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24 aprile 2011

L'atomo? In Germania sta morendo e in UK è in prognosi riservata

Il nucleare? "In Germania sta morendo e anche nel Regno Unito mi sembra in prognosi riservata". E' mesto Nick Butler, capo della strategia di Bp per vent'anni e consigliere del Labour in materia energetica, oltre che presidente del King's Policy Institute al King's College di Londra. "Questa decisione tedesca è molto destabilizzante per tutto il mercato: se si vogliono contenere le emissioni, non si può rinunciare al nucleare", aggiunge Butler, a margine dell'Utilities and Energy Conference, il convegno annuale di Accenture sulle stretgie energetiche, che quest'anno si è tenuto ad Amsterdam.

Che ne sarà dei programmi nucleari dei Paesi emergenti?

"Quelli resteranno. Cina e India andranno avanti, non possono continuare a basarsi solo sul carbone, sarebbe una scelta davvero troppo inquinante. Hanno molto bisogno di aumentare in fretta la produzione elettrica con una fonte più pulita e il nucleare per ora è l'unica possibilità. Amplieranno anche la produzione elettrica da fonti rinnovabili, ma con quelle non si può mandare avanti l'industria manifatturiera".

Però continueranno a crescere...

"Non c'è dubbio. Le fonti pulite sono ancora troppo care, ma offrono un grande vantaggio, soprattutto per i Paesi industrializzati, che si dibattono in questa ripresa senza occupazione: creano posti di lavoro. Inoltre aumentano la sicurezza energetica, riducendo le importazioni di petrolio".

E il gas?

"E' il grande vincente. Ormai la competizione più accanita sul mercato energetico è 'gas contro gas', non gas contro gli altri".

In che senso?

"Nel senso di gas naturale liquefatto contro gas distribuito via tubo. Con lo sfruttamento dei giacimenti di shale gas è cresciuta enormemente la competitività del gas naturale liquefatto, che alla lunga è destinato a prevalere. Prima del terremoto in Giappone si era già visto che il trend è questo. Superato lo scossone, i prezzi torneranno giù e sarà il gas naturale liquefatto a guidare le quotazioni".

E il petrolio?

"Anche le quotazioni del petrolio sono irrealistiche e scenderanno sotto i cento dollari al barile. Ma il petrolio resta una fonte troppo instabile e pericolosa. Non dimentichiamo che tra i Paesi esportatori di petrolio ci sono solo tre democrazie: Norvegia, Canada e Brasile. L'Europa deve assolutamente ridurre la sua dipendenza dal petrolio, sviluppando una politica comune molto più concentrata sulla sicurezza energetica".

Come?

"Diversificando il più possibile le fonti, compreso il nucleare, e i Paesi fornitori. Investendo nelle nuove tecnologie pulite. Riducendo i consumi con l'efficienza energetica".


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