pc e di raggiungere con questo un qualsiasi telefono, fisso o mobile che sia. Il neonato servizio Google Talk, invece, richiede che entrambi i conversatori abbiano pc e cuffie. L'accordo, stando a quanto dichiarato dalle due aziende, consentirà ai consumatori di effettuare chiamate al costo di 2,3 centesimi di dollaro al minuto (2 centesimi di euro). L'intenzione è di essere molto competitivi sul prezzo con le società presenti sul mercato: Skype, leader indiscusso di questo mercato, che è appena stato acquisito da eBay, offre chiamate per circa 2 centesimi di euro. Come i clienti di SkypeOut, anche gli utenti del servizio Microsoft/MCI dovranno comprare dei pacchetti prepagati e potranno eseguire chiamate a numeri fissi o mobili, cliccando dal pc sulla corrispondente voce nella loro lista di contatti. Al momento, Microsoft e MCI stanno testando una versione beta del servizio su diecimila utenti negli Stati Uniti, ma il test verrà presto esteso all'Europa in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Certo è che potenzialmente Microsoft è in grado di diventare una stella di prima grandezza della telefonia, se davvero riuscirà a trasformare i quasi 200 milioni di utenti dei servizi Msn in altrettanti clienti del suo VoIP. Il padre di Skype Niklas Zennström, svedese, 39 anni, geniale sviluppatore inviso ai potentati del copyright per aver lanciato qualche anno fa KaZaA (un sistema di condivisione di brani musicali scaricato da 370 milioni di persone), è convinto che la rivoluzione del VoIP sia destinata a sconquassare il mercato telefonico nel giro di pochi anni. Un'opinione certamente tendenziosa, ma non del tutto da buttar via. Skype è già stato scaricato 63 milioni di volte e sta affermandosi come l'offerta di comunicazione vocale con il più rapido tasso di crescita a livello globale (si prevede che raggiungerà i 240 milioni di utenti entro il 2008). E se anche Bill Gates si è lanciato in questo business, un motivo ci dev'essere. Resta ancora da superare lo scoglio della qualità. Le chiamate via Internet, come sa bene chi le usa, costano poco visto che la voce viaggia sul web aggirando i costi delle teleselezioni nazionali e internazionali, ma la commutazione di pacchetto non è l’ideale per mantenere la fluidità della conversazione, che a seconda dello stato delle linee soffre di rantoli, mancamenti e ritardi più o meno consistenti. Il problema non affligge i pregiati (e costosi) sistemi VoIP aziendali, ma può diventare un vero fastidio per gli utenti casalinghi, che sono il pubblico a cui si rivolgono i servizi di Msn. Ma la tecnologia si sviluppa a passi da gigante e la banda larga si diffonde nelle case della gente, dunque è lecito aspettarsi qualità sempre migliori e pc-telefonate sempre più facili. Se oggi come oggi la telefonata via Internet copre nicchie interessanti ma minoritarie di utenti e servizi, come le telefonate dirette “chiama con clic” dalle pagine web dei portali e dei siti di e-commerce, domani potrebbe davvero esplodere come servizio di massa. E Microsoft, come al solito, potrebbe sfruttare la sua posizione dominante nei sistemi operativi. Il telefono di Msn probabilmente è solo un assaggio, la vera partita si giocherà dotando Windows (e naturalmente Windows Mobile) di un supporto nativo al VoIP, di altissima qualità anche grazie alla collaborazione dei 25 esperti di Teleo. L'ingresso di Microsoft, insomma, può essere un segnale positivo per il mercato ma ha già acceso una spia d'allarme sul cruscotto di Skype. Una preoccupazione che ricorda quella che avevano qualche anno fa Jim Clark e Marc Andreessen, i fondatori di Netscape, all'annuncio dell'allora imminente arrivo di Explorer...

