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12 ottobre 2009

Il caro-bolletta e l'illusione del prezzo bloccato

L'Italia ha le bollette più salate d'Europa. Gli italiani, secondo l'ultimo rapporto dell'Ocse sul mercato dell'energia comunitario, pagano l'elettricità cinque volte più dei francesi - 200 euro al megawattora contro 40 - e molto più che in Irlanda, il secondo Paese più caro, dove il costo medio di un megawattora è pari a poco più di 120 euro. Questo divario, sostiene l'Ocse, riflette non solo le differenze nei costi di generazione dell'elettricità, dovuti al tipo di combustibile utilizzato (in Italia prevalentemente il gas, in Francia il nucleare), ma anche "la mancanza di concorrenza e di integrazione nel mercato europeo dell'elettricità, che intralcia l'esportazione dai Paesi a basso costo a quelli ad alto costo", oltre alle notevole disparità fiscali. Il divario sui costi di generazione emerge non solo con un Paese dominato dal nulceare come la Francia, ma anche con Norvegia e Austria, che pagano l'elettricità meno di 50 euro per megawattora senza il nucleare, approfittando di risorse naturali abbondanti: il petrolio del Mare del Nord e l'idroelettrico. L'energia atomica sarà invece utile, avverte l'Ocse, per ridurre le emissioni di anidride carbonica, che presto diventeranno un costo aggiuntivo. Per l'organizzazione parigina, la liberalizzazione del mercato europeo dell'energia dovrebbe essere rafforzata, anche chiedendo ai singoli Paesi la separazione completa della proprietà per le reti di trasporto dell'energia, non solamente nell'elettricità (dove l'Italia è già in linea) ma anche nel metano, tema caro al presidente dell'Authority Sandro Ortis, che si batte da anni per la separazione di Snam Rete Gas dall'Eni. Il caro-energia è particolarmente penalizzante per le aziende esportatrici, che devono competere in Europa e nel mondo con concorrenti che producono a costi più bassi. Ma anche per le famiglie che non si rassegnano a pagare bollette salate, ora è possibile fare shopping tra i vari gestori. Bisogna fare attenzione, però, a non cadere dalla padella nella brace. In Italia, fare shopping quando il prezzo del petrolio è alto non conviene, perché nel nostro mercato l'elettricità si produce principalmente bruciando gas e il prezzo del gas è ancora strettamente legato a quello del petrolio. Per poter beneficiare delle migliori tariffe sul mercato, i contratti di fornitura avrebbero dovuto essere firmati la scorsa primavera, tra febbraio e maggio. Rispetto a febbraio, per esempio, i prezzi dell'energia sul mercato libero sono più alti del 13% e del 10% per l'acquisto di metano. Non solo. E' probabile – se la ripresa economica procederà come si spera – che nei primi mesi del 2010 i prezzi salgano ancora, seguendo la curva del petrolio, che è passato da un valore medio sotto i 40 dollari al barile a febbraio, agli attuali 70. In ogni caso oggi i prezzi, pur in risalita in confronto ai minimi della primavera, sono ancora mediamente più bassi del 2-3% rispetto al 2008. Per le piccole e medie imprese, l'acquisto dell'energia non è un compito facile: la chiusura di un contratto vantaggioso è una scommessa contro il tempo, bisogna ragionare attentamente su quelli che potrebbero essere i fabbisogni, sul tasso di cambio euro-dollaro e sugli scenari futuri delle materie prime. Lo stesso vale anche per le famiglie, che prima di accedere alle varie offerte lanciate sul mercato un po' da tutti i grandi operatori, da Enel a Edison, da Eni a Sorgenia, dovrebbero fare mente locale sul fatto che le aziende di vendita non regalano nulla e se si vuole risparmiare è essenziale conoscere il mercato e scegliere il momento giusto per cambiare contratto. Chi ha approfittato dei prezzi bloccati offerti dagli operatori all'inizio di quest'anno, ad esempio, ha fatto un affare, ma accettare oggi la stessa offerta non sarebbe altrettanto vantaggioso.

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