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6 marzo 2010

Patrick Moore: da Greenpeace all'atomo

"All'inizio degli Anni '70, quando ho contribuito a fondare Greenpeace, credevo che l'energia atomica fosse sinonimo di olocausto nucleare. E così la pensavano i miei compagni. Ora, a distanza di trent'anni, il mio punto di vista è cambiato e ritengo che tutti i militanti del movimento ambientalista dovrebbero aggiornare il loro. Perché il nucleare potrebbe essere la sola fonte energetica in grado di salvare il nostro pianeta dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici". Patrick Moore, che negli anni Settanta e Ottanta fece di Greenpeace il riferimento mondiale del movimento ambientalista e poi saltò il fosso, passando dalla parte dei fautori dell'atomo, è il capostipite di una specie nuova: quella del "verde nuclearista" che va dall'inventore della teoria di Gaia, James Lovelock, fino al promotore del casalingo referendum italiano dell'87, Chicco Testa. Moore e Testa, infatti, si sono dati appuntamento la settimana scorsa a Roma per la prima uscita pubblica da sinistra in favore del ritorno italiano al nucleare.
Perché ha cambiato idea?
"Pensavamo all'atomo come alla fine dell'umanità. Una paura che nel '79 si è avverata con l'incidente nucleare dell'impianto di Three Mile Island, in Pennsylvania. Ma a ben guardare, quella è una storia di successo: le strutture di cemento dell'impianto hanno impedito qualsiasi fuga di radiazioni, sia all'interno che all'esterno. Non ci sono stati morti nè feriti, fra gli operai come fra gli abitanti della zona. E l'ambiente non ha subito alcun danno. In 50 anni di utilizzo di questa fonte energetica, in Nord America non c'è mai stato alcun problema vero. Proviamo a confrontare questo dato con i danni all'ambiente e alle persone causati in 50 anni dal carbone o dal petrolio".
E Chernobyl?
"Chernobyl è frutto della grave irresponsabilità e della pessima qualità tecnica prodotta da un sistema ormai in decomposizione come quello sovietico, che infatti dopo tre anni si è sfaldato. Comunque anche un disastro come Chernobyl non è niente al confronto dei 5mila minatori che muoiono ogni anno nel mondo".
Quindi vede con favore la nuova svolta dell'amministrazione Obama?
"Il presidente Obama ha espresso un concetto molto importante: basterà una delle prime due centrali che verranno costruite in Georgia per tagliare 16 milioni di tonnellate all'anno di CO2 rispetto a un impianto equivalente a carbone, è come togliere 3,5 milioni di veicoli dalle strade. Il nucleare può fornirci già oggi tutta l'energia elettrica di cui abbiamo bisogno senza danneggiare l'ambiente. Negli Usa, il 20% del fabbisogno elettrico è assicurato da 103 reattori nucleari e l'80% delle persone che vivono nel raggio di 10 chilometri dicono di non avere alcuna preoccupazione".
E perché non possiamo andare avanti con i combustibili fossili?
"Le oltre 600 centrali elettriche a carbone americane producono il 36% di tutte le emissioni di CO2 negli Usa, il 10% delle emissioni mondiali. E' questa la prima causa dell'effetto serra e dei cambiamenti climatici. Quanto al petrolio e al gas naturale, oltre a inquinare sono già oggi troppo costosi e lo diventeranno sempre di più".
Ma non è meglio puntare su eolico e fotovoltaico?
"Non scherziamo. Gli impianti eolici e fotovoltaici non forniscono neanche l'1% dell'energia elettrica mondiale, sono costosissimi e offrono un'erogazione intermittente e scarsamente prevedibile. Al momento attuale non possono certamente essere considerati un'alternativa alle fonti fossili. Il 99% dell'elettricità pulita nel mondo viene prodotta da centrali nucleari e idroelettriche".
E lo smaltimento delle scorie radioattive?
"Se tutta l'elettricità che serve per l'intera esistenza di un individuo venisse dall'energia atomica, le tanto temute scorie starebbero dentro una lattina di Coca-Cola e solo una loro traccia avrebbe una lunga vita radioattiva. Quelle che impropriamente vengono definite scorie sono in realtà, per la gran parte, combustibili nucleari che contengono ancora energia e dopo essere stati utilizzati per un ciclo possono essere riciclati e riutilizzati".
E quel che resta alla fine del riciclo?
"Dev'essere conservato come un'importante risorsa per il futuro. Le ricerche per arrivare ai reattori autofertilizzanti, che riutilizzano tutto il combustibile producendone addirittura di nuovo, sono a buon punto e quando saranno concluse, anche quei residui radioattivi ci torneranno utili. Del resto già oggi gli Stati Uniti stanno riutilizzando per usi civili 12.000 testate nucleari acquistate dall'ex Unione Sovietica. E ne riutilizzeranno molte di più negli anni a venire".

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