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28 maggio 2009

Dalle micro-pale ai giganti offshore

Investimenti in crescita e tecnologia in piena evoluzione fanno dell'eolico una palestra per gli innovatori. E alcune promesse, come quella del mini-eolico o dell'eolico offshore, si stanno già realizzando. L’eolico di piccola taglia è in grande crescita in Italia, anche perché dall'inizio di quest'anno gli è stato esteso un meccanismo di incentivazione simile al conto energia fotovoltaico. Si tratta di una fonte meno remunerativa dell'eolico di taglia normale, ma molto adatta a essere inserita nell'ecosistema economico della generazione distribuita, quel segmento della produzione di energia rinnovabile "fatta in casa" e sempre più integrata nella costruzione degli edifici. Il movimento, per la verità, è iniziato prima degli incentivi: esistono già diversi produttori, come Ionica Impianti, Terom, Bluminipower, Siper, Ropatec e Tozzi Nord, che sfornano pale di piccola taglia, per ora sfruttate soprattutto per dare corrente ai rifugi di montagna o alle barche a vela, ma usate anche nelle zone agricole. L'eolico offshore, invece, in Italia non decolla, mentre i progetti si moltiplicano nei mari del Nord. Qui i mulini che girano davanti alle coste sono ormai una presenza industriale consolidata. Anzi, sta cominciando ad affermarsi anche l'idea di piantarli in mare aperto, un'evoluzione che consentirebbe di sfruttare venti più potenti. Già da alcuni mesi, ad esempio, è entrata a regime al largo della costa olandese la Princess Amalia Wind Farm: con le sue 60 turbine da 2 MW ciascuna, è la più grande centrale eolica offshore mai realizzata nel mondo oltre il limite delle 12 miglia che segnano le acque territoriali, ma anche la più lontana dalla terra ferma e quella installata alla maggiore profondità. La mega-centrale è gestita da Econcern, gruppo internazionale con sede centrale nei Paesi Bassi, insieme a Eneco, una delle tre maggiori utilities olandesi, che si sta riposizionando nella produzione di rinnovabili. Attraverso la sua controllata Evelop, la holding olandese partecipa anche in altri due progetti analoghi, quello di Scira, con una capacità di 315 MW nelle acque territoriali britanniche e quello di Belwind da 330 Mw al largo della costa belga. Oggi l'installazione offshore costa il doppio di quelle sulla terraferma, ma il mare è un territorio di frontiera, nel quale i costi sembrano destinati a calare rapidamente. Nell'area compresa tra la penisola scandinava, la Gran Bretagna e l'Europa continentale, gli esperti hanno già sviluppato generatori che utilizzano la forza delle onde o delle maree, come quelli attivi a Saint Malo in Francia (240 Mw) o a Murmansk in Russia (400 Mw), che potrebbero essere abbinati alle windfarm. E c'è chi pensa di moltiplicare la potenza installata aumentando la dimensione delle pale. Un primo esempio è Beatrice, prototipo record di turbina da 6 MW di potenza, con un diametro di 126 metri e un mozzo alto 95, realizzata dal colosso tedesco dell'eolico Repower e installata al largo delle coste scozzesi, in un campo petrolifero chiamato appunto Beatrice. È il primo esemplare del programma europeo Downvind, che punta a combinare le tecnologie di sostegno delle piattaforme petrolifere con le turbine, consentendo così di sfruttare anche i fondali più profondi, dove i generatori sollevano meno obiezioni e producono meglio. Queste sono tecnologie che potrebbero essere sfruttate molto bene lungo le coste italiane, dove la profondità dei fondali è maggiore rispetto alle coste olandesi. Ma per ora da noi non si muove quasi nulla. Il progetto in joint venture fra Enel e il gruppo Moncada di installare 115 aerogeneratori nelle acque del Golfo di Gela, con una potenza complessiva tra i 345 e i 575 MW e un investimento previsto di 500 milioni di euro, ha già ricevuto il pollice verso sia dal Comune di Gela che da Licata e Vittoria. Il Molise, dopo la fiera opposizione al parco da 162 MW della milanese Effeventi, si oppone ora anche al progetto della romagnola Trevi Energy, che vorrebbe realizzare 150 MW eolici al largo di Campomarino. Proprio in relazione al progetto di Effeventi, che ha già ottenuto da tempo la Via dei ministeri competenti, il governo ha impugnato per illegittimità costituzionale la legge regionale del Molise e ha ribadito che le competenze in materia di eolico offshore sono dello Stato. Resta il fatto che di eolico offshore, per ora, in Italia non si vede l'ombra.

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