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12 gennaio 2009

Rigassificatori: Spagna batte Italia 2 a 0 (o 6 a 1)

Spagna batte Italia 2 a 0. Dall'ultima crisi del gas, scoppiata nell'inverno 2005-2006, a oggi gli spagnoli hanno acceso due rigassificatori, a Sagunto (2006) e El Ferrol (2007), entrambi con la partecipazione dell'Eni. Noi italiani nemmeno uno. L'unica novità qui è il terminale quasi pronto al largo di Rovigo, di Edison, ExxonMobil e Qatar Petroleum. Ma non ci aiuterà in questa crisi: a differenza di quanto sostenuto dal ministro Claudio Scajola, non sarà operativo prima del secondo trimestre dell'anno. Per realizzarlo, ci sono voluti 12 anni: 2 per la costruzione, 10 di carte bollate. In realtà, il divario è ancora più grande. Nel '69 Italia e Spagna erano alla pari: qui un rigassificatore a Panigaglia, nel golfo di La Spezia, laggiù uno a Barcellona. Tutti e due nuovi di zecca. Il gas naturale liquefatto - che può essere trasportato come il petrolio su navi gasiere da qualunque impianto di liquefazione nel mondo a qualunque terminale di rigassificazione - era agli inizi della sua storia. Nessuno sapeva ancora che in pochi decenni questo modello alternativo al tubo, molto più flessibile e poco adatto ai sistemi monopolistici, avrebbe avuto uno sviluppo straordinario, con oltre sessanta terminali operativi e una ventina in costruzione. Sono stati i Paesi periferici, come gli Usa, il Giappone, la Corea, l'India e la Cina, a spingere su questa tecnologia, più rapida e semplice dei gasdotti, che come si vede in questi giorni sono soggetti alle intemperanze di tutti i Paesi che attraversano. L'Italia, collocata in mezzo al Mediterraneo, era abbastanza centrale da non porsi il problema. Infatti oggi, a quarant'anni dalla costruzione del terminale di Panigaglia e nel bel mezzo della seconda crisi del gas, siamo esattamente allo stesso punto di allora. Nel frattempo, gli spagnoli ne hanno costruiti cinque: Huelva ('88), Cartagena ('89), Bilbao (2003), Sagunto (2006) e El Ferrol (2007). Gli ultimi rientrano nel serrato programma d'investimenti spinto dal governo di Madrid, che ha portato le società energetiche iberiche a stanziare 2,7 miliardi complessivi in questa direzione, pianificati su un decennio. Entro il 2011 dovrebbero essere completati altri due terminali alle Canarie, oltre a un potenziamento degli esistenti con il raddoppio dei serbatoi.

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