Pagine

8 febbraio 2013

Galli, l'eccesso di rigore non va bene


"Il Fondo Monetario Internazionale consiglia all'Europa di rallentare il ritmo del risanamento dei bilanci statali, per non rischiare di farci ripiombare in recessione". Giampaolo Galli, economista ex direttore generale di Confindustria e candidato con il Partito Democratico, è convinto che sia necessario seguire il suggerimento di Olivier Blanchard, capo economista del Fondo Monetario.

Quindi smettiamola con il rigore?
"L’eccesso di rigore non va bene, ma sono preoccupato dalle promesse che stanno facendo gli esponenti della destra e del centro, che alimentano false illusioni. Non possiamo assolutamente permetterci di staccarci dall'Europa e quindi si tratta di mantenere ottimi rapporti con i partner dell'Unione, cercando di far condividere la linea del Fondo Monetario e dell'Ocse".
In pratica?
"Se nel 2012 abbiamo raggiunto un rapporto deficit-Pil del 3%, nel 2013 dovremo mantenerci al di sotto di questo livello, per rendere credibile l’obiettivo del pareggio al netto degli effetti del ciclo economico, così come concordato a livello europeo. Se diamo l'impressione di non attenerci al patto, saranno i mercati a farci tornare sui nostri passi, com'è già successo altre volte. E questo sarebbe il peggiore dei mondi possibili".
Ma anche il Pd sta facendo qualche promessa. Come sostenerle?
"Ci sono certamente degli interventi da fare, come rimodulare l'Imu per tutelare le famiglie in difficoltà e ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, ma vanno fatti compatibilmente con gli obiettivi di bilancio”.
E allora, come rimettere in moto la crescita?
"E’ fondamentale la semplificazione della burocrazia. Non è possibile che ci vogliano anni per avere un’autorizzazione. Non ci sono altri Paesi sviluppati con tempi e procedure così farraginosi come da noi, tanto è vero che siamo in fondo a tutte le classifiche sulla competitività, come quella della Banca Mondiale. Occorre una spending review che sia un robusto piano di ristrutturazione industriale, come si fa in un’azienda”.
E sul dualismo del mercato del lavoro fra protetti e non protetti? Come si concilia la sua visione con quella di Stefano Fassina?
"La riforma Fornero era fra gli impegni presi con l’Europa. Si possono fare dei ritocchi, ma non si può tornare indietro. Non mi pare che Fassina la pensi diversamente".