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29 settembre 2010

Battaglia Roma-Torino per la conquista dell'acqua

La battaglia per la conquista dell'acqua italiana si combatte fra Roma e Torino. Con la separazione da Gdf-Suez, Acea esce dalla produzione elettrica e si concentra sulle forniture idriche, di cui è già leader nazionale con 8 milioni di utenti in quattro regioni. Ma per crescere in questo mercato, che agita i sogni di tutte le ex municipalizzate, avrà bisogno di un altro socio privato, che ancora non c'è. E dovrà vedersela con Iren, che punta a diventare la protagonista del settore idrico nazionale, mettendo insieme la ligure Mediterranea delle Acque, la piemontese Smat e la siciliana Acque Potabili, in società con il fondo per le infrastrutture F2i, guidato da Vito Gamberale.  

L'accordo di separazione dai francesi, che dovrebbe essere completato entro fine anno, prevede per Acea la cessione di tutte le centrali, tranne gli impianti idroelettrici e due piccole turbogas, oltre al trasferimento a Gdf-Suez di tutte le attività di trading nell'energia. In cambio l'utility romana ottiene il totale controllo delle vendite nella capitale e spunta un contratto di fornitura di energia fino al 2016, oltre a un conguaglio di 50 milioni cash e 180 milioni come deconsolidamento del debito. Ora Acea sarà più libera di espandersi nel core business, inteso come acqua: il suo impero già si estende su ampie fette di Lazio, Campania, Umbria e Toscana, ma potrebbe espandersi ulteriormente. "A questo contribuiranno le opportunità fornite dal decreto Ronchi: parteciperemo alle gare per le gestioni idriche e delle reti di distribuzione di energia", ha detto l'amministratore delegato Marco Staderini a trattativa conclusa. Il decreto Ronchi, però, prevede anche che i Comuni riducano la loro partecipazione al di sotto del 30% nelle società quotate di servizi pubblici, se vogliono mantenere gli affidamenti. Di conseguenza Staderini e il presidente Giancarlo Cremonesi dovranno cedere almeno il 10% della società entro il 2013 e un altro 10% entro il 2015. A chi?

Difficile pensare che Francesco Gaetano Caltagirone, primo socio privato della multiutility capitolina, possa essere interessato alla quota che il Comune dovrà mettere in vendita per rispettare i nuovi tetti di legge, anche perché ha già rastrellato azioni Acea quest'estate, portando la sua partecipazione al 13,4% del capitale, con una relativa riduzione al 25% del flottante in Borsa. In questo modo, tecnicamente Acea è diventata un "titolo sottile", che non riesce a esprimere il reale valore della società, come fa notare un'analisi di Merrill Lynch. Anche per questo la banca d'affari si limita a un giudizio "neutral" e non prevede grande creazione di valore a breve.

Intanto Iren, la nuova multiutility nata dalla fusione della ligure-piemontese Iride con l'emiliana Enìa, si è già portata avanti e fa le cose sul serio: lo dimostra l'ingresso nei suoi servizi idrici di F2i, fondo privato guidato dall'ex manager pubblico Vito Gamberale, promosso dalla Cassa Depositi e Prestiti con l'immediata adesione delle fondazioni bancarie e delle grandi banche. Conclusa con successo l'Opa di Iren sulla genovese Mediterranea delle Acque e riscattata la quota del colosso francese Veolia, la nuova società San Giacomo, al termine degli aumenti di capitale previsti, avrà come azionista di maggioranza Iren al 65% e come partner industriale il fondo di Gamberale al 35%, con un'ulteriore opzione del 5%. La società così predisposta è il contenitore ideale per consolidare anche la torinese Smat, la siciliana Acque Potabili e i servizi idrici ora gestiti da Enìa, nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, prossime a Mediterranea delle Acque per contiguità territoriale e azionaria.

Le premesse per la nascita di una Veolia italiana, dunque, ci sono tutte: l'ipotesi di un simile allargamento, dopo un anno di trattative complesse fra Iren e F2i, è la seconda fase naturale di un processo in cui la prima fase è già andata in porto. Quando la costruzione sarà completa – in tempi che potrebbero anche essere stretti - il nuovo polo dell'acqua del Nord-Ovest avrà tutte le carte in regola per competere con l'attuale leader nazionale e forse anche qualche carta in più.


28 settembre 2010

WiseEnergy prevede l'energia del sole, primo passo per le smart grid

C'è sole e sole. Basta distendersi su una spiaggia in Alto Adriatico o in Sicilia per capire la differenza. Di conseguenza, la produttività di un impianto fotovoltaico non è uguale dappertutto. Ma la posizione geografica non è una variante fissa, quindi facile da quantificare. Le condizioni meteorologiche, dall'insolazione alla temperatura, cambiano invece di momento in momento. Poi ci sono le variazioni nel flusso dell'energia interno all'impianto, che dipendono da errori o guasti anche minimi. "Per ottenere la massima efficienza e prevedere quanto produrrà il giorno dopo, non si può abbandonare un impianto a se stesso, bisogna mantenere un monitoraggio continuo", spiega Giovanni Simoni, presidente di WiseEnergy.

