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15 luglio 2010

Archimede, fase due: chi c'è dietro al sole di notte

Questa dev'essere la volta buona. Archimede, la prima centrale solare italiana a concentrazione, è stata inaugurata ieri a Priolo alla presenza del numero uno dell'Enel, Fulvio Conti, e del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Ma non è la prima volta. Il primo avvio ufficiale fu celebrato in gran pompa il 19 maggio 2004, alla presenza del suo inventore, Carlo Rubbia, allora presidente dell'Enea, l'ente che grazie a lui detiene il brevetto di questa tecnologia innovativa. Da allora ad oggi l'impianto non ha funzionato, da un lato perché non era ancora perfettamente a punto, dall'altro perché non erano ancora entrati in vigore gli incentivi statali che lo rendono remunerativo. Ora gli incentivi ci sono e Archimede può partire.


La sua particolarità risiede nella capacità di raccogliere e conservare per molte ore l’energia termica del sole per generare energia elettrica anche di notte o quando il cielo è coperto. Grandi impianti solari termodinamici a concentrazione sono già in funzione con successo, in particolare in Spagna e Stati Uniti, ma l'invenzione sviluppata dal fisico italiano durante la sua presidenza dell'Enea ha dato una marcia in più a questo tipo di fonte rinnovabile. Rispetto al metodo "tradizionale" che usa lunghe file di specchi a parabola per concentrare il calore del sole su un tubo dove scorre olio sintetico, la centrale Enel utilizza i sali fusi come fluido termovettore al posto dell'olio. Questi sali raggiungono infatti temperature molto più elevate (550 gradi anziché 400), permettendo all'impianto di restare in funzione quasi a ciclo continuo, senza doversi fermare nelle ore di buio o in caso di nuvole.



Ma le altissime temperature, che presentano grandi vantaggi, hanno dato anche parecchi grattacapi ai tecnici che dovevano realizzare l'impianto. Per questo dietro ad Archimede non c'è solo l'Enea, ma anche l'azienda umbra che produce i tubi di scorrimento dei sali fusi e detiene il brevetto insieme all'Enea. Gianluigi Angelantoni, amministratore delegato dell'omonimo gruppo, crede moltissimo in questa nuova tecnologia. E anche Siemens, che ha appena acquisito il 45% di Archimede Solar Energy, la società del gruppo che si occupa di solare termodinamico. "Con il nuovo stabilimento, che abbiamo appena inaugurato, sforneremo centomila tubi all'anno, adatti sia per i circuiti a olio sintetico che arriva a 350 gradi, sia per scaldare sali fusi fino a 550 gradi", spiega Angelantoni, che ne ha già prodotte alcune migliaia in uno stabilimento più piccolo.


"Già nel 2012 il fatturato generato dal solare termodinamico andrà a superare quello che fatturiamo oggi nel nostro business tradizionale", precisa Angelantoni. Laddove il suo "business tradizionale", del resto, non è nient'altro che la premessa per questo exploit. L'azienda di Massa Martana produce già da decenni macchine estremamente innovative: è tra le imprese leader nel campo dei simulatori per i test e delle apparecchiature biomedicali a basse temperature. Con le sue camere di simulazione ambientale e spaziale, i banchi di collaudo e i sistemi di vibrazione elettrodinamici, serve l'industria automobilistica, aerospaziale, elettronica e della difesa in Italia, Francia, Germania, Cina e India. Non a caso l'8% del fatturato nella sede centrale è dedicato alla ricerca. E questo sforzo innovativo rappresenta un traino non indifferente per tutto il distretto, dove diverse imprese sono state coinvolte nel progetto Archimede. "L'energia solare e fotovoltaica ha enormi prospettive di sviluppo e noi vogliamo essere al centro di questo processo, che potrebbe portare l'Italia all'avanguardia in un campo dove siamo ancora molto indietro", sostiene Angelantoni. La sua azienda, infatti, non è impegnata solo nel solare termodinamico, ma produce anche macchine per fare celle fotovoltaiche a film sottile, un'altra nuova frontiera del solare. "Abbiamo realizzato una linea completa di produzione, lunga 130 metri, per Arendi del gruppo Marcegaglia, la società che produce per prima in Italia moduli al tellururo di cadmio", una tecnologia molto innovativa - sviluppata da Nicola Romeo, docente di Fisica all'università di Parma - che punta a fare a meno del silicio.

"Se vogliamo innovare, in questo Paese - commenta Angelantoni - dobbiamo dare più soldi ai ricercatori, nelle università e negli istituti di ricerca. Poi ci vorrebbe anche un miglior rapporto delle università con le imprese, ma il problema fondamentale sono i mezzi finanziari alla ricerca di base, che mancano". In pratica, i suoi tubi rappresentano l'anima delle grandi centrali solari a concentrazione, dov'è cruciale l'immagazzinamento del calore, per continuare a produrre energia anche con diversi giorni di tempo coperto: nei sistemi utilizzati fino ad oggi, i grandi specchi parabolici concentrano il calore su un tubo sottovuoto dove scorre olio sintetico, che a sua volta deve scaldare con uno scambiatore di calore un grande serbatoio pieno di sali fusi. Nelle centrali di nuova generazione, come Archimede, tutto il circuito è pieno di sali fusi, che raggiungono temperature impossibili per l'olio sintetico e non hanno bisogno dello scambiatore. Angelantoni si muove su un confine oltre il quale fino ad oggi non è andato nessuno: i suoi tubi, spalmati internamente di un coating chiamato Cermet, sono gli unici al mondo capaci di contenere un fluido a temperature così elevate. Questa tecnologia nuova migliora molto l'efficienza del solare termodinamico, tanto che Angelantoni ha già ricevuto diverse ordinazioni, soprattutto dall'Estremo Oriente. Il mercato, infatti, è in piena esplosione, con 12 centrali in costruzione in Spagna e decine di altre in tutto il mondo, dall'India agli Stati Uniti.


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