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30 dicembre 2007

Internet? E' più attraente di Wall Street

Per decenni, i migliori laureati in scienze economiche si sono misurati con le sfide della finanza, dove l’analisi matematica in determinate circostanze può tramutarsi in denaro sonante. Ma oggi la massa di dati offerta dai mercati finanziari, su cui i giovani economisti disegnavano i loro modelli, è stata eclissata dal flusso gigantesco d’informazioni che passa attraverso i server delle grandi Internet companies. Chi è capace di prevedere il comportamento dei consumatori e di influenzarlo organizzando le offerte nella maniera più efficace, vince il jackpot della rete. Così la magia del marketing, nella sua versione online, è diventata misurabile, orientabile con un algoritmo. E più attraente di Wall Street. Infatti è qui che si stanno affollando le menti migliori della ricerca economica mondiale. Hal Varian è considerato uno dei pionieri di questo movimento. Economista dell’università della California a Berkeley, di cui è stato il rettore fino al 2001, Varian è noto a legioni di studenti per il suo popolare testo di microeconomia, ma è anche un grande esperto di economia dell’informazione, co-autore di “Information Rules”. Dall’estate scorsa è diventato il capo economista di Google, dove sta costruendo un team di economisti, statistici e analisti per contribuire alla strategia del gigante della rete. Un’opera che aveva già avviato da consulente esterno e a cui ora ha deciso di dedicarsi a tempo pieno. “Dopo aver studiato per anni le tribù della Silicon Valley, alla fine mi sono fatto accettare e ora sono uno di loro”, ha dichiarato recentemente al Wall Street Journal. Varian aveva già costruito nel tempo una nutrita squadra di analisti quantitativi. “Il team degli economisti andrà a completare queste risorse già esistenti”, ha spiegato. “Google – precisa – ha una straordinaria infrastruttura per l’analisi dei dati, oltre a un management molto ricettivo all’utilizzo di metodi quantitativi e disponibile a investire in questo campo. Cosa potrei desiderare di meglio?” L’attenzione di Larry Page e Sergey Brin per la ricerca econometrica non stupisce, visto che proprio su un algoritmo ben calibrato si basa la fortuna di Google: nel 2006 ha ricavato oltre 10 miliardi di dollari dalle entrate pubblicitarie e solo 112 milioni dalle altre attività. Le entrate pubblicitarie derivano essenzialmente dal modello matematico su cui si basa AdWords, il servizio che organizza la pubblicazione degli annunci. L’ordine in cui compaiono le voci pubblicitarie, infatti, dipende dal costo per click pagato dai diversi committenti, ma anche dal “quality score”, cioè dalla frequenza con cui gli annunci vengono cliccati, calcolata in base alle serie storiche e alla rilevanza delle parole chiave scelte dal committente per far comparire il suo annuncio. Il mix delle varie voci è stato calibrato in maniera tale da generare in media il 45% di ricavi in più per ogni ricerca, rispetto ai ricavi di Yahoo. Il principale competitor di Google ammette di aver perso centinaia di milioni di dollari su questo fronte e di dare la caccia da anni all’algoritmo giusto, senza successo. Non a caso anche Yahoo sta cercando di costruire una squadra di ricercatori per contrastare la corsa di Google. La prima recluta importante è stato Michael Schwarz, un promettente microeconomista di Harvard e autore di un paper molto chiacchierato proprio sul modello pubblicitario di Google. Ma il chief data officer di Yahoo, Usama Fayyad, conta di reclutarne un’altra dozzina, che andranno ad arricchire i laboratori di Yahoo Research, diretti da Prabhakar Raghavan, un ex veterano di Ibm Research passato alla concorrenza nel 2005. “Sarò deluso se lo sforzo di Yahoo nella ricerca di base non dovesse dare al mondo un premio Nobel”, ha dichiarato recentemente Fayyad. Belle parole. Ma nella pratica, l’obiettivo centrale di Yahoo, come quello dei rivali di Mountain View, è registrare che cosa fanno ogni giorno milioni di consumatori e studiare come i servizi offerti online possano influenzare il loro comportamento. A questo serve la pletora di servizi gratuiti che cercano di diffondere, da Gmail a Google Earth, fino al nuovissimo Knols, che punta a soppiantare Wikipedia. Il problema è agganciare la ricerca di base a questi obiettivi. E molti dubitano che gli ingegneri impegnati nella gestione quotidiana dell’azienda abbiano tempo o voglia di realizzare le idee del team di ricercatori. Un altro potenziale ostacolo al raggiungimento di questi obiettivi è la protezione della privacy. Infortuni come quello accaduto a Aol quando ha reso pubbliche per sbaglio una serie d’informazioni sui suoi utenti, o pratiche scorrette come la complicità con il governo cinese nella persecuzione dei suoi oppositori, rischiano di portare a una progressiva disaffezione del pubblico, che potrebbe non essere più disposto ad affidare tutti i propri dati a un’idrovora così potente e potenzialmente pericolosa. Ma per il momento i segnali d’inquietudine nell’opinione pubblica sono molto contenuti. Di conseguenza le Internet companies guardano con crescente interesse ai loro database per trasformarli in una fonte di reddito. E se saranno capaci di includere nel loro business plan le trovate dei nuovi economisti che li affiancano senza dare troppo nell’occhio, potrebbero persino riuscirci.