E' questo il primo passo per inserire gli impianti fotovoltaici in una smart grid e si sta compiendo proprio in Italia, per motivi commerciali: il nuovo Conto Energia, che entrerà in vigore all'inizio dell'anno prossimo, prevede infatti un premio del 20% sulle tariffe incentivanti per tutti gli impianti che saranno in grado di prevedere il giorno prima l'energia che inseriranno in rete il giorno dopo. Risultato: la tecnologia si sta mettendo in moto. E il primo sistema di monitoraggio di precisione offerto sul mercato è quello adottato da WiseEnergy. "Per adesso non abbiamo concorrenti nel mondo - precisa Simoni - anche se ci sono studi in corso in Germania all'istituto Fraunhofer". Ma le applicazioni italiane sono più avanzate.

Il sistema WisePower è stato ideato da Kenergia, socio tecnico di WiseEnergy, nei suoi laboratori di Roma. E' attualmente in fase di sperimentazione nell'impianto fotovoltaico di San Giorgio Jonico, in Puglia, realizzato da NextEnergy Capital, controllante di WiseEnergy. Il sistema adottato da WiseEnergy, chiamato K-PVPS (Kenergia Photovoltaic Predictability System), si basa su diversi algoritmi in grado di analizzare ora per ora le previsioni meteo specifiche del sito e di combinarle con i dati sulle prestazioni dell'impianto, per fornire un'accurata previsione dell'energia prodotta e immessa in rete il giorno dopo. "Questi mesi serviranno a testare il sistema in ambiente di produzione, dopo i test dei mesi precedenti su scala minore. Progressivamente, estenderemo l'applicazione ad altri impianti per migliorare il sistema, capire il livello d'intelligenza che sarà possibile introdurre nella nostra tecnologia e affinare i servizi collegati. Già oggi, comunque, l'efficacia di previsione del sistema è del 95%, ben superiore al requisito minimo per accedere al maggiore incentivo". Il premio del 20% del nuovo Conto Energia verrà assegnato solo alla fine dell'anno, se a conti fatti gli impianti che si sono impegnati a prevedere la propria produzione non avranno fatto errori superiori al 10% per almeno 300 giorni complessivi.

"Il nuovo meccanismo d'incentivazione richiederà una gestione più attenta e qualche costo in più, se si vuole ottenere il premio, ma a livello di sistema potrebbe portare il fotovoltaico italiano a un salto di qualità nell'accuratezza di pianificazione degli impianti e nel loro inserimento sul territorio che non ha paragoni al mondo", fa notare Simoni. Non solo: consentendo la corretta pianificazione del carico, il sistema WisePower rappresenta un passo avanti verso una produzione da fonti rinnovabili sempre più intelligente nell'uso della rete, che già oggi è sotto stress a causa dell'enorme crescita dei piccoli impianti fotovoltaici su tutto il territorio e soprattutto nel Sud. WiseEnergy gestisce dieci impianti realizzati da NextEnergy con un investimento di 100 milioni di euro e gestirà altri 400 megawatt fotovoltaici che sono in via di sviluppo in Italia. 


24 settembre 2010

I LED di Arianna, fonte di luce in armonia con il pianeta

Arianna, figlia del re di Creta Minosse, secondo la leggenda aiutò il suo amato Teseo a uscire dal labirinto del Minotauro, per poi essere ingiustamente abbandonata. In compenso fu amata da Dioniso: per le loro nozze, il dio le regalò un diadema d'oro e pietre preziose forgiato dal dio Efesto, che lanciato in aria andò a formare la Corona Boreale, una delle costellazioni più luminose nel cielo di primavera. Arianna è anche una start up, che punta ad applicare nell'illuminazione pubblica a Led alcuni principi tratti dai telescopi astronomici, per migliorare la resa della prima generazione di lampioni che utilizzano i diodi ad emissione luminosa. "I nostri lampioni a Led sono progettati per seguire il destino dei gioielli di Arianna: andare lontano e divenire una fonte di luce in armonia con il pianeta", confida poeticamente Alberto Gerli, laureato con una tesi in ingegneria sostenibile alla facoltà di ingegneria aerospaziale della Texas A&M University e co-fondatore dell'azienda insieme ad Andrea Guazzara, astronomo con master in ottica applicata all'università di Padova, che ha lavorato tre anni per la progettazione e l'ingegnerizzazione di un nuovo concetto di telescopio.

