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8 gennaio 2013

Sinai, la crisi del debito si risolve con la crescita

Sarà un'annata migliore, parola di Allen Sinai, uno degli economisti più ascoltati di Wall Street. Cresciuto alla scuola di Milton Friedman all'Università di Chicago, Sinai è stato consulente della Federal Reserve, oltre che di due presidenti americani - Bush padre e Bill Clinton - e oggi presiede il think-tank Decision Economics. Non certo malato di ottimismo, stavolta il guru di Wall Street vede rosa.

 Contento di aver evitato il precipizio fiscale?
"E' stata una buona mossa, anche se non risolve il problema del debito federale. Ma almeno evita nuove tasse per la classe media americana, concentrandosi solo su una piccola minoranza di ricchi. In complesso, non dovrebbe intaccare l'ottimismo del consumatore americano e quindi penso che l'economia Usa crescerà del 2,5-3% quest'anno. Non sarà un boom, ma è meglio di niente".
Basterà per far girare anche l'Europa?
"Per fortuna non ci siamo solo noi, a questo mondo. La Cina dovrebbe riprendere a crescere a ritmi sostenuti e il Giappone, con il nuovo governo, dovrebbe godere di un nuovo stimolo fiscale. Questo, insieme allo yen in flessione, dovrebbe rimettere in moto anche l'economia giapponese. In complesso, l'economia globale si darà una scossa quest'anno e trascinerà anche l'Europa".
Di quanto?
"Poca cosa, non più di mezzo punto o tre quarti di punto di crescita, in media, per il gruppo dei Paesi più anemici, fra cui c'è anche l'Italia. Solo nel secondo semestre, comunque, la ripresa sarà più stabile. La prima parte dell'anno sarà ancora molto fiacca. La Germania, invece, dovrebbe fare meglio".
Ma la crisi del debito è in via di risoluzione?
"La crisi del debito si risolve con la crescita, non con l'austerità. L'appesantimento del carico fiscale non ha risolto la situazione europea, anzi, a mio parere ha fatto peggio. L'Europa deve mettere da parte le fratture politiche, che sono fonte di malessere e ostacolano la ripresa, e affrontare la crisi del debito riducendo le spese inutili, senza alzare le tasse. Bisogna rivitalizzare i consumi, altrimenti la crescita ristagna".
Questa ricetta vale anche per l'Italia?
"Certamente. L'Italia ha fatto benissimo fino ad ora, ha riguadagnato la fiducia dei mercati che aveva perso e si è dimostrata molto più coraggiosa di altri Paesi in difficoltà, ma adesso deve mettere mano al bilancio dello Stato sul lato delle spese e ridare fiato alla crescita, riducendo un po' il peso fiscale, altrimenti i consumatori resteranno schiacciati".
Gli Stati Uniti, invece, sono fuori pericolo?
"Siamo ancora lontani dal risolvere i nostri problemi di bilancio. Ma non si esce dall'impasse, né si rilancia l'economia senza una riforma organica del fisco. I democratici puntano ad aumentare la pressione solo sui ceti più abbienti, senza rendersi conto che non basterà mai a riequilibrare i conti. Bisogna arrivare a un sistema di tassazione più razionale che, a parità di saldi, elimini le scappatoie, riduca inutili sussidi fiscali e abbassi le aliquote fiscali delle persone fisiche e delle società".

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