21 dicembre 2007

A caccia di specialisti per il nucleare

Matteo Moraschi si è laureato in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano: «Ero preparato ad andare a lavorare in qualche compagnia internazionale che si occupa di centrali atomiche, mai mi sarei immaginato di trovare un posto in Italia...». Invece è stato assunto all' Enel. E non è l' unico. «Per ora ne abbiamo presi 55 e ci apprestiamo ad assumerne altrettanti nel giro di tre mesi, principalmente dalle poche facoltà italiane che ancora ne sfornano» spiega Giancarlo Aquilanti, numero uno della nuova squadra atomica dell' ex monopolista elettrico. Con la partecipazione dell' Enel alla costruzione del nuovo reattore di terza generazione - l' Epr (European Pressurized Reactor) a Flamanville, in Normandia - e l' acquisizione di quattro reattori operativi più altri due da completare in Slovacchia, si avvicina il momento tanto atteso dagli ingegneri nucleari italiani, che da vent' anni sono sottoutilizzati in patria o costretti a espatriare in via permanente. La formazione - «Ma la rinascita dell' industria nucleare è un fenomeno globale, che coinvolge l' intera industria italiana: non è un caso che l' Enel si sia mossa proprio adesso» spiega Giuseppe Forasassi, docente a Pisa e presidente del Cirten, il Consorzio interuniversitario per la ricerca tecnologica sull' energia nucleare, che raggruppa i sei atenei dove ancora si insegna questa materia: i due politecnici di Torino e Milano oltre alle università di Padova, Palermo, Pisa e Roma. Dalla Francia agli Stati Uniti, passando per la Russia e per la Cina, dovunque ci siano centrali atomiche in funzione, si stanno mettendo in moto gli investimenti per cominciare a rimpiazzare le più vecchie e realizzare una nuova generazione di reattori, più efficienti e più sicuri. «Su 54 centrali - spiega Forasassi - in Francia ce ne sono una trentina che mano a mano andranno sostituite, la Russia ne ha in programma venti, mentre negli Stati Uniti ci sono 32 richieste di autorizzazione pendenti alla Nuclear Regulatory Commission per la costruzione di nuovi impianti. E quando si muovono gli Stati Uniti, di solito, dopo qualche tempo anche l' Italia tende a realizzare qualcosa». Le assunzioni - L' Enel già oggi sta cercando di inserirsi nel colossale programma russo, con sopralluoghi e progetti sulle diverse collocazioni possibili, mentre il gruppo Finmeccanica guarda alla Cina. «La nostra squadra nucleare è ora costituita da 180 persone - spiega Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia - di cui 15 nuovi assunti. Nei prossimi mesi dovremo assumerne un' altra decina». Ansaldo Nucleare è molto impegnata nella centrale di Cernavoda in Romania e ha partecipato allo sviluppo del reattore B1000 con la Westinghouse, che potrebbe essere l' elemento pilota di molte operazioni future. Ora ne sono stati ordinati quattro dalla Cina, per cui a Genova ci si aspetta dei subappalti. «Ma puntiamo soprattutto sullo smantellamento, un business - precisa Zampini - in cui nei prossimi anni ci sarà molto da fare». Si calcola infatti che ci saranno trecento reattori da smantellare da qui al 2020. Nel decommissioning è attiva anche Sogin, che prevede di assumere 60 persone su questo fronte. Mentre qualcosa si muove anche all' Enea, molto impegnata nelle collaborazioni internazionali sulla fusione. «Se ci fosse più chiarezza da parte delle aziende e soprattutto sugli obiettivi energetici del Paese - commenta Forasassi - anche noi potremmo organizzarci meglio per la corretta programmazione di queste necessità. Dopo l' 87, la produzione di ingegneri nucleari da parte delle università italiane è molto calata, da 300 all' anno fino al centinaio di oggi. Ora cominciano a scarseggiare, tanto che facciamo fatica a trattenere per il dottorato gli studenti più meritevoli, che spariscono sempre più rapidamente». «E' vero - conferma Aquilanti - rispetto alla nostra domanda i nuclearisti sfornati dalle università italiane sono troppo pochi». Solo per lo sviluppo dell' Epr, di cui è stata appena festeggiata la prima gettata di cemento in Normandia, serviranno almeno 500 ingegneri nucleari all' anno. Gli italiani forniti dall' Enel saranno una cinquantina, dispersi nella struttura francese dopo un percorso di training approfondito sul progetto. E non staranno con le mani in mano.