I due ragazzi padovani si sono attrezzati con tre brevetti e l'anno scorso hanno fondato Arianna, convinti che i difetti della prima generazione di lampioni a Led possano essere superati con l'esperienza dei telescopi riflettenti, che raccolgono la luce delle stelle per mezzo di uno specchio parabolico, concentrandola sul fuoco della parabola, dal quale può essere osservata, fotografata o analizzata mediante strumenti. "Basta rovesciare questo principio per ottenere un raggio di luce intenso, particolarmente adatto per illuminare rotonde, parcheggi o addirittura stadi", spiega Gerli. I telescopi Schmidt Cassegrain, i più diffusi per l'osservazione di stelle lontane, sono costituiti da due specchi: il percorso luminoso segue un doppio tragitto all'interno del tubo ottico, colpendo prima lo specchio parabolico e poi un altro che gli sta di fronte per riflettere tutti i raggi sul vertice della parabola, dov'è posto l'oculare. "Nei nostri proiettori, utilizziamo lo stesso percorso ottico a retroriflessione, ma in senso inverso: le stelle diventano il target da illuminare e l'oculare diventa il diodo ad emissione luminosa", precisa Gerli.

In pratica, nei lampioni di Arianna non c'è mai un Led che spara direttamente la sua luce puntiforme e abbagliante verso la strada, ma al contrario i Led sono sempre rivolti verso uno specchio interno all'apparecchio, che poi li riflette all'esterno raccogliendo e miscelando l'emissione luminosa per proiettarla uniformemente sulla strada. A seconda delle esigenze di illuminazione, più o meno intensa e concentrata, più o meno distante dal target, gli specchi possono essere configurati in maniera diversa. "In questo modo, i nostri lampioni sono molto più efficienti ed effiaci degli altri: gli altri tendono a illuminare solo sotto il palo, non lateralmente, il che può essere molto pericoloso per un automobilista che passa di colpo dal buio alla luce abbagliante e poi di nuovo al buio. D'altra parte, chi piazza delle lenti sotto i Led per indirizzare lateralmente il raggio luminoso, perde intensità. La nostra calotta riflettente a specchi, invece, sfrutta tutta l'emissione luminosa e la proietta uniformemente sulla strada, permettendoci di usare meno Led per un'illuminazione migliore", fa notare Gerli.

Gli apparecchi di Arianna, di conseguenza, offrono almeno il 20% in più di risparmio energetico rispetto ai competitor a Led e almeno il 60% rispetto ai lampioni al sodio. Mettendo insieme anche il risparmio sui costi di manutenzione, in tutto si ottiene un 75% di taglio sui costi medi dell'illuminazione pubblica. "Considerando che in Italia le amministrazioni locali spendono ogni anno 20 euro in illuminazione per ogni cittadino, con i nostri apparecchi si potrebbero risparmiare 15 euro pro capite", calcola Gerli. Ma non è solo l'Italia o il mondo occidentale il punto di riferimento per Arianna. Nel mondo 1 miliardo di persone vive, prevalentemente nella fascia equatoriale, in Paesi dove non esiste una rete pubblica elettrica e dove si usa illuminazione a cherosene, con consumi pari alla produzione di petrolio dell'intero Qatar. Un efficiente sistema a Led accoppiato con un pannello solare potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione wireless nel campo dell'illuminazione, com'è successo con i telefonini. Arianna è già in cammino verso l'India e l'Angola, da dove i due padovani hanno ricevuto diverse richieste.


23 settembre 2010

Teleriscaldamento e aria pulita, la Valtellina fa scuola

Non più camini fumanti in ogni casa, ma un solo camino, molto più efficiente perché centralizzato e alimentato dalle biomasse dei boschi. Su questo principio è partito dieci anni fa il distretto energetico valtellinese, che rifornisce 1200 famiglie in Valtellina, Valchiavenna e Valcamonica. Con tre centrali di teleriscaldamento, che producono 60 milioni di kilowattora termici e 12 milioni di kilowattora elettrici all'anno, il sistema è ancora oggi all'avanguardia in Italia per la produzione di energia elettrica e termica pulita, grazie all'uso dei boschi e dei sottoprodotti agricoli.

Il teleriscaldamento è un sistema centralizzato di riscaldamento delle case e dell'acqua calda sanitaria, molto diffuso nei Paesi del Centro e Nord Europa, in Nord America e in Giappone. New York è teleriscaldata dal 1882, ma anche Berlino, Vienna, Copenhagen, Stoccolma, Barcellona, Tokyo e molte altre zone. In Italia ci sono pochi esempi virtuosi, come Brescia, Torino, Bologna o Reggio Emilia. Il vantaggio ambientale è enorme: il sistema sfrutta il calore prodotto da qualsiasi centrale elettrica, che altrimenti andrebbe perso, e lo incanala attraverso una rete di tubi nelle case private, eliminando così l'inquinamento e le emissioni di CO2 derivate da migliaia di caldaie. In Valtellina c'è un elemento in più che depone a favore di questa soluzione: sfrutta una fonte rinnovabile, migliorando lo stato dei boschi con il taglio delle piante morte, la pulizia del sottobosco e il trasporto a valle del legname da bruciare. Per i cittadini è un vantaggio secco anche dal punto di vista economico, oltre che ambientale: si liberano della caldaia, della canna fumaria, degli scarichi di sicurezza e di tutte le relative manutenzioni, inoltre non devono più acquistare il combustibile, che sia olio o metano, ma pagano solo il calore consumato, così come rilevato dai contatori installati in ogni singola abitazione. I Comuni devono, però, sobbarcarsi l'investimento iniziale e il fastidio di aprire tutte le strade per mettere giù le tubazioni.

