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14 settembre 2009

La crisi fa bene agli investimenti verdi

La crisi fa bene agli investimenti verdi. Nei pacchetti di stimolo destinati a rimettere in moto l'economia globale, infatti, si trovano ben 512 miliardi di incentivi governativi destinati alle tasche di chi è impegnato sul fronte dell'energia verde, con un effetto moltiplicatore che - secondo uno studio di HSBC – potrebbe andare oltre la soglia dei 1.000 miliardi. Ricomincia a crescere da qui un settore, quello delle fonti alternative, che nei primi mesi dell'anno aveva sofferto per gli effetti delle limitazioni al credito. E le prospettive di business migliorano ancora di più se si considerano gli sviluppi del dopo-Copenhagen. La tornata di spesa pubblica verde rappresenta un'opportunità unica per questo settore: la spinta governativa, infatti, potrebbe indurre un maggior numero di cittadini a utilizzare le fonti rinnovabili e creare milioni di nuovi posti di lavoro nel business sotenibile, innescando un circolo virtuoso di crescente efficienza nello sfruttamento delle risorse che abbiamo a disposizione. La crescita del settore è dimostrata anche dall'enorme successo di tutte le manifestazione connesse: ZeroEmission Rome, la fiera di riferimento del settore, organizzata da ArtEnergy all'inizio di ottobre, ha registrato una crescita del 30%, mentre si preannuncia altrettanto vivace GreenEnergy Expo, che si terrà a Milano dal 25 al 28 novembre. Dopo quattro anni di crescita fenomenale, i nuovi investimenti globali nelle fonti pulite erano precipitati dai 41 miliardi di dollari del primo trimestre 2008 ai 13,3 miliardi del primo trimestre 2009, secondo le stime di New Energy Finance. Ma gli investitori che hanno tenuto botta e non sono usciti, hanno avuto di che rallegrarsene, data la ripresa spettacolare del secondo trimestre. Le quotazioni del New Energy Global Innovation Index, comunemente considerato il più rappresentativo del settore, sono cresciute del 36% tra il 1° aprile e il 30 giugno di quest'anno, contro una ripresa del 15% per l'S&P 500. Nel secondo trimestre, infatti, i nuovi investimenti sono quasi triplicati, a quota 36,2 miliardi di dollari. E sembrano destinati a continuare su questo ritmo. Oltre ai pacchetti governativi di stimolo all'economia, c'è stato un altro fattore importante che ha spinto in alto i nuovi investimenti: il prezzo del petrolio è raddoppiato rispetto ai minimi di febbraio, rendendo le fonti alternative di nuovo competitive rispetto ai combustibili fossili. Dal vento al sole, dai biocarburanti all'efficienza energetica, tutti gli aspetti del business verde ne hanno approfittato. Inoltre, le crescenti preoccupazioni sulla sicurezza energetica e sull'effetto serra sono destinate, secondo tutti gli esperti, ad aumentare le regolamentazioni per limitare l'utilizzo dei combustibili fossili nella produzione di energia. Ragione di più per prevedere una rapida crescita delle fonti alternative. L'energia del vento è la più competitiva e secondo il Global Wind Energy Council dovrebbe crescere in media del 22% all'anno nei prossimi cinque anni, con grandi differenze, però, a seconda delle diverse aree. L'anno scorso gli Stati Uniti, con una potenza installata di 25 gigawatt, hanno superato la Germania, che era a quota 24, diventando il più forte produttore mondiale di energia eolica. Il colosso americano, però, potrebbe ben presto essere superato dai cinesi, che oggi sono a quota 12 gigawatt ma crescono molto più rapidamente. Anche l'India e la Spagna, con 10 e 17 gigawatt di potenza installata, sono due mercati in forte crescita. L'energia del sole è molto meno competitiva, per ora, ma potrebbe riservare le potenzialità di crescita maggiori. Basti pensare al progetto Desertec, che nel giro di un decennio potrebbe rifornire il Vecchio Continente di energia solare in arrivo dal Sahara, per il 15% dei suoi consumi. Al progetto partecipano fra gli altri Deutsche Bank, Siemens, Rwe, E.on e in prospettiva potrebbero essere invitate anche imprese italiane e spagnole. Non sarà facile da realizzare, ma è il segno che il sole è pronto a fare un salto di qualità nell'economia del mondo. Germania e Spagna, per ora, sono in pole position per guidare le danze.Ma sia per il vento che per il sole le prospettive più attraenti stanno nei Paesi in via di sviluppo. La Cina, l'India e il Sud del Mediterraneo potrebbero diventare i prossimi giganti delle fonti alternative, se sapranno giocare bene le loro carte. E potrebbero attirare il grosso degli investimenti messi in moto dai pacchetti di stimolo finanziati dai contribuenti dei Paesi industrializzati.

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