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18 luglio 2008

Peter Senge

La definisce una «rivoluzione necessaria». Diciott' anni dopo il suo best-seller The Fifth Discipline, Peter Senge ci regala un nuovo lavoro che promette di diventare altrettanto influente: The Necessary Revolution (Doubleday), con cui affronta il tema del degrado ambientale, offrendo diversi esempi dei modi in cui le grandi corporation possono contribuire a uno sviluppo sostenibile. Sembra strano che un guru del management si focalizzi sulla sostenibilità, ma in realtà i due libri sono la continuazione l' uno dell' altro. Nel primo descriveva un' organizzazione in cui «si sviluppano nuovi modelli di pensiero» e «si soddisfano le aspirazioni collettive». Nell' ultimo libro Senge sostiene che se le imprese non ripenseranno il rapporto con l' ambiente, questa miopia si ritorcerà contro di loro.
Nel suo libro esprime la convinzione che dobbiamo liberarci dal «credo dell' era industriale». Cosa intende?
«Il credo di base dell' era industriale consiste nel considerare il Pil la misura del progresso. Che tu sia il presidente della Cina o degli Stati Uniti, se il tuo Paese non cresce sei nei guai. Ma tutti noi sappiamo che oltre un certo livello di benessere materiale, ulteriori acquisizioni materiali non rendono la vita migliore, anzi. Così ci troviamo a praticare un modello economico di crescita ininterrotta, anche se a livello personale nessuno crede nella sua validità».
Che alternativa propone?
«Facciamo l' esempio di un prodotto di estremo successo, che ha cambiato l' approccio di un intero settore, come la Toyota Prius. Quando è uscita la Prius, ero consulente di diverse aziende di Detroit e tutti i top manager che ho interpellato mi diedero la stessa interpretazione: ' E' un prodotto di nicchià. Basavano questa idea sui gruppi di ascolto dei consumatori, a cui veniva chiesto quanto fossero disposti a pagare per un aumento di efficienza nei consumi di carburante ed erano sempre cifre minuscole. Ma le richieste latenti dei consumatori non verranno mai espresse in questi gruppi di ascolto».
E quindi?
«Le aziende non possono limitarsi a farsi trainare dai gusti dei consumatori, devono anche avere una funzione educativa. E' ampiamente dimostrato che i prodotti ecologicamente virtuosi diventano in breve prodotti trainanti, anche se nessuno li aveva chiesti prima. Così è successo con la Prius. Toyota non l' ha prodotta per andar dietro ai gruppi di ascolto, ma perché era convinta che le auto andassero ripensate. E ha fatto centro».
Altri esempi?
«Nike ha inventato la linea Considered per merito di due donne molto impegnate, convinte che produrre scarpe biodegradabili e senza adesivi tossici sia un bene anche per gli atleti, non solo per l' ambiente. Nel giro di 5 anni hanno conquistato tutti i migliori designer dell' azienda, creato una borsa del cotone biologico perché non riuscivano a trovarne abbastanza sul mercato e rivoluzionato tutti i modelli di produzione».
Perché l' ha chiamata Rivoluzione Necessaria?
«Nello stesso spirito di rivoluzione industriale. Quando ho avviato questo network, dieci anni fa, i manager che aderivano erano veramente una piccola banda di radicali, anche se si trattava di top manager. Ora è una categoria relativamente diffusa, che agisce in quasi tutte le grandi aziende e ne influenza i modelli di business. E' una nuova rivoluzione industriale, che avrà ricadute altrettanto importanti».

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