"Abbiamo puntato tutto – spiega Walter Righini, ad della utility locale Tcvvv e presidente Fiper – sulla generazione distribuita: piccoli impianti sparsi sul territorio nel rispetto del paesaggio, che utilizzano fonti rinnovabili locali", oltre alle potature boschive anche gli scarti di lavorazione delle segherie. "Tutta questa biomassa - aggiunge Righini - rappresenta il combustibile pulito per le nostre centrali di teleriscaldamento, mentre i reflui animali alimentano la nostra centrale a biogas. Ad oggi abbiamo evitato la dispersione nell'aria di oltre 20 milioni di tonnellate di CO2 all'anno e creato una ricaduta sul territorio in termini di nuovi posti di lavoro e di investimenti".


22 settembre 2010

Lastre di ceramica come pannelli solari calpestabili

Piastrelle che producono energia, catturano gli inquinanti o trattengono e rilasciano calore, per ottimizzare la temperatura interna degli edifici. Il futuro sta nella ceramica "funzionalizzata", come la chiamano al Centro Ceramico di Bologna, l'istituto di ricerca del distretto. Ma diversi prodotti molto all'avanguardia sono già usciti dai laboratori di ricerca e lasceranno il segno nei grandi progetti architettonici di questi anni, come i grattacieli di Porta Nuova a Milano. Prime fra tutte le lastre ceramiche fotovoltaiche, lanciate già l'anno scorso dal gruppo System, con Laminam Energia, e quest'anno anche dal gruppo Panaria, con Kerlite KW.

I due prodotti, molto simili, utilizzano lo stesso supporto: una lastra in gres porcellanato spessa 3 millimetri, che può essere grande da 75 centimetri per un metro fino a un metro per un metro e mezzo. Sulla lastra sono spalmate delle celle fotovoltaiche di silicio monocristallino, incapsulate fra due fogli protettivi e ricoperte da uno strato di vetro temperato. Il tutto non supera gli 8 millimetri di spessore finale e ha diversi vantaggi rispetto ai pannelli fotovoltaici tradizionali: elevate proprietà meccaniche, resistenza alle aggressioni atmosferiche anche saline e calpestabilità, a fronte di una grande leggerezza e di un rendimento elettrico analogo a quello dei migliori pannelli sul mercato, attorno al 20%. Le lastre ceramiche fotovoltaiche possono essere utilizzate per facciate ventilate, coperture inclinate e campi fotovoltaici sui tetti, direttamente come manto di copertura al posto delle tegole. Le lastre Laminam sono disponibili in tredici diversi colori, mentre Kerlite Kw, del marchio Cotto d'Este, per ora è prodotto solo in nero.


21 settembre 2010

Eolico offshore e maree, nuova frontiera delle fonti pulite

La spagnola Iberdrola Renovables guida la seconda rivoluzione nell'eolico in Europa, con un investimento colossale in Scozia di 3,2 miliardi di euro, quasi tutti concentrati nell'eolico offshore. Tre anni fa Iberdrola ha acquisito ScottishPower, il principale operatore eolico scozzese, che grazie alla collaborazione con gli spagnoli ha sviluppato il più grande parco eolico d'Europa a Whitlee, attivo dal 2008: ora sta per aggiungere 75 nuove turbine, grazie alle quali si porterà a 215 il totale dei rotori, aumentando la generazione dell'elettricità di due terzi, andando a coprire i consumi di oltre 300mila abitazioni. L'intervento fa parte di un progetto più ampio, che vedrà la messa in opera di 250 nuove turbine in 9 parchi eolici, soprattutto offshore.

Ma oltre all'energia del vento, di cui è leader mondiale, Iberdrola Renovables ora punta al primato anche nell'energia marina. Attraverso la controllata ScottishPower, ha ottenuto il via libera per lo sviluppo di un impianto per lo sfruttamento delle correnti marine da ben 95 megawatt nel Pentland Firth, lo stretto che separa le isole Orcadi dalla parte settentrionale del Paese. Secondo un rapporto del governo, le correnti in rapido movimento del Pentland Firth potrebbero reggere fino a 4 gigawtt di potenza installata, più che sufficiente per soddisfare il fabbisogno di Glasgow e Edimburgo. Si stima che il 7 per cento delle risorse di energia marina del mondo sia localizzato in acque scozzesi. Per questo il governo scozzese si è dato fin da subito un obiettivo ambizioso: installare 2 gigawatt di capacità per le correnti e il moto ondoso entro il 2020.


