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22 maggio 2009

I mulini a vento battono la crisi

La forza del vento batte la crisi. Tra le fonti rinnovabili, l’energia eolica è quella che risponde meglio alle aspettative di sviluppo, andando oltre le stesse previsioni di crescita del settore. È avvenuto, ad esempio, negli Stati Uniti, dove nel 2008 sono stati installati 8.358 nuovi MW eolici, portando il totale della potenza del vento a 25.170 MW: un risultato ben superiore alle stime formulate dall’American Wind Energy Association e che vale il primato nel mondo, appartenuto fino al 2006 alla Germania. In realtà, un po’ ovunque durante il 2008 si è assistito a una crescita poderosa delle installazioni eoliche, che continua anche nel primo semestre 2009. Il motivo è molto semplice: l'eolico è l'unica fonte rinnovabile già competitiva con i costi di produzione delle fonti fossili, anche senza incentivi statali. E quindi installare un campo eolico è un investimento remunerativo quasi quanto costruire una centrale a gas, ma molto meno dipendente dalla volatilità del prezzo del combustibile. Oltre a essere una fonte di energia pulita, insomma, il vento è anche un buon affare.Non a caso, nell’Unione Europea l’eolico già copre il 4,2% della domanda elettrica e nel 2008 è cresciuto del 15% (a 64.948 MW), più di tutte le altre fonti energetiche, inclusi gas, carbone e nucleare. E se alcuni Paesi, come Germania e Spagna, hanno rallentato il loro tasso di crescita per il taglio degli incentivi, altri - come Francia e Gran Bretagna - hanno decisamente accelerato, portando a ben oltre i 3.000 MW installati la loro potenza eolica complessiva. Ancora meglio ha fatto l’Italia, che nel 2008 ha aggiunto 1.010 MW alla propria capacità eolica, portandosi a un totale di 3.736 MW, che consolida il suo terzo posto nello scenario europeo. La corsa all'eolico identifica il comparto come uno dei pochi mercati rimasti indenni nell'attuale tempesta economica e finanziaria, anche sotto il profilo occupazionale. Grazie all'eolico, nell’Unione Europea sono stati creati oltre 12mila posti di lavoro all'anno negli ultimi cinque anni e il previsto sviluppo del settore consentirà il raddoppio in pochi anni, passando da 154.000 posti di lavoro del 2007 a 325.000 nel 2020.A fronte di questi dati, che si aggiungono a quelli altrettanto incoraggianti provenienti dall'Asia, si rafforza la credibilità delle previsioni che assegnano per i prossimi anni contributi decisivi alla fonte eolica nella transizione energetica che si sta preparando. Secondo l’ultimo rapporto fornito dal Global Wind Energy Council, esistono tutte le condizioni per ritenere che l’eolico possa coprire il 12% del fabbisogno di energia elettrica mondiale entro il 2020. La rapidità con cui si sta sviluppando l’eolico mette in crisi le valutazioni molto più prudenti assunte da organismi internazionali autorevoli, tra cui l’International Energy Agency, che è stata criticata proprio per la sua sottovalutazione di questa fonte: basti pensare che, nel 2002, la Iea aveva previsto l'eolico a 104 GW nel 2020, quota già raggiunta nel 2008, con 12 anni di anticipo. In materia di eolico, insomma, si sta dimostrando azzardato fare previsioni, perché la realtà del mercato ha già più volte superato l'immaginazione degli esperti e degli stessi operatori, malgrado le diffuse resistenze autorizzative in nome dell'estetica del paesaggio. “In Italia – spiega Simone Togni, segretario generale dell'Anev - la crescita dell'eolico è bloccata da quasi quattro anni in Sardegna, considerata l'area con il migliore potenziale eolico d'Europa. E anche le altre regioni più ventose, dalla Sicilia alle Marche, dall'Abruzzo alla Calabria, lungo tutta la dorsale appenninica, vanno avanti a singhiozzo”. Tanto è vero che l'Italia ormai è un'esportatrice netta di aerogeneratori: nel suo impianto di Taranto, Vestas Italia ne produce più di quelli che riesca a installare sul territorio nazionale. In complesso, malgrado la corsa furiosa alle nuove installazioni, il terzo posto dell'Italia in Europa è molto distaccato dai due Paesi che la precedono: la Germania mantiene il primato con 24mila MW installati e la Spagna la segue con 17mila, contro i 3.700 MW dell'Italia. Le potenzialità del nostro Paese nello sfruttamento della forza del vento, quindi, restano molto elevate.

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