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11 dicembre 2006

Bruciamo più gas, ne arriva sempre meno

Tranquilli. Inverno mite, ovvero emergenza gas scongiurata. Sembra logico, ma spesso l' apparenza inganna. Come in questo caso. È vero che gli stoccaggi sono attrezzati meglio dell' anno scorso, grazie all' intervento del ministro Pier Luigi Bersani, ma è anche vero che i tubi sono sempre quelli e l' export russo continua a calare, mentre la sete di metano degli italiani cresce. Il calo di forniture sul confine orientale, da una media del -4,2 per cento sui primi dieci mesi dell' anno, è schizzato a un -19,9 per cento in ottobre. L' inverno russo è cominciato. Le ultime stime ministeriali, d' altra parte, prevedono un incremento complessivo della domanda di circa 3 miliardi di metri cubi di gas per quest' inverno, che diventeranno 4 miliardi nel 2007-2008. È una sete che non c' entra nulla con le temperature, calde o fredde che siano, ma con la produzione elettrica, che in Italia si sta spostando massicciamente dall' olio combustibile al metano, senza calmieri. «Rispetto all' anno scorso, quest' anno abbiamo ben tre centrali termoelettriche in più, per 2.500 megawatt complessivi, che bevono ognuna 4-5 milioni di metri cubi di gas al giorno», spiega Davide Tabarelli di Nomisma Energia. Da una parte queste nuove centrali risolvono il problema della carenza nella generazione italiana, ma dall' altra incrementano i consumi di gas. Tanto è vero che nell' aumento del fabbisogno previsto per quest' inverno, la quota destinata a usi civili è quasi irrilevante: solo 300 milioni di metri cubi, contro i 2,6 miliardi legati all' entrata in funzione dei nuovi impianti di generazione elettrica. Non a caso il ministro Bersani continua a ripetere che «bisogna cominciare a mettere un tetto all' utilizzo del gas per l' energia elettrica». Messo così, è un invito difficile da tradurre in pratica, considerando che siamo in regime di libero mercato. «La corsa al gas italiana - conferma Riccardo Monti del Boston Consulting Group - ci porterà quest' anno, secondo i nostri calcoli, a una carenza di un miliardo abbondante di metri cubi di gas entro la fine dell' inverno». Ma il problema non è solo italiano. «La corsa al gas sta portando a un raddoppio della domanda in tutta Europa - precisa Monti - mentre la produzione interna è in drastico calo: nel giro di una decina d' anni l' import di gas dovrà essere triplicato per coprire il nostro fabbisogno, ma non sembra che la Russia sia in grado di star dietro a questo ritmo di crescita, perché anche la loro domanda interna sta aumentando». Il ministro dell' Economia della Federazione russa, German Gref, nei giorni scorsi, ha lanciato per primo l' allarme sul deficit incombente: «Il mercato interno avrà bisogno da solo di 26-27 miliardi di metri cubi di gas in più, mentre le nostre proiezioni indicano una crescita di 21 miliardi di metri cubi supplementari». Gref ha detto apertamente di non avere idea di dove si possano trovare le risorse necessarie per colmare il deficit, che ha origine nella scarsa attenzione prestata in questi anni da Gazprom all' estrazione di gas e al potenziamento dei metanodotti. «Si sono talmente concentrati sul vendere, vendere, vendere, che si sono dimenticati di produrre», commenta Tabarelli. Gazprom non ha nessun interesse a mettere la crisi nero su bianco, ma basta osservare i numeri per notare le coincidenze: nei primi dieci mesi del 2006 l' export di gas dalla Russia è calato del 4,3 per cento rispetto all' anno scorso, fino a un crollo del 10,7 per cento in ottobre, corrispondente al crollo dell' import ai nostri confini orientali. Eppure, sottolinea il resoconto del ministero dello Sviluppo Economico, la tendenza al rialzo dei prezzi del gas russo sui mercati internazionali (+51,3 per cento in media mensile) avrebbe dovuto favorire le esportazioni. Questo conferma che il deficit è strutturale, non congiunturale. La falla per ora non si nota, ma non bisogna farsi ingannare dal clima mite: «Siamo sul filo del rasoio», ripete Bersani. E non si vedono soluzioni reali all' orizzonte: di nuovi gasdotti si parla da anni - dall' Igi per importare il gas turco passando per la Grecia, al Galsi per importare altro gas algerino attraverso la Sardegna - ma i tempi sono lunghi, così come anche per i terminali di rigassificazione. Gli interventi per affrontare l' emergenza possono essere solo difensivi: l' utilizzo degli stoccaggi strategici e le misure per la riduzione della domanda, comprese le interruzioni ad alcuni utenti industriali, sono già programmati. Gli stoccaggi di modulazione sono stati incrementati di 600 milioni di metri cubi rispetto all' anno scorso. Nuove concessioni sono in esame nei vecchi giacimenti esauriti, da Alfonsine a Conegliano, ma nessun aumento significativo di capacità di stoccaggio è previsto fino al 2011. A tutto vantaggio di Gas Plus, la società di Fidenza appena andata in Borsa col botto, che si profila come la nuova regina degli stoccaggi. Già prenotati da Gazprom con un accordo blindato per distribuire il suo gas direttamente ai clienti finali italiani. Quale gas, non si sa.

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