20 settembre 2010

Le fonti rinnovabili vanno in Borsa con Enel Green Power

La più grande Ipo europea dal 2007 è sulla rampa di lancio: Enel Green Power, braccio "verde" di Enel nelle fonti rinnovabili, approderà in Piazza Affari e alla Bolsa di Madrid a metà ottobre, prevedibilmente il 18. "Sono convinto che l'operazione sarà un successo: Enel Green Power piacerà agli investitori istituzionali e ai risparmiatori", confida Fulvio Conti, numero uno di Enel. Anche se ottobre non è il mese ideale per le matricole e la volatilità dei mercati non lascia prevedere nulla di buono, i vertici del gruppo elettrico hanno deciso di fare in fretta. L'8 settembre c'è stata la presentazione agli analisti del consorzio di banche che seguiranno l'operazione e la settimana scorsa è stata completata l'integrazione del prospetto: il collocamento dovrebbe essere suddiviso tra un 80-85% agli istituzionali e un 15% al retail - i piccoli risparmiatori italiani e spagnoli - che potrebbe anche salire al 20%, in caso di una domanda molto elevata. Di collocamento privato a un fondo sovrano per ora non si parla più, ma non è escluso l'ingresso di un socio importante: "Tra qualche settimana avremo un quadro completo", commenta Francesco Starace, amministratore delegato di Enel Green Power.

A suo favore pesano i numeri. Il valore stimato di Enel Green Power si aggira fra i 12 e i 14 miliardi, con 2,9 miliardi di debito, un fatturato pro-forma 2009 pari a 2.109 milioni di euro e un margine operativo lordo pari a 1.331 milioni. Un colosso. Enel conta di metterne in Borsa il 30% e quindi è prevedibile un incasso di almeno 3 miliardi, ma a seconda del prezzo e delle richieste potrebbe arrivare anche a 4. Poi c'è il confronto con i competitor: "Enel Green Power è prima al mondo per ricavi ed Ebitda e seconda per produzione, in più dispone di progetti di sviluppo nei prossimi cinque anni per oltre 5 miliardi di euro, un piano d'investimenti con ben pochi paragoni al mondo che farà pressoché raddoppiare la capacità produttiva al 2014", spiega Conti. Infine la diversificazione per fonti e per Paesi: "Con impianti in 16 Paesi dell'Europa e delle Americhe, Enel Green Power è attiva in tutte le principali tecnologie rinnovabili, dall'eolico al solare, passando per un esteso parco idroelettrico e geotermico", fa notare Conti.

Il confronto con i competitor anche in questo caso è favorevole: "In un panorama di settore che di solito si basa soprattutto sull'eolico, noi rappresentiamo un'eccezione, con una vasta base nell'idroelettrico e nella geotermia, fonti che danno una redditività altissima e certa, al contrario del vento e del sole", spiega Starace. E non è l'unica eccezione: "Per i nostri investimenti, non andiamo a caccia di incentivi, ma andiamo a cercare le risorse", fa notare Starace, tanto che i due terzi del fatturato di Enel Green Power non dipendono da sussidi statali. Da qui discende la grande versatilità del know-how aziendale, dove troviamo esperti di tutte le fonti verdi interagire fra loro: "Per noi l'innovazione significa cogliere le tecnologie esistenti e combinarle in maniera originale", precisa Starace. Come nel caso delle centrali in Nevada, vicino a Reno, dove gli ingegneri di Enel Green Power puntano all'accoppiamento di fonti geotermiche e solari. Laggiù ne hanno in abbondanza, sia di un tipo che dell'altro. "Gli incentivi statali sono specchietti per le allodole, oggi te li danno e magari l'anno prossimo non te li danno più. E' molto più conveniente cercare di sfruttare le risorse naturali dove ce n'è in abbondanza: l'idroelettrico in Brasile, il vento in Grecia e Portogallo, la geotermia in Utah o in Cile", commenta Starace.

