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16 gennaio 2006

La via del Qatar parte da Firenze

Ras Laffan è un vasto agglomerato industriale affacciato sul Golfo Persico, che si estende per più di cento chilometri quadrati sul deserto piatto del Qatar: da qui viene convogliata verso l' Occidente affamato di metano tutta la produzione del gigantesco North Gas Field, un giacimento che contiene il 20% delle riserve mondiali non associate a campi petroliferi. Ed è qui che si gioca il futuro di un gioiello dell' industria italiana, l' ex Nuovo Pignone, oggi diventato la testa della divisione Oil & Gas di General Electric. «Abbiamo appena firmato un contratto da 200 milioni di dollari con Ras Gas, joint venture tra Exxon Mobil e Qatar Petroleum, per partecipare alla realizzazione del più grande impianto esistente al mondo di liquefazione del gas» spiega il catalano Claudi Santiago, vicepresidente di GE e capo della divisione Oil & Gas del colosso americano, basato a Firenze. Il progetto, che comporta la fornitura di 22 mega-turbine e consacra la leadership mondiale dell' ex Nuovo Pignone nel campo del gas naturale liquefatto, «rappresenta una pietra miliare nella storia di questo settore, fissando nuovi standard per le economie di scala possibili». In un comparto che cresce già di per sé a ritmi esponenziali, battere dei record non è facile. Gli analisti si attendono un raddoppio abbondante del settore nel giro dei prossimi dieci anni, dalla produzione attuale di 145 milioni di tonnellate annue a oltre 370 milioni. Solo a Ras Laffan, le esportazioni raggiungeranno i 77 milioni di tonnellate all' anno nel 2009, secondo le previsioni, dalle 10 tonnellate attuali. «Il boom del gas naturale liquefatto deriva dai prezzi esorbitanti del petrolio e dall' esigenza di diversificare gli approvvigionamenti. L' utilizzo del metano liquido consente di emancipare il mercato del gas dalla schiavitù dei gasdotti. Per questo la produzione liquefatta cresce molto di più della produzione trasmessa per gasdotto. Nel contempo, i costi di liquefazione e rigassificazione si riducono rapidamente, grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più raffinate, come le nostre» spiega Santiago. Dal quartier generale di Firenze i tecnici dell' ex Nuovo Pignone controllano via satellite e assicurano il corretto funzionamento di un terzo del mercato internazionale dell' energia collegato all' estrazione di idrocarburi. In dieci anni di privatizzazione, da quando l' Eni l' ha venduta agli americani, il fatturato dell' azienda è quadruplicato, superando i 4 miliardi di dollari. «Il segreto del successo? Investire negli uomini e nelle tecnologie, senza mai smettere di cavalcare la globalizzazione - commenta Santiago -. I 5.600 dipendenti - precisa Santiago, nato e cresciuto a Barcellona, entrato nei servizi informatici di GE fresco di laurea nell' 80 per arrivare a guidare il marketing globale nella sede di Rockville, in Maryland, prima di trasferirsi in Italia a occuparsi di energia - sono basati per la maggior parte in Italia, ma vengono da 80 Paesi diversi: in questo modo, possiamo sempre parlare il linguaggio dei nostri clienti. Una premessa molto importante per un' azienda che esporta il 90% della propria produzione». E poi c' è la leadership tecnologica: nel triennio appena trascorso, GE ha investito 250 milioni di dollari per la ricerca nella divisione Oil & Gas, di cui 85 solo nel 2005. «Il Nuovo Pignone - conclude Santiago - ha saputo conquistare la leadership internazionale nella tecnologia di liquefazione del metano a basse temperature e poi di rigassificazione nei porti di destinazione. Questo ci ha consentito di abbattere i costi di lavorazione in maniera importante, rivoluzionando il mercato a tutto vantaggio degli utenti finali». Da qui, la commessa in Qatar. E, se l' Eni si butterà come dice nel business del gas liquido, anche i vecchi padroni dovranno rivolgersi agli ingegneri di Firenze.

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