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18 febbraio 2008

L'Ulivo non c'è più, il risiko cambia giro

Dopo l' aggregazione di Aem Milano e Asm Brescia, che ha dato vita alla maxiutility lombarda A2A, riparte la marcia di avvicinamento fra Iride e Hera, passando per Enìa. Dal valzer delle utilities del Nord, invece, sembra ormai tagliata fuori Acea, l' ex municipalizzata romana, un po' per l' uscita di scena di Walter Veltroni dal Campidoglio e un po' per la fusione, attesa entro metà 2008, tra Gaz de France e Suez, che aumenterà il peso dei francesi, già azionisti di Acea. Marta Vincenzi, sindaco di Genova, ha aperto le danze richiamando i sindaci emiliano-romagnoli a un incontro, che dovrebbe svolgersi all' inizio di marzo, ma il pallino è in mano a Hera. «Già questo giovedì - dicono a Bologna - è fissata una riunione fra i sindaci che potrebbe essere decisiva». È da lì che deve uscire una chiara indicazione di campo per l' ex municipalizzata, ancora sospesa fra l' opzione Nord-Ovest e la via capitolina. Sergio Cofferati, principale azionista di Hera con il 15%, fino ad oggi si sentiva vincolato a una promessa fatta a Walter Veltroni di stringere un' alleanza con Acea. Ora gli interessi di Veltroni sono rivolti altrove e anche su Cofferati girano voci di disimpegno dalla politica cittadina. Sembra quindi arrivato il momento giusto per uscire dal pantano in cui Hera si era arenata quest' estate, quando sembrava imminente una decisione. Tutti gli altri sindaci (a eccezione di Ferrara) vorrebbero indirizzare gli sforzi di aggregazione verso Torino e Genova, includendo Enìa. Gli emiliani di Enìa, intanto, si stanno muovendo per conto loro, ponendo le basi di un' unione con Iride limitata all' energia, che potrebbe allargarsi anche a Hera se il dialogo si sblocca. «Il nostro è un problema industriale: abbiamo una buona distribuzione - spiega l' amministratore delegato di Enìa, Ivan Strozzi - ma non produciamo energia. Fare una holding con chi è più forte nella produzione serve ad avere massa critica nell' approvvigionamento e nel trading. È per questo che abbiamo messo mano all' ipotesi di alleanza». L' utility emiliana è anche partner di A2A in Delmi, la società che controlla Edison insieme a Edf. «Su questo fronte ci sarà un cambiamento fra breve, quando Delmi sarà incorporata in A2A e quindi anche noi entreremo a far parte direttamente dell' azionariato», fa notare Strozzi. I concambi non sono ancora definiti, ma si parla di un 3-4%. Enìa si troverà così al crocevia fra i due grandi movimenti di aggregazione che muovono le ex municipalizzate del Nord e potrà giocare contemporaneamente su due tavoli. Due tavoli che nel tempo, secondo la visione del sindaco di Brescia Paolo Corsini, potrebbero diventare uno solo, con uno scenario finale di aggregazione completa da Torino a Bologna, passando per Genova, Milano, Reggio Emilia e le altre, sul modello della tedesca Rwe. Ma questo è solo un miraggio lontano. «Ci sono grandi vantaggi nelle aggregazioni di questo tipo, soprattutto sul fronte degli approvvigionamenti - spiega Andrea Gilardoni, economista della Bocconi ed esperto di utilities - ma anche alcuni svantaggi: ad esempio le difficoltà di governance. Nella situazione attuale, mi sembra prioritario far funzionare le aggregazioni che ci sono già piuttosto che allargare troppo il campo». Per adesso, ci si attiene quindi agli studi di Bain e Mediobanca, commissionati da Iride, che mettono in luce la convenienza di un matrimonio fra Iride, Hera ed Enìa, soprattutto sul fronte dell' energia. Marta Vincenzi e Sergio Chiamparino, soci in Iride, premono molto in questo senso. Il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, principale azionista di Enìa con il 22%, gli fa eco: «La fusione fra Enìa, Iride e Hera è un obiettivo prioritario, per questo siamo pronti a sederci attorno a un tavolo. Si può fare e anche presto».

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