10 dicembre 2007

Le Coop fanno il pieno di benzina

Prezzo della benzina alle stelle, margini sempre più alti per le compagnie petrolifere, distacco sempre più marcato Italia-Ue: ormai oltre i 4 cent al litro. È in questo contesto che i gruppi della grande distribuzione rilanciano gli investimenti sui carburanti, un business fortemente sinergico con la loro attività commerciale, su cui riescono a realizzare anche 5 volte il volume erogato da una pompa media di benzina e quindi possono permettersi di annullare il divario di prezzo con l' Europa. Dopo Agip e Tamoil, anche Q8 ha varato un nuovo programma di investimenti, di concerto con i rappresentanti della Gdo, per realizzare una serie di stazioni di servizio automatizzate e innovative nell' ambito dei grandi centri commerciali, sotto il marchio Q8easy. L' ondata era cominciata quest' estate, con un primo accordo fra la divisione commerciale dell' Eni, guidata da Angelo Caridi, e Auchan, che in Francia è ai primi posti nel mercato dei carburanti. L' intesa tra i due giganti ha portato a 12 le stazioni di servizio gestite da Auchan, ma il colosso francese punta ad arrivare a 43 impianti, tanti quanti sono i suoi ipermercati in Italia, mentre Carrefour stima attorno a 55 stazioni il proprio potenziale e Conad si sta attrezzando per una trentina di pompe. L' obiettivo della grande distribuzione, quindi, è arrivare a circa 130 benzinai in Italia, dai 25 attualmente presenti su una rete-monstre di almeno 22mila punti vendita. In Germania ce ne sono 620 su 15mila stazioni di servizio, in Francia oltre 4.600 su 14mila e nel Regno Unito 1.200 su 10mila. Di conseguenza, l' erogato medio in Italia è fra i più bassi d' Europa, il margine lordo al litro fra i più alti (14 cent, il doppio di Germania, Francia e Regno Unito), mentre il margine lordo complessivo per punto vendita è il più basso in assoluto (215mila euro all' anno contro i 400mila di Spagna e Regno Unito). Gli accordi fra Gdo e compagnie petrolifere, oltre ai tentativi di liberalizzazione a livello legislativo, sono i primi segnali che sul fronte dei carburanti si sta muovendo qualcosa. Ma gli occhi dei consumatori sono puntati su LegaCoop, l' ultima arrivata in questo mercato dopo aver attentamente studiato il business per qualche anno. È di sua pertinenza il distributore inserito nell' Iper di Collestrada, in Umbria, dove da settimane ormai gli automobilisti fanno la fila per approfittare del pieno più economico d' Italia. A Collestrada un litro di diesel costa solo 99 cent, contro un prezzo consigliato che ormai supera 1,3 euro negli altri distributori. Come si fa a reggere un prezzo così basso, quando la materia prima a bocca di raffineria costa 53 cent al litro, che insieme a un' accisa di 42 cent e a 19 cent di Iva fa già 1,14? Giorgio Raggi, presidente delle Coop Centro Italia, non ha difficoltà a spiegare il mistero: «Siamo noi a finanziare la differenza». Come strategia di marketing non c' è male, visto che l' Iper di Collestrada in zona è più famoso della torre di Pisa. Alle compagnie petrolifere l' operazione delle Coop non è piaciuta per niente. Assopetroli ha presentato un esposto alla Procura di Perugia e alla Guardia di Finanza, accusando il disinvolto gestore di dumping. Ma a giudicare dalla fila, il ritorno sull' investimento non si dev' essere fatto attendere.