12 dicembre 2005

Informatica in ritardo, ma il futuro non è nero

Un miliardo di fatturato bruciato in quattro anni. E l' involuzione dell' industria informatica italiana continua: dopo un annus horribilis come il 2004, il 2005 non si annuncia molto migliore. «Solo il mondo consumer fa crescere l' hi-tech italiano - spiega Roberto Schisano, amministratore delegato di Getronics -. Mentre l' amministrazione pubblica continua a battere la fiacca e le imprese stanno ancora alla finestra, accumulando un ritardo sempre più vistoso rispetto all' Europa». Le famiglie italiane hanno speso quest' anno circa 33 miliardi di euro per le nuove tecnologie, con un incremento dell' 8,4% rispetto al 2004. E anche sull' anno prossimo le previsioni sono buone, con un aumento della spesa del 7,1%. Ma la domanda di hi-tech per intrattenimento domestico e personale non basta a tenere su il mercato. Alla fine del 2005, secondo dati Eito (European information technology observatory), la crescita della domanda italiana d' informatica sarà dell' 1,5% contro il 3,5% europeo, con una spesa pro capite di 1.064 euro contro una media europea di 1.487 e americana di 2.240. Se poi dai dati di settore si separano le tlc, il ritardo appare ancora più marcato. Non a caso il 10% delle 85 mila aziende che gravitano sul comparto è in crisi, cioè in fallimento o in liquidazione. «Sono evidenze - precisa Schisano - che non possono essere ridotte a questioni di settore, perché i Paesi che più investono in Ict sono anche i più competitivi e in crescita». Il letargo del sistema industriale italiano si vede in particolare sul comparto dei software e servizi, che rappresentano la vera anima del mercato It, non solo per la loro rilevanza sul totale, pari a poco meno del 70%, ma anche perché rappresentano il vero motore dei progetti e della domanda. «Il clima che si respira oggi in Italia sembra confinare l' innovazione a fattore di sopravvivenza piuttosto che di sviluppo: mentre l' hardware prosegue la sua corsa, spinto soprattutto dalla domanda di pc da parte delle famiglie - spiega Alberto Tripi, presidente di Federcomin, la federazione di settore più concentrata sui servizi -, il mercato dei software è sostanzialmente piatto e i servizi vanno indietro, con un calo che continua da anni». Tripi, il «re dei call-center», si è imbarcato quest' anno nell' avventura della sua vita, rilevando da Telecom Finsiel, cioè tutto quel che resta dell' informatica italiana di Stato, per accorparla al suo gruppo Cos. Con questa acquisizione, l' Italia ha messo la parola fine al sogno, vagheggiato a lungo, di creare un campione nazionale, fondendo Finsiel con le altre realtà più importanti della tradizione informatica nostrana, da Elsag (gruppo Finmeccanica) a Engineering, passando forse per Getronics, che ha inglobato l' eredità di Olivetti. Il progetto del grande polo informatico nazionale si è infranto proprio sulle difficoltà attraversate dal comparto, che bloccano le grandi ristrutturazioni. Ma Tripi vede buone prospettive di crescita: «Pensiamo alle crescenti esigenze d' informatizzazione delle amministrazioni locali, così come al gap d' innovazione da colmare per le piccole e medie imprese. Pensiamo a quei processi di convergenza tra settori differenti dell' Ict, che sull' esempio di realtà straniere molti gruppi italiani stanno perseguendo nella ridefinizione del loro business. Su questa strada le imprese informatiche possono trovare nuove opportunità di business». Insomma, qualcosa si muove sotto la cenere. Ma soprattutto per le piccole realtà, più flessibili e rapide nel cogliere le occasioni al volo. «La pressione in atto sui prezzi, tipica di un mercato in contrazione, favorisce le piccole imprese più innovative», spiega Luciano Marini, presidente di SoftPeople, azienda che l' anno scorso ha stupito il mercato mettendo a segno una crescita record, passando da 53 a 78 milioni di euro, e quest' anno arriva a quota 100. Dalle sei sedi sparse sul territorio, Softpeople fornisce ai propri clienti servizi abbastanza eterogenei, dalle soluzioni software per le imprese pubbliche e private alle infrastrutture di sicurezza e tlc, fino alla comunicazione via web e all' outsourcing della gestione della clientela. Il segreto della crescita sta in un' organizzazione aziendale davvero non comune: tante piccole Srl che agiscono sul mercato come delle business unit vere e proprie, ma con ampia libertà di manovra. Su un' organizzazione snella e flessibile punta anche Enterprise Digital Architects, uno spin-off italiano di Ericsson che si sta cimentando su tutti i settori più nuovi dell' Ict, dal Voip al digitale terrestre, dalla sicurezza all' outsourcing. «Per star dietro al ritmo dell' innovazione - spiega Luigi Caruso, amministratore delegato di Enterprise - bisogna seguire un' altra logica rispetto a quella pachidermica delle grandi aziende». Caruso, che dirigeva l' unità di business Enterprise prima ancora dello spin-off, concepisce il distacco dal colosso scandinavo come un' emancipazione necessaria per adeguarsi ai nuovi ritmi: «Le nuove piattaforme tecnologiche modificano rapidamente la domanda e richiedono un cambiamento fortissimo nella risposta delle imprese». Per questo Enterprise, che ha raddoppiato in quattro anni da 350 a 700 addetti, con un fatturato di 300 milioni, rifugge le strutture rigide e organizza il lavoro a progetti, concentrando l' operatività dei dipendenti su temi anche molto diversi a seconda delle necessità. E la contaminazione incrociata per stimolare intuizione e creatività ha già dato qualche frutto: Enterprise è stata la prima impresa in Italia a occuparsi di digitale terrestre ed è una delle poche aziende ad avere già ultimato la sperimentazione del WiMax, disseminando di antenne Roma e Torino. Commenta Caruso: «C' è una bella rivoluzione in atto».