In questa logica, all'Italia cosa resta da offrire? Soprattutto il sole. Non a caso Enel Green Power ha costruito la sua prima centrale solare termodinamica in Sicilia, un esperimento basato su brevetti dell'Enea, da cui ne deriveranno altre più grandi. E ha stretto un accordo con Sharp per installare a Catania la più grande fabbrica italiana di pannelli fotovoltaici. Una mossa molto originale nel settore, dove gli operatori energetici non risalgono mai la filiera fino alla produzione di pannelli. "L'originalità non ci spaventa: la strategia integrata che abbiamo scelto nel fotovoltaico dipende dal modello specifico di questa fonte, l'unica a disposizione dei privati come scelta individuale", argomenta Starace. In altre parole, il singolo non può costruire una centrale a gas e neanche un parco eolico in giardino, ma può sempre scegliere di trasformare il tetto di casa in una centrale fotovoltaica: dietro questo modello potrebbe nascondersi una prospettiva di crescita enorme. "Proprio per questo abbiamo sviluppato un'altra originalità: una rete di 500 installatori di pannelli che operano in franchising sotto il marchio EnelSì". Un approccio unico al mercato retail, che sta avendo molto successo.


17 settembre 2010

Tav in marcia da Ovest a Est: le doglie di un parto ventennale

I finanziamenti per la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria Torino-Lione sono contenuti in un allegato del Documento di programmazione economica e finanziaria del governo: lo ha detto oggi il sottosegretario ai Trasporti, Mino Giachino, nel corso di un incontro sulla Tav organizzato da Confindustria Piemonte cui hanno partecipato i parlamentari piemontesi. Malgrado le polemiche di questi giorni, il governo si è impegnato a portare al Cipe entrambi i progetti: quello di Ltf per la tratta internazionale e quello di Rfi per quella italiana.

L'opera delineata dal nuovo progetto, presentato dal commissario Mario Virano all'inizio di luglio, richiederà un investimento complessivo di 20 miliardi nell'arco di 15 anni. In particolare, 9,6 miliardi serviranno per la tratta internazionale tra St. Jean de Maurienne e Chiusa di San Michele, con il 30% a carico dell'Unione europea e il resto suddiviso tra Italia (63%) e Francia (37%) anche se le precentuali potrebbero essere riviste. La parte italiana – sino a Settimo Torinese e la connessione con la linea per Milano – richiederà altri 4,4 miliardi e quella francese 6 miliardi. Il nuovo percorso prevede 35,4 km di tratta internazionale sul versante piemontese seguiti da 45,7 km di tratta nazionale sino a Settimo. Quasi l'intero percorso in Piemonte sarà realizzato in galleria, con l'eccezione della stazione internazionale di Susa, ricavata nell'attuale autoporto, un breve tratto in trincea nella zona di Chiusa San Michele (nella sede della linea ferroviaria storica) e il tratto nel centro intermodale di Orbassano.

Sul versante Italia-Slovenia, intanto, il nuovo tracciato della Tav nella tratta Trieste-Divaccia verrà formalizzato il 12 ottobre, a Trieste, dai governi italiano e sloveno. Lo ha annunciato l’assessore ai Trasporti del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi: il tracciato su cui verrà firmato l’accordo tra Italia e Slovenia è la cosiddetta linea alta, che da Aurisina raggiunge Opicina e poi si dirige al confine. Questo percorso andrà a sostituire la variante cittadina che avrebbe attraversato la città di Trieste e aveva sollevato i malumori degli ambientalisti. Riccardi si è detto fiducioso sul rispetto dei tempi per la consegna dei progetti per la tratta Venezia-Trieste, pena la riduzione dei finanziamenti comunitari.

Come noto, la Tav tra Venezia e Trieste sta correndo una sorta di gara contro il tempo dopo l'ultimatum della Commissione europea, che ha chiesto all'Italia di presentare il progetto preliminare del tracciato entro la fine di quest'anno. La posizione del Friuli è emersa da tempo: prevede l'affiancamento del tracciato dell'autostrada A4 da Portogruaro. Si attende ancora invece l'ufficializzazione del tracciato scelto dal Veneto. Le ipotesi allo studio sono due: il tracciato "basso", parallelo al litorale, oppure uno alternativo, intermedio tra quello vicino alla costa e quello, archiviato, che avrebbe affiancato l'autostrada. Per fare il punto sul tracciato Veneto-Friuli è stata fissata una riunione tra i due governatori e Laurens Jan Brinkhorst, coordinatore per il progetto europeo  del Corridoio 5 da Barcellona a Kiev, il 13 ottobre, sempre a Trieste.

 


15 settembre 2010

Ponte sullo Stretto? Sì, ma elettrico

Altro che ponte sullo Stretto: finalmente è arrivata l'ora del ponte elettrico tra Sicilia e Calabria. Il cavo più invocato d'Italia ha ottenuto il via libera definitivo dal Minambiente e dallo Sviluppo Economico e il cantiere di Terna è già partito per posarlo tra Sorgente e Rizziconi, dalla provincia di Messina a quella di Reggio Calabria. Sarà la più lunga linea elettrica sottomarina in corrente alternata del mondo, con un tratto di 38 chilometri sotto le acque del Tirreno che aggira lo stretto di Messina.