3 dicembre 2007

Gazprom avanza: ora tocca a Vienna

Dallo snodo di Baumgarten, cittadina alle porte di Vienna, passano 40 miliardi di metri cubi di gas naturale all' anno, equivalenti alla metà del fabbisogno italiano: un buon terzo dell' export russo verso l' Europa. E Gazprom ha appena concluso un accordo con il gruppo austriaco Omv per entrare al 50% nella proprietà di questo hub austriaco. Con questo impegno, destinato a essere finalizzato nel giro di qualche settimana, il presidente di Gazprom Alexei Miller ha messo la sua firma, insieme a quella del capo di Omv Wolfgang Ruttenstorfer, sotto il progetto di far diventare Baumgarten il principale hub europeo del gas. La prospettiva è di aumentare l' afflusso a 50 miliardi di metri cubi nel 2010 e di sostituire la piattaforma belga di Zeebrugge come punto di riferimento per fissare il prezzo del metano europeo. Già oggi Baumgarten è un importante stazione di stoccaggio, con un' intensa attività di trading, che coinvolge una sessantina di operatori europei. I principali clienti dell' hub austriaco - punto di partenza del gasdotto Tag (Trans Austria Gas Pipeline), al 90% dell' Eni, che porta il gas russo a Tarvisio - sono l' Italia, la Germania, la Svizzera e l' Ungheria. Non stupisce quindi l' interesse del Cremlino - che mira a dettare il prezzo del gas all' Europa senza concorrenti - nei confronti di questo snodo strategico. Ma con il suo sbarco a Vienna, Gazprom colpisce anche un altro obiettivo. Baumgarten, infatti, era destinato a diventare la stazione d' arrivo del Nabucco, il «gasdotto della libertà», su cui punta decisamente l' Unione Europea per diversificare le fonti di approvvigionamento del Vecchio Continente e portare in Europa il metano azero dai giacimenti del Caspio attraverso la Turchia. Sul Nabucco, un tubo lungo 3.300 chilometri che costerebbe 4 miliardi e mezzo di euro per portare in Europa 30mila metri cubi di gas caucasico all' anno, Miller è stato lapidario: «Non vedo risorse né riserve di gas capaci di alimentarlo». Ora che Gazprom prende possesso del suo punto di sbocco in Europa, non c' è dubbio che se ne vedranno ancora di meno. In alternativa al Nabucco, il Cremlino spinge invece il gasdotto sottomarino che attraverserà longitudinalmente il Mar Nero dalla Russia alla Bulgaria, saltando la Turchia, South Stream. Un altro tubo - di cui Gazprom ha appena avviato gli studi di fattibilità in partnership con l' Eni - destinato a soddisfare con gas russo la crescente domanda europea. «È evidente che l' ingresso di Gazprom a Baumgarten serve a minare il Nabucco in favore del South Stream», conferma Roberto Potì, direttore sviluppo di Edison e responsabile italiano della realizzazione di un altro, più modesto, «gasdotto della libertà», che porterà il gas azero in Europa passando da Sud invece che da Nord, attraverso la Turchia e la Grecia fino all' Italia, con un tubo di collegamento sotto il canale di Otranto. Edison partecipa al progetto con la costruzione di Igi, un gasdotto lungo 800 chilometri, in partnership con la greca Depa, che farà arrivare in Italia attraverso la Grecia 8 miliardi di metri cubi di gas entro il 2012. Il tassello fondamentale dell' interconnessione Turchia-Grecia-Italia è stato posato e messo in pressione qualche giorno fa, collegando la rete asiatica a quella europea con un tubo sottomarino che supera lo stretto dei Dardanelli, attraverso il quale è arrivata in Grecia la prima fornitura di gas del Caspio. L' inaugurazione di quest' opera storica ha visto fianco a fianco i primi ministri greco e turco, Costas Caramanlis e Recep Tayyip Erdogan, insieme al ministro dell' Energia americano, Samuel Bodman. Una presenza molto significativa, che non è passata inosservata. Per l' Italia si è mosso l' ambasciatore ad Atene Gianpaolo Scarante.