5 dicembre 2005

Tornado Cina sulle materie prime

È la Cina, naturalmente! Dal petrolio al carbone, dall' oro ai diamanti, tutti i movimenti sul mercato delle materie prime quest' anno e negli anni a venire hanno un solo motore principale: la fame di crescita del colosso asiatico. L' effetto traino del boom che sta interessando il celeste impero, accoppiato a quello dei vicini indiani, farà aumentare d' ora in poi la domanda mondiale di energia dell' 1,6% all' anno, un ritmo ben più sostenuto degli anni scorsi, fino a raggiungere il 50% in più rispetto al fabbisogno attuale nel 2030. Di pari passo cresce il consumo di combustibili fossili, dal petrolio al gas naturale, passando per il carbone. La stessa Cina che spinge la domanda, per fare un esempio, ha in programma l' installazione di nuove centrali a carbone per 50 mila megawatt, una dimensione quasi equivalente alla potenza complessiva di generazione disponibile in Italia. Secondo il World Energy Outlook 2005, il rapporto annuale dell' Agenzia internazionale per l' energia, saranno necessari ben 17 mila miliardi di dollari d' investimenti (sarebbe a dire 1,86 miliardi al giorno), nel prossimo quarto di secolo per far fronte all' aumento del fabbisogno. Il petrolio resterà la principale fonte di energia primaria e la domanda mondiale, oggi a 85 milioni di barili al giorno, salirà a 115 milioni nel 2030. Il gas naturale, per cui l' Aie prevede una crescita folgorante del 75% (a un tasso medio annuo che supera il 2%), scavalcherà il carbone come fonte di energia primaria, mentre la quota percentuale del nucleare è prevista costante e quella delle fonti rinnovabili si manterrà irrisoria, sotto il 2%. In questo scenario si calcola che il prezzo del petrolio sia destinato a scendere un po' sulle prime, attorno ai 35 dollari, per poi stabilizzarsi a 39, un livello più alto rispetto agli ultimi quindici anni, ma non drammatico. «A patto - specifica Faith Birol, capo economista dell' Aie - che i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa siano in grado di estrarre ed esportare le maggiori quantità di idrocarburi richieste dal mercato». In caso contrario, lo scenario prevede che l' aumento dei prezzi cui abbiamo assistito quest' anno diventi strutturale, stabilizzando le quotazioni del greggio sui 52 dollari. Anche se poi la conseguenza sarebbe una contrazione della domanda e il rallentamento del Pil mondiale. Quanto sia cruciale il ruolo dell' area mediorientale nella produzione di idrocarburi si è dimostrato nelle ultime settimane, con la crisi del mercato del gas britannico, dove i prezzi hanno raggiunto in pochi giorni valori 10 volte superiori al normale e di conseguenza le quotazioni dell' elettricità sono schizzate a 80 sterline per megawattora, ben oltre i salatissimi prezzi italiani. «Le cause - spiega Davide Tabarelli del Rie - sono semplici: la capacità produttiva si riduce in presenza di continua crescita della domanda. La produzione del Mare del Nord, che fra il ' 95 e il 2000 era raddoppiata a 105 miliardi di metri cubi, da due anni è in sensibile calo e quest' anno si avvicinerà ai 90 miliardi. Al contrario, la domanda continua stabilmente a salire oltre i 100 miliardi». Sbalzi simili nel prezzo del gas sono accaduti negli stessi giorni anche in Germania e in Francia. Qui non ancora, ma l' Italia è l' unico Paese al mondo che abbia scelto di affidarsi al gas per gran parte della produzione elettrica, circa il 60% nel 2010, mentre negli altri Paesi industrializzati si continuerà ad usare abbondantemente il carbone e il nucleare. La vasta diffusione del carbone in diverse aree del globo ne fa un combustibile sempre più popolare, al riparo dalle incertezze geopolitiche mediorientali: i cinesi, al primo posto nella graduatoria dei produttori, quest' anno ne hanno consumato talmente tanto da far salire l' import del 30%, passando dalla parte degli importatori netti e imprimendo una netta impennata alle quotazioni mondiali. Il fenomeno potrebbe ripetersi anche nel 2006, ma sul lungo periodo la produzione cinese di carbone crescerà, fino a raggiungere nel 2010 la cifra record di 2,4 miliardi di tonnellate. È sempre Pechino ad alimentare l' aumento dei prezzi delle altre commodities: le quotazioni record dell' alluminio subiscono la pressione di una crescita annua dei consumi cinesi del 7,2%, mentre la corsa dell' oro va di pari passo con l' apertura dello Shanghai Gold Exchange e la liberalizzazione del commercio dell' oro nel celeste impero. Per la prima volta in oltre cinquant' anni, i cinesi possono accedere a una forma d' investimento considerata fino a ieri «degenerata» dal partito comunista, che l' aveva severamente proibita fin dai primi giorni del suo regime, nel lontano 1949. Il buon momento dell' oro, dell' argento e del platino, naturalmente, dipende anche dalla loro attrazione generale come beni rifugio contro la minaccia dell' inflazione. Perfino i diamanti, spinti dalla domanda cinese e indiana, brillano più che mai: i prezzi delle gemme grezze continuano a salire e l' offerta non riesce a tenere il passo, mentre i tradizionali centri di taglio soffrono la concorrenza spietata delle nuove realtà asiatiche.