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30 giugno 2008

Scajola mette in orbita il partito dell'atomo

Sei mesi per definire la strategia energetica nazionale, con l' obiettivo di diversificare le fonti, rilanciare il nucleare, facilitare la costruzione di rigassificatori, limitare il ricorso alle importazioni, promuovere la sicurezza, l' efficienza e la sostenibilità ambientale. Al termine del processo, Claudio Scajola e Stefania Prestigiacomo convocheranno una conferenza nazionale energia-ambiente. Ma chi dovrebbe gettare le basi di questo impianto? La politica energetica italiana finora è stata disegnata da un minuscolo drappello di professionisti, riuniti nella Direzione Generale Energia, all' interno del Dipartimento Competitività del ministero dello Sviluppo Economico e guidati da Sara Romano dall' inizio dell' anno scorso. Un' unità battagliera, ma debole, assillata da sempre dalla carenza di personale e dalla scarsa capacità di spesa. E i compiti futuri della direzione, che non riporta nemmeno direttamente al ministro, già fanno tremare le vene ai polsi dei suoi componenti. Da qui la decisione di Scajola di rivoluzionare tutto il ministero, elevando l' Energia da Direzione generale a Dipartimento, da aggiungersi agli altri tre su Competitività, Regolazione del Mercato e Politiche di Sviluppo. «La politica energetica è un aspetto chiave per la competitività e la sicurezza di un Paese, tanto che negli Stati Uniti c' è addirittura un ministero dedicato», commenta Guido Possa, senatore di Forza Italia e consigliere in tema di energia molto ascoltato non solo dallo stesso Scajola, ma anche da Silvio Berlusconi, di cui è amico d' infanzia. Possa, esperto in materia di controllo e sicurezza dei reattori (che ha insegnato al Politecnico di Milano) e da sempre portabandiera del ritorno al nucleare ed è convinto che la scelta politica del governo vada riempita di uomini e di contenuti in tempi brevi, se non si vuole perdere il treno della rinascita dell' atomo a livello internazionale. «Per rimettere in piedi tutto l' impianto normativo e di sicurezza ci vorranno mesi di lavoro a tempo pieno di una task force dedicata all' interno del ministero. Bisogna ridisegnare un' Authority che si occupi solo di questo, con uno staff di 4-500 persone, non le 40-50 che l' Apat dedicava a questa materia. Ai cittadini deve essere garantito il massimo dell' informazione e della sicurezza, se si vuole operare una scelta bipartisan. E non c' è altro modo per fare il nucleare, se non trovare un consenso nazionale, perché un piano strategico di 8-10 centrali che dura sessant' anni non si può certo rimettere in discussione a ogni cambio di governo». Sicurezza e trasparenza è appunto quello che dovrà fornire il nuovo Dipartimento Energia. La ristrutturazione è in via di stesura in un Dpcm che dovrebbe essere pronto in tempi brevi: comprenderà anche l' integrazione delle competenze sulle comunicazioni e il commercio estero, fino alla passata legislatura affidate a due ministeri separati. «L' energia è il banco di prova del governo», fa notare Sergio Garribba, predecessore di Sara Romano e ora consulente di Scajola. Garribba, che ha insegnato «impianti nucleari» al Politecnico di Milano, è uno dei nomi che girano per la guida del nuovo dipartimento. «Il ministero - aggiunge - deve diventare una macchina compatta per affrontare questa sfida». Nel piano di sviluppo collegato alla finanziaria 2009, il governo è delegato a emanare i decreti con i criteri per la localizzazione degli impianti e dei sistemi di stoccaggio delle scorie, oltre alle misure di compensazione per le popolazioni interessate. Tra i principi generali della delega c' è già la possibilità di dichiarare i siti aree d' interesse strategico nazionale. Non sfugge a nessuno che la realizzazione di un piano nucleare esiga di ricondurre al centro il potere strategico e decisionale, ora delegato in gran parte agli enti locali. «E' un problema che va risolto», sostiene Fulvio Conti ormai da mesi. Ma su questo aspetto cruciale il governo resta molto prudente. * * * La parabola delle centrali in Italia 1 gennaio 1964 Diventa operativa la prima centrale a Latina. Seguiranno poi quelle di Garigliano (giugno 1964), Trino Vercellese (gennaio 1965) e Caorso (dicembre 1981). 26 aprile 1986 Esplode il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl da cui fuoriesce una nube radioattiva che contamina buona parte d' Europa, Italia compresa. Oltre 300 mila gli evacuati. 8 novembre 1987 Referendum contro il nucleare in Italia. I «sì» stravincono con l' 80,6% dei voti. Il referendum vieta anche la partecipazione dell' Italia alla realizzazione di impianti all' estero. 17 febbraio 2005 Enel rientra nell' atomo comprando l' utility slovacca Slovenske Elektrarne e il 30 maggio 2005 sigla l' accordo con Edf per partecipare alla costruzione dell' Epr. 15 maggio 2008 Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nelle dichiarazioni programmatiche al Senato definisce il nucleare una «scelta indispensabile» per l' Italia.

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