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23 ottobre 2008

L'Orso non gioca a risiko

Il tracollo dei mercati rischia di spazzare via il risiko delle utilities. Solo A2A e Asm Brescia hanno fatto in tempo a convolare a nozze prima della bufera, anche se continuano a vivere da separate in casa. Tutte le altre, da Genova a Bologna, da Roma a Trieste, sono rimaste con il cerino in mano. A Genova, il sindaco Marta Vincenzi ha appena messo un punto finale a un processo di aggregazione che andava avanti da mesi con difficoltà: «Il comune di Genova non ritiene che il tentativo di aggregazione tra Iride, Hera ed Enìa debba protrarre tavoli di lavoro che fino a oggi non hanno prodotto alcun risultato». Il problema, oltre che politico/strategico è finanziario. Il valore dei concambi spesso viene considerato ingiusto dall' una o dall' altra parte, come nel caso di Marta Vincenzi, secondo cui la maggiore capitalizzazione di Hera non giustifica un concambio ritenuto troppo sfavorevole. «Il vero tema - sostiene Vincenzi - è quello del concambio, che non è slegato dal tema della governance e del piano industriale», dato che un rapporto di cambio sfavorevole «segna ricadute sui bilanci comunali». Più chiaro di così. In realtà lo stop del Comune non spaventa più di tanto il presidente dell' utility genovese, Roberto Bazzano, che ha continuato a trattare con i presidenti di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, e di Enìa, Andrea Allodi, ma è un fatto che le scadenze elettorali di Bologna e Reggio Emilia impongono tempi molto stretti. A meno che non si voglia procedere ad alleanze parziali, fra Enìa e Hera o fra Enìa e Iride. Il presidente di Enìa, Andrea Allodi, ha sostenuto che tutte le ipotesi «sono aperte». Ma con questo ritmo si rischia di rimandare il tutto alla primavera inoltrata, dopo l' insediamento dei nuovi sindaci. Con la fusione Gdf-Suez, nel frattempo, Acea è uscita dalla scena del risiko delle utilities, ma è attesa la definizione dell' intesa con il nuovo colosso post fusione. L' ipotesi più gettonata è la creazione di una holding controllata dai romani, che a sua volta deterrebbe tre società: produzione e vendita in mano al gruppo franco-belga, reti in mano ad Acea. Sempre che il neo sindaco di Roma Gianni Alemanno non decida di cavalcare l' onda liberista, cedendo una parte del proprio 51% a GdfSuez, che già controlla l' 8,6% dell' utility, anche considerando il debito di 8 miliardi di euro che grava sulle casse del comune. Sull' onda di questa eventualità, Acea è una delle poche azioni a rimanere a galla a Piazza Affari. Sembra accantonato anche il progetto del grande polo del Nord Est, malgrado gli sforzi del presidente di Ascopiave, Gildo Salton. Ma non per questo regna l' immobilismo. Anzi, proprio la necessità di trovare soluzioni alternative sta portando soprattutto le società più piccole (e vulnerabili) ad attivarsi sul fronte partnership e acquisizioni. Agsm Verona vuole trovare un alleato nella vendita di elettricità e gas, al quale cedere una quota di minoranza di Agsm Energia. Così il presidente Gian Paolo Sardos Albertini ha rilanciato l' idea della partnership, citando tra i candidati i nomi di A2A e della tedesca E.on, ma anche quello «della controllata italiana dei francesi di Gaz de France», Italcogim Energie. A Venezia, invece, oltre alle partnership si pensa anche alla Borsa. L' amministratore delegato di Veritas, Andrea Razzini, l' ha proposta ai soci e il consiglio di amministrazione avrebbe già preso contatti con Ubm (gruppo Unicredit) quale possibile candidato al ruolo di global coordinator dell' Ipo. Il progetto è però a uno stadio embrionale e la crisi dei mercati non aiuta. Spostandosi ancora più a Est, la Iris di Gorizia è corteggiata sia da AcegasAps (Trieste-Padova) che da Amga Udine, ma ha deciso di indire un bando internazionale per il settore energia, che può contare su circa 50 mila clienti. Così tra i due litiganti rischia di vincere qualche colosso nazionale o internazionale, con tempi che, a questo punto, verranno dilatati non poco. La tedesca E.on, in primis, già forte nella vendita in Italia e ora rafforzatasi notevolmente nella produzione, grazie all' acquisto degli asset della ex Endesa Italia. Una soluzione che certamente non piacerà ai vertici di AcegasAps e Amga, che avevano già reso pubbliche le loro offerte, da 100 e 92 milioni.

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