Il collegamento, che richiede 700 milioni di investimenti, porterà 800 milioni annui di risparmio per il sistema elettrico italiano, risolvendo un'annosa congestione e garantendo finalmente la produzione delle centrali eoliche in grande sviluppo in Sicilia. Ma soprattutto, legando l'isola al continente, il nuovo elettrodotto permetterà di farla finita con i "giochetti" che mandano alle stelle il prezzo dell'energia elettrica siciliana. A spese non solo delle imprese e dei cittadini locali, ma anche di quelli nazionali, visto che il prezzo dell'area siciliana fa media con le altre zone d'Italia e quindi contribuisce a far salire il Pun, il prezzo unico nazionale.. Per vederlo realizzato, comunque, ci vorranno almeno tre anni, avvertono da Terna, facendo notare che l'avvio del processo autorizzativo per questa linea così importante risale al 2006. E non è l'unica strozzatura nella rete, bloccata dalla lentenzza delle autorizzazioni, che spesso vanifica la produzione elettrica dei campi eolici che spuntano come funghi in tutto il Centro-Sud. Come nel caso del famoso collegamento Foggia-Benevento, fermo dal 2006.

E' chiaro che la proliferazione di impianti diffusi, tipici delle fonti rinnovabili, crea un forte stress per il sistema. Terna ha investito oltre 1,5 miliardi per opere realizzate o in cantiere tra Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, destinate principalmente al trasporto di energia da fonte eolica, e nei prossimi mesi investirà 2,1 miliardi in altre linee per questo settore. Ma le infrastrutture di rete non bastano mai. Il problema spesso sta nel modello autorizzativo utilizzato: invece dell'"autorizzazione unica", che accomuna nello stesso provvedimento sia l'impianto di produzione che gli interventi di rete, si continua a usare il vecchio modello che li teneva separati, generando problemi analoghi a quelli dei quartieri costruiti senza le strade e le fognature. D'altra parte non si può pensare di realizzare tutte le connessioni per cui è stata presentata una domanda: "Attualmente le richieste di connessione da impianti di fonti rinnovabili ammontano a 120mila megawatt, un valore pari al doppio di tutta la capacità di generazione elettrica italiana ", fanno notare da Terna. Va da sé che tutti questi impianti non verranno mai costruiti. Come scegliere quali arriveranno davvero in porto? C''è bisogno di maggiore chiarezza e a questo dovrebbe servire il provvedimento "sblocca reti" appena diventato legge.

Intanto, Terna punta a fare dell'Italia l'hub elettrico del Mediterraneo, costruendo il primo ponte elettrico con i Balcani, con quasi 400 chilometri di cavo sottomarino attraverso l'Adriatico, fra l'Abruzzo e il Montenegro, e un'interconnessione con la Francia, che scavalca le Alpi. Un altro progetto, ancora di là da venire, è il collegamento sottomarino tra Sicilia e Tunisia.. Progetti di alta tecnologia, che gettano le basi per un sistema di scambio tra l'Europa e i Paesi dirimpettai, con al centro le nostre autostrade dell'elettricità.


13 settembre 2010

Le rinnovabili italiane a un cambio di passo

Meno burocrazia e più trasparenza per le fonti rinnovabili. La svolta, inaspettatamente, è arrivata in pieno agosto: con la conversione in legge del decreto energia, altrimenti detto “sblocca reti”, vengono rimossi gli ultimi ostacoli burocratici per la crescita degli impianti di produzione elettrica verde in Italia, mentre con le Linee Guida per l'inserimento degli impianti nel paesaggio - in particolare quelli eolici - vengono finalmente uniformate le discipline autorizzative delle varie Regioni, ponendo così fine al proliferare di legislazioni incoerenti da parte degli enti locali. Da qui in poi, sarà più semplice ottenere finanziamenti per la crescita. Crescita peraltro già galoppante: nel 2009 l’energia rinnovabile incentivata dal Gestore dei Servizi Energetici con i certificati verdi (escluso quindi il fotovoltaico, incentivato con il conto energia, di cui parliamo nella pagina accanto) è stata pari a 16,6 terawattora, mettendo a segno un +50% rispetto al 2008.

Le due riforme sono la premessa necessaria al Piano d'Azione Nazionale per le rinnovabili, appena presentato dal governo alla Commissione Europea per adeguarsi agli obiettivi vincolanti 20-20-20, che punta a raggiungere una produzione elettrica verde di 99 terawattora complessivi al 2020. "Adesso un Piano al 2020 l’abbiamo e non si può tornare indietro", commenta soddisfatto Marco Pigni, direttore dell'Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili. "Però ci manca il pianista", aggiunge Pigni, riferendosi al ministero dello Sviluppo Economico, vacante dai primi di maggio. "Un 'pianista' che, investito degli idonei poteri istituzionali, sappia dotare il contenitore del contenuto: gli strumenti attuativi".

