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20 settembre 2010

Le fonti rinnovabili vanno in Borsa con Enel Green Power

La più grande Ipo europea dal 2007 è sulla rampa di lancio: Enel Green Power, braccio "verde" di Enel nelle fonti rinnovabili, approderà in Piazza Affari e alla Bolsa di Madrid a metà ottobre, prevedibilmente il 18. "Sono convinto che l'operazione sarà un successo: Enel Green Power piacerà agli investitori istituzionali e ai risparmiatori", confida Fulvio Conti, numero uno di Enel. Anche se ottobre non è il mese ideale per le matricole e la volatilità dei mercati non lascia prevedere nulla di buono, i vertici del gruppo elettrico hanno deciso di fare in fretta. L'8 settembre c'è stata la presentazione agli analisti del consorzio di banche che seguiranno l'operazione e la settimana scorsa è stata completata l'integrazione del prospetto: il collocamento dovrebbe essere suddiviso tra un 80-85% agli istituzionali e un 15% al retail - i piccoli risparmiatori italiani e spagnoli - che potrebbe anche salire al 20%, in caso di una domanda molto elevata. Di collocamento privato a un fondo sovrano per ora non si parla più, ma non è escluso l'ingresso di un socio importante: "Tra qualche settimana avremo un quadro completo", commenta Francesco Starace, amministratore delegato di Enel Green Power.

A suo favore pesano i numeri. Il valore stimato di Enel Green Power si aggira fra i 12 e i 14 miliardi, con 2,9 miliardi di debito, un fatturato pro-forma 2009 pari a 2.109 milioni di euro e un margine operativo lordo pari a 1.331 milioni. Un colosso. Enel conta di metterne in Borsa il 30% e quindi è prevedibile un incasso di almeno 3 miliardi, ma a seconda del prezzo e delle richieste potrebbe arrivare anche a 4. Poi c'è il confronto con i competitor: "Enel Green Power è prima al mondo per ricavi ed Ebitda e seconda per produzione, in più dispone di progetti di sviluppo nei prossimi cinque anni per oltre 5 miliardi di euro, un piano d'investimenti con ben pochi paragoni al mondo che farà pressoché raddoppiare la capacità produttiva al 2014", spiega Conti. Infine la diversificazione per fonti e per Paesi: "Con impianti in 16 Paesi dell'Europa e delle Americhe, Enel Green Power è attiva in tutte le principali tecnologie rinnovabili, dall'eolico al solare, passando per un esteso parco idroelettrico e geotermico", fa notare Conti.

Il confronto con i competitor anche in questo caso è favorevole: "In un panorama di settore che di solito si basa soprattutto sull'eolico, noi rappresentiamo un'eccezione, con una vasta base nell'idroelettrico e nella geotermia, fonti che danno una redditività altissima e certa, al contrario del vento e del sole", spiega Starace. E non è l'unica eccezione: "Per i nostri investimenti, non andiamo a caccia di incentivi, ma andiamo a cercare le risorse", fa notare Starace, tanto che i due terzi del fatturato di Enel Green Power non dipendono da sussidi statali. Da qui discende la grande versatilità del know-how aziendale, dove troviamo esperti di tutte le fonti verdi interagire fra loro: "Per noi l'innovazione significa cogliere le tecnologie esistenti e combinarle in maniera originale", precisa Starace. Come nel caso delle centrali in Nevada, vicino a Reno, dove gli ingegneri di Enel Green Power puntano all'accoppiamento di fonti geotermiche e solari. Laggiù ne hanno in abbondanza, sia di un tipo che dell'altro. "Gli incentivi statali sono specchietti per le allodole, oggi te li danno e magari l'anno prossimo non te li danno più. E' molto più conveniente cercare di sfruttare le risorse naturali dove ce n'è in abbondanza: l'idroelettrico in Brasile, il vento in Grecia e Portogallo, la geotermia in Utah o in Cile", commenta Starace.

In questa logica, all'Italia cosa resta da offrire? Soprattutto il sole. Non a caso Enel Green Power ha costruito la sua prima centrale solare termodinamica in Sicilia, un esperimento basato su brevetti dell'Enea, da cui ne deriveranno altre più grandi. E ha stretto un accordo con Sharp per installare a Catania la più grande fabbrica italiana di pannelli fotovoltaici. Una mossa molto originale nel settore, dove gli operatori energetici non risalgono mai la filiera fino alla produzione di pannelli. "L'originalità non ci spaventa: la strategia integrata che abbiamo scelto nel fotovoltaico dipende dal modello specifico di questa fonte, l'unica a disposizione dei privati come scelta individuale", argomenta Starace. In altre parole, il singolo non può costruire una centrale a gas e neanche un parco eolico in giardino, ma può sempre scegliere di trasformare il tetto di casa in una centrale fotovoltaica: dietro questo modello potrebbe nascondersi una prospettiva di crescita enorme. "Proprio per questo abbiamo sviluppato un'altra originalità: una rete di 500 installatori di pannelli che operano in franchising sotto il marchio EnelSì". Un approccio unico al mercato retail, che sta avendo molto successo.


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