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1 luglio 2004

Niente sole per l'Italia

Nel Paese del sole, l'energia solare resta al palo. Finanziamenti pubblici che restano inutilizzati, programmi di sviluppo che non prendono velocità, settore che non cresce: da noi i raggi ultravioletti servono soltanto per prendersi le scottature. Nel mondo, invece, negli ultimi dieci anni la produzione di energia solare, da trasformare in elettricità (fotovoltaico) oppure in acqua calda (termico), è raddoppiata. "Lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia - commenta Aldo Iacomelli, segretario di Ises Italia, sezione dell'International Solar Energy Society - è molto insoddifacente, ma soprattutto non si vedono grandi prospettive di sviluppo. Mentre gli altri Paesi negli ultimi anni sono andati molto avanti, l'Italia resta ferma, anche se a parole gli italiani si dichiarano sensibili a queste problematiche. Basta andare in Grecia per rendersi conto dei treni che abbiamo perso: lì i pannelli solari si comprano in una qualsiasi ferramenta, che vanno via come il pane. Qualsiasi idraulico sa come s'installano e lo fa continuamente. Da noi invece restano una merce rara". In Italia il settore commerciale e industriale, ancora molto artigianale, è costituito da 50-60 distributori di impianti termici. I 18 produttori nazionali coprono circa il 30% delle vendite annuali. Il settore fotovoltaico invece è costituito da 40 aziende con un totale di circa 750 addetti, un numero ancora modesto se confrontato con i 6000 addetti del mercato tedesco e i 16mila di quello giapponese. Sono proprio i giapponesi i leader del settore nel mondo, con 251 MW prodotti nell'ultimo anno (47% del totale), mentre l'Europa è al secondo posto con 136 MW. Eppure l'energia solare, insieme alle altre fonti rinnovabili, è una delle chiavi di volta individuate dalla Commissione europea per rispettare i criteri del protocollo di Kyoto e per emancipare l'Europa dalla dipendenza dal petrolio. In base alla direttiva 77 del 2001, recepita in Italia con un decreto legislativo in gennaio, nel 2010 l'Europa dovrebbe soddisfare il 22% del suo fabbisogno di energia con le fonti rinnovabili. Secondo l'ultimo rapporto sul solare, pubblicato in maggio a quattro anni di distanza dalla direttiva, solo la Germania, la Spagna, la Danimarca e la Finlandia sono sulla buona strada per centrare gli obiettivi posti dalla Commissione. Francia, Regno Unito, Austria, Olanda, Belgio, Irlanda e Svezia ci stanno provando. Grecia e Portogallo sono ancora troppo indietro. L'Italia e il Lussemburgo non sono stati nemmeno valutati, perché dovevano ancora recepire la direttiva quando è stato fatto lo studio. Ma a giudicare dalle valutazioni del ministero dell'Ambiente, non siamo sui binari giusti. Sia per il solare termico che per il fotovoltaico, i fondi stanziati per incentivare la costruzione di impianti tramite gli enti locali sono ancora poco sfruttati: 5 milioni e 700mila euro del bando di fine 2001 sono ancora in cassa. Malgrado nel 2003 il solare termico in Italia abbia compiuto un balzo del 25%, il totale di pannelli installati nel nostro Paese corrisponde appena a quanto la Germania installa in media in un solo anno, cioè quasi 500mila metri quadrati di superficie. Rispetto all'obiettivo del Libro Bianco italiano di 1,5 milioni di mq installati entro il 2005 e 3 milioni entro il 2010, c'è ancora molto da lavorare. Sul fotovoltaico siamo messi meglio: con i suoi 25-26 MW totali, l'Italia è al quarto posto per potenza installata nell'Ue e al settimo posto a livello mondiale. Ma è uno dei pochi Paesi che non ha registrato una crescita di questa tecnologia dal '95 al 2001, quando nel resto del mondo le installazioni galoppavano. In Italia, dopo una fase di grandi investimenti durante gli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, in cui si sono realizzate diverse centrali fotovoltaiche, come quella di Serre (Salerno), il mercato ha vissuto una forte contrazione. Dal 2001, anno di partenza del programma "Tetti Fotovoltaici" del ministero dell'Ambiente, il settore ha ripreso a crescere, ma gli impianti installati con i finanziamenti pubblici non sono andati oltre i 4-5 MW complessivi: siamo ben lontani dall'obiettivo di 5000 impianti in più (circa 20 MW di potenza) entro il 2003, che dovevavno contribuire a centrare i 300 MW entro il 2010. Installare un impianto fotovoltaico sul tetto di una casa oggi costa circa 8mila euro per un KW di potenza e in Italia la maggior parte delle case ne ha tre. A questo vanno aggiunti i lavori in muratura, che di solito non superano i mille euro. Le spese si possono dedurre per il 36% dall'Irpef, mentre l'Iva è agevolata al 10%. Ma in complesso l'investimento è imponente. Meno costoso è un impianto di solare termico, che costa circa 4.000 euro in tutto, compresa l'installazione sul tetto, per un impianto con un servatorio da 400 litri, o 10.000 euro con un serbatorio da mille litri. Con un impianto di questo tipo si possono risparmiare fino al 70% dei costi di energia, ma non si diventa mai autosufficienti come si riesce a fare con il fotovoltaico. Se si acchiappa uno dei bandi regionali ancora in vigore, si può risparmiare circa un terzo della spesa complessiva. Tra breve dovrebbe anche entrare in vigore un incentivo per chi produce più energia di quanto consuma, che gli verrà pagata a un prezzo politico. "L'uso più conveniente dell'energia solare è nella generazione distribuita più che nelle grosse centrali - spiega Sergio Adami, reponsabile Enel per le fonti rinnovabili - anche se a livello sperimentale la stiamo sfruttando in diversi impianti. A Priolo abbiamo avviato il progetto Archimede con il solare termico e la centrale di Serre, da 3,3 MW, è una delle più grandi del mondo per il fotovoltaico". A Priolo la vecchia centrale ad olio combustibile è appena stata rimpiazzata dalle nuove turbine che bruciano metano e tra tre anni verrà alimentata anche da 360 collettori solari governati da un computer, che seguiranno i movimenti del sole sul principio degli specchi di Archimede e daranno alla centrale 20 MW in più. Ma gli specchi di Priolo occupano la bellezza di 40 ettari e la centrale di Serre è grande come nove campi di calcio. E' ovvio quindi che se il solare decollerà anche in Italia, lo farà dai tetti delle nostre case.

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