Pagine

11 novembre 2004

La campagna d'Italia di Edf

Marcel Roulet è un anziano signore, che ha trasformato France Telecom in una moderna compagnia telefonica e crede fermamente nelle privatizzazioni. La commissione governativa da lui presieduta emetterà giovedì il verdetto tanto atteso dal mercato italiano dell'energia, consegnando al ministro Nicolas Sarkozy il suo rapporto: Edf, la più grande società elettrica del mondo, deve disimpegnarsi dall'Italia e dalla Gran Bretagna per concentrarsi esclusivamente su Francia e Germania, in vista della quotazione in Borsa? Oppure deve restare in tutti e quattro i Paesi, diventando padrona di Edison, con o senza partner locali? Dalle indiscrezioni che filtrano da Parigi, la commissione sembrerebbe propendere per l'ipotesi espansiva. L'ultima parola, naturalmente, spetta al governo francese e soprattutto a Pierre Gadonneix, nuovo capo di Edf. La prova del nove l'avremo soltanto in febbraio, quando il colosso transalpino dovrà mettere sul tavolo circa 4 miliardi per rilevare le altre quote di Italenergia Bis, holding di controllo di Edison. E forse altri 4 miliardi per lanciare un'Opa a cascata. Ma l'orientamento della commissione e i contatti avuti da Sarkozy nella sua visita a Roma, dove ha incontrato anche Carlo De Benedetti (possibile partner in Edison) e Paolo Scaroni, lasciano sospettare che la strada sia segnata. Le conseguenze per il mercato italiano sono di vasta portata: se Edf sbarcherà in forze su Edison, infatti, andrà risolto il blocco dei suoi diritti di voto al 2%. E il "pacchetto di scambio" concordato a suo tempo con Francois Roussely per avviare una certa reciprocità nell'apertura dei rispettivi mercati, coinvolge in pieno le strategie internazionali di Enel, che non potendo crescere nell'elettricità in Italia è molto concentrata sull'espansione all'estero. La possibile intesa, su cui Gadonneix non si è ancora pronunciato, comprende la cessione dei diritti di prelievo di 3-4mila megawatt di energia nucleare, per consentire a Enel di conquistare una quota del 3-4% del mercato francese, e la partecipazione al progetto Epr, la centrale nucleare di ultima generazione che francesi e tedeschi stanno costruendo a Flamanville, in Normandia. Un bel premio per Enel, che ha pochi alleati in Europa. In attesa del responso, Scaroni corre da solo. Lo dimostra l'accordo appena concluso con Bratislava, per rilevare due terzi di Slovenske Elektrarne. Con l'acquisizione di due terzi dell'ex monopolista slovacco per 840 milioni di euro (è il boccone più grosso mai ingollato da Enel), Scaroni incamera una capacità produttiva di circa 7000 megawatt, equivalente a quella di Eurogen, la più grande delle gen.co, ceduta a Edison. Nel pacchetto di generazione, che rappresenta l'82% del mercato slovacco, sono comprese anche due centrali nucleari, per 2640 megawatt complessivi, dove Enel si è impegnata a completare la costruzione di due reattori, per rimpiazzare i due destinati al decommissioning. L'Italia entra così a pieno titolo nel business nucleare, anche se non sul territorio nazionale. "Sarà un'ottima occasione - dicono all'Enel - per ricostruire quel know-how che abbiamo perduto". Ma la strategia di espansione in Est Europa non è certo finita qui: Scaroni l'ha illustrata nei dettagli venerdì scorso in un summit strategico a porte chiuse che si è tenuto a Venezia, dove gli amministratori della società hanno discusso liberamente, senza obblighi di trasparenza, le prospettive di crescita all'estero sul lungo periodo. "Siamo in prima linea per fare la nostra parte nella liberalizzazione del mercato russo, che partirà nel 2005", ha detto Scaroni. In Russia, Enel è attiva nella gestione di una centrale a ciclo combinato a San Pietroburgo, che dev'essere raddoppiata in tempi brevi. In questo modo si è fatta conoscere dal Cremlino e dall'ente elettrico pubblico, la Rao Ues, che sta per avviare la privatizzazione dello sterminato mercato russo, mettendo in vendita alcune gen.co come in Italia. La prima, un gigante da 9000 megawatt, dovrebbe andare in gara in tempi brevi. "L'Enel - ha promesso Scaroni - è pronto a partecipare".In Romania, dove Enel ha già il 20% del mercato della distribuzione, Scaroni è pronto a entrare nella produzione e ha in progetto di candidarsi al completamento della terza unità dell'impianto nucleare di Cernavoda. In Bulgaria si è aggiudicato una grande centrale a lignite, in via di modernizzazione. I bulgari, che stanno per mettere in vendita altri tre impianti e per completare la costruzione della centrale nucleare di Belen, puntano a diventare il centro principale di produzione elettrica nei Balcani - dove sono già oggi i primi esportatori di energia - e oltre il Bosforo, verso la Turchia. Quindi la presenza su questo mercato è altamente strategica. Ma c'è anche un altro aspetto strategico molto interessante: "Ora che il protocollo di Kyoto sta per essere applicato, la presenza in tutti i Paesi dell'Est offre notevoli vantaggi sul piano dei crediti di emissione", fanno notare all'Enel. Nessuno di questi Paesi, infatti, ha obblighi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. E gli impianti di produzione non sono certo gioielli di efficienza. Basta quindi poco sforzo per aumentare l'efficienza di un impianto dal 20 al 40-50% e acquisire così crediti di emissione da utilizzare per compensare le emissioni in eccesso generate in Italia, dove i processi di efficientamento sono molto più costosi.

Nessun commento: