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15 settembre 2010

Ponte sullo Stretto? Sì, ma elettrico

Altro che ponte sullo Stretto: finalmente è arrivata l'ora del ponte elettrico tra Sicilia e Calabria. Il cavo più invocato d'Italia ha ottenuto il via libera definitivo dal Minambiente e dallo Sviluppo Economico e il cantiere di Terna è già partito per posarlo tra Sorgente e Rizziconi, dalla provincia di Messina a quella di Reggio Calabria. Sarà la più lunga linea elettrica sottomarina in corrente alternata del mondo, con un tratto di 38 chilometri sotto le acque del Tirreno che aggira lo stretto di Messina.

Il collegamento, che richiede 700 milioni di investimenti, porterà 800 milioni annui di risparmio per il sistema elettrico italiano, risolvendo un'annosa congestione e garantendo finalmente la produzione delle centrali eoliche in grande sviluppo in Sicilia. Ma soprattutto, legando l'isola al continente, il nuovo elettrodotto permetterà di farla finita con i "giochetti" che mandano alle stelle il prezzo dell'energia elettrica siciliana. A spese non solo delle imprese e dei cittadini locali, ma anche di quelli nazionali, visto che il prezzo dell'area siciliana fa media con le altre zone d'Italia e quindi contribuisce a far salire il Pun, il prezzo unico nazionale.. Per vederlo realizzato, comunque, ci vorranno almeno tre anni, avvertono da Terna, facendo notare che l'avvio del processo autorizzativo per questa linea così importante risale al 2006. E non è l'unica strozzatura nella rete, bloccata dalla lentenzza delle autorizzazioni, che spesso vanifica la produzione elettrica dei campi eolici che spuntano come funghi in tutto il Centro-Sud. Come nel caso del famoso collegamento Foggia-Benevento, fermo dal 2006.

E' chiaro che la proliferazione di impianti diffusi, tipici delle fonti rinnovabili, crea un forte stress per il sistema. Terna ha investito oltre 1,5 miliardi per opere realizzate o in cantiere tra Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, destinate principalmente al trasporto di energia da fonte eolica, e nei prossimi mesi investirà 2,1 miliardi in altre linee per questo settore. Ma le infrastrutture di rete non bastano mai. Il problema spesso sta nel modello autorizzativo utilizzato: invece dell'"autorizzazione unica", che accomuna nello stesso provvedimento sia l'impianto di produzione che gli interventi di rete, si continua a usare il vecchio modello che li teneva separati, generando problemi analoghi a quelli dei quartieri costruiti senza le strade e le fognature. D'altra parte non si può pensare di realizzare tutte le connessioni per cui è stata presentata una domanda: "Attualmente le richieste di connessione da impianti di fonti rinnovabili ammontano a 120mila megawatt, un valore pari al doppio di tutta la capacità di generazione elettrica italiana ", fanno notare da Terna. Va da sé che tutti questi impianti non verranno mai costruiti. Come scegliere quali arriveranno davvero in porto? C''è bisogno di maggiore chiarezza e a questo dovrebbe servire il provvedimento "sblocca reti" appena diventato legge.

Intanto, Terna punta a fare dell'Italia l'hub elettrico del Mediterraneo, costruendo il primo ponte elettrico con i Balcani, con quasi 400 chilometri di cavo sottomarino attraverso l'Adriatico, fra l'Abruzzo e il Montenegro, e un'interconnessione con la Francia, che scavalca le Alpi. Un altro progetto, ancora di là da venire, è il collegamento sottomarino tra Sicilia e Tunisia.. Progetti di alta tecnologia, che gettano le basi per un sistema di scambio tra l'Europa e i Paesi dirimpettai, con al centro le nostre autostrade dell'elettricità.


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