Per centrare l'ambizioso target, intanto, sarà utile la velocizzazione degli investimenti impressa dal provvedimento sblocca-reti, che concede una corsia preferenziale ai progetti davvero certificati e impone un drastico stop alle speculazioni sui cosiddetti "progetti di carta", basati su autorizzazioni chieste solo per rivenderle poi al miglior offerente. La nomina di uno o più commissari straordinari per le opere energetiche ritenute di "preminente interesse nazionale" dovrebbe levare dal pantano i tanti impianti bloccati dalle lungaggini della burocrazia, mentre una drastica "moralizzazione" dei criteri per chiedere e ottenere le licenze dovrebbe arginare la gran mole di richieste speculative che si concentrano sugli impianti ad energia rinnovabile. D'ora in poi chi chiederà un'autorizzazione dovrà accompagnarla con "congrue garanzie finanziarie" correlate al progetto. Nel frattempo il ministero dello Sviluppo Economico dovrà studiare e varare un sistema di regole per la qualificazione non solo dei progetti ma anche dei singoli operatori titolari delle richieste.

In questo contesto, l'autunno si annuncia carico di novità: prima fra tutte l'Ipo dell'anno, quella di Enel Green Power. Il progetto di quotazione procede spedito, con l'obiettivo di "chiudere l'operazione entro ottobre", ha recentemente confermato il numero uno Fulvio Conti. "Vogliamo raccogliere almeno 3 miliardi di euro", ha detto Conti, senza specificare quale sarà la percentuale da collocare. Sul completamento dell'operazione, il cui road show potrebbe iniziare a fine settembre, molto dipende dalle trattative in corso con alcuni fondi sovrani (non quello libico), interessati ad acquisire attraverso un collocamento privato una quota di Enel Green Power.

A fine agosto è partito intanto il riassetto di Actelios, in cui sono state consolidate tutte le attività Falck nelle fonti rinnovabili, creando un gruppo che dispone di 454 megawatt di potenza, con l’obiettivo di raggiungere i 1.100 megawatt nel 2014. Edison cresce nelle rinnovabili attraverso la controllata Edens, che ha concluso nei giorni scorsi l’acquisto da Gamesa di un parco eolico da 26 megawatt vicino Crotone: il gruppo guidato da Umberto Quadrino arriva così a gestire 2.100 megawatt da fonti rinnovabili, di cui oltre 400 megawatt eolici e punta a 450 entro il 2012. Erg Renew è tornata in attivo grazie all'eolico, che ha fatto volare i ricavi operativi nei primi sei mesi dell'anno a 29,3 milioni, in aumento del 27%, grazie alla maggiore ventosità dei parchi italiani. Crescita esponenziale anche per TerniEnergia, che ha triplicato l'utile nel primo semestre.


10 settembre 2010

I Frecciarossa 'volano' all'aeroporto di Malpensa

Da lunedì due coppie di Frecciarossa collegheranno l'aeroporto di Malpensa con le città servite dall'alta velocità sulla dorsale Milano-Napoli. Si eviteranno così cambi di treno e chi deve prendere un volo avrà un veloce accesso al check-in. Con l'orario in vigore dal 13 settembre, Ferrovie dello Stato inaugura cosiì un servizio che abbatte i tempi per raggiungere l'aeroporto di Malpensa, un problema spesso al centro di polemiche proprio per i lunghi e costosi collegamenti. Da Napoli si partirà alle 10.50 e dopo le fermate a Roma, Firenze, Bologna e Milano Centrale si arriverà all'aeroporto alle 16.40. Un altro treno Av partirà alle 7 da Firenze e arrivera' a Malpensa alle 9.40. Allo studio, inoltre, un collegamento che coinvolga anche i territori del Nord Est. Il tempo di percorrenza rispetto ai convogli che fanno capolinea nel capoluogo lombardo si allunga di 42 minuti, tanti quanti sono necessari per attraversare la città e raggiungere lo scalo grazie al "passantino", i binari che mettono in collegamento la rete di Rfi con quella di Ferrovie Nord. Tuttavia, fanno notare alcuni addetti ai lavori, in questa prima fase si è dovuto tener conto del traffico già esistente sulla rete per non penalizzare troppo i pendolari sul nodo di Milano. Da dicembre, inoltre, a differenza di quanto avviene adesso si potrà raggiungere Malpensa anche da Milano Centrale. Verranno attivate due coppie di treni all'ora che si affiancheranno a quelle già in servizio tra l'aeroporto e la stazione delle Ferrovie Nord Milano Cadorna, portando a otto i collegamenti orari disponibili.


7 settembre 2010

New Deal delle infrastrutture: nuovo piano di Obama da 50 miliardi

Il presidente Obama lancia un piano di investimenti in grandi opere pubbliche, soprattutto nel settore dei trasporti, da 50 miliardi di dollari in sei anni, per rimettere in moto l'azienda Usa.

Seