Pagine

17 novembre 2004

Ortis e Fanelli restano soli, Authority zoppa

Da quando Fabio Pistella se n'è andato a dirigere il Cnr, l'Authority di Alessandro Ortis ha perso energia. Oltre al presidente, infatti, a capo dell'autorità è insediato al momento solo il commissario Tullio Maria Fanelli, mentre la legge Marzano ha portato da tre a cinque il numero di consiglieri e ha previsto 60 giorni, che scadono il 28 novembre, per integrare il collegio. Ma il balletto delle nomine prenderà senz'altro più tempo. L'Authority potrà continuare a deliberare anche a ranghi ridotti, secondo il parere legale prevalente, ma dalla fine di novembre le sue decisioni saranno leggere leggere. E in questa situazione dovrà affrontare una serie scadenze importanti. Prima fra tutte lo scontro legale sui distacchi di corrente del 26 giugno 2003, che lasciarono al buio oltre 7 milioni di utenti. Per questa interruzione programmata del servizio, l'Enel rischia una multa salata e quindi ha deciso di precorrere i tempi pagando un'oblazione di 50mila euro (pari al doppio della sanzione minima prevista, che va da 25mila a 150 milioni) utilizzando una legge dell'81, secondo cui il pagamento è sufficiente ad archiviare l'istruttoria avviata dall'Authority. La società guidata da Paolo Scaroni aveva già fatto lo stesso in un'occasione precedente, quando era riuscita a bloccare una multa da 45 milioni di euro, comminata dall'Authority nel 2001 per aver fornito dati falsi sulle interruzioni di corrente nelle regioni del Sud. Per evitare la sanzione, l'Enel fece ricorso alla norma sull'oblazione, che non viene espressamente esclusa dalla legge di fondazione dell'Authority dell'energia così com'è stato fatto per l'Antitrust. Ortis è ricorso al Tar della Lombardia e poi al Consiglio di Stato, che gli hanno dato torto. L'ultima sentenza è dello scorso luglio. In settembre, l'Enel ci ha riprovato: un'altra oblazione per bloccare l'istruttoria sui distacchi di corrente del giugno 2003. Ma Ortis non si dà per vinto: non ha chiuso l'istruttoria e ha ripreso la strada del Consiglio di Stato, adducendo un vizio di forma per respingere l'oblazione. Nel frattempo si sta muovendo anche il mondo della politica: sia la maggioranza che l'opposizione hanno presentato in questi giorni un emendamento alla Finanziaria e alla legge comunitaria per eliminare la possibilità di aggirare con l'oblazione le sanzioni dell'Authority. Ma i tempi sono stretti e non è chiaro chi riuscirà a tagliare per primo il traguardo. La sentenza del Consiglio di Stato, infatti, è attesa in tempi brevi. La conclusione di questa vicenda pesa anche su tutti gli altri procedimenti in corso, fra cui l'istruttoria sul blackout del 28 settembre, che secondo l'Authority si sarebbe potuto evitare. Sotto accusa sono soprattutto i "ritardi nelle riaccensioni", il distacco improvviso di 21 impianti che avrebbero dovuto restare accesi al minimo e le "disfunzioni nei sistemi di telecomunicazione". Oltre all'Enel (proprietaria di alcuni impianti che non dovevano staccarsi dal sistema), in questa istruttoria sono coinvolti anche altri operatori, comprese le grandi municipalizzate. L'Eni a sua volta rischia una multa per aver rifiutato a Gas Natural l'accesso al proprio terminale di rigassificazione di Panigaglia: dopo aver imposto all'Eni di concedere l'accesso, l'Authority ha avviato un'ulteriore istruttoria per stabilire una sanzione, che sta per chiudersi. Un'altra indagine molto delicata, che si dovrebbe chiudere entro l'anno, è quella sul potere di mercato di Enel, che insieme alla dominanza di Eni sul mercato del gas è stato messo sotto accusa anche da Giuseppe Tesauro come la causa principale dei prezzi troppo alti. Tesauro ha recentemente indicato la possibilità di ricorrere "a strumenti di limitazione ex ante del potere di mercato, che ci si illudeva di non dover utilizzare con l'avvio della Borsa elettrica". E proprio sulle anomalie dei prezzi di Borsa, in particolare sui misteriosi picchi di giugno, Ortis ha aperto un'indagine conoscitiva che potrebbe portare a risultati molto interessanti. "I colli di bottiglia della rete - spiegano all'Authority - consentono a Enel di controllare i prezzi di Borsa con una manciata d'impianti". Una situazione - si dice a Piazza Cavour - che andrebbe risolta togliendo quegli impianti dalle mani dell'ex-monopolista. Sempre in tema prezzi di Borsa, fra pochi giorni l'Authority ha intenzione di emettere una delibera, anche perché si avvicina la fase delicata in cui l'Acquirente Unico dovrà concludere i contratti di fornitura per l'anno prossimo, che determineranno in larga misura la bolletta elettrica degli italiani. Grazie alle procedure anti-rincari dell'Authority e all'abile manovra messa in atto dall'Acquirente Unico - che al momento di stabilire le tariffe per il trimestre in corso ha buttato sulla bilancia ben 84,7 milioni di euro, intascati con le operazioni di trading su energia Cip6 attuate nel primo trimestre dell'anno - l'impatto del caro-greggio non si è ancora sentito sul mercato vincolato. Ma Ortis ha ormai sfuttato fino in fondo tutti i margini regolamentari e la bolla dei prezzi energetici rischia di scoppiarle in mano alla fine di questo trimestre, se il greggio non avrà ancora imboccato una discesa stabile. Con l'attuale mix italiano di combustibili, infatti, ogni dollaro in più al barile fa aumentare il costo di generazione di un euro, producendo un immediato rincaro del 2% per ogni megawattora. E su questo anche Ortis può fare ben poco.

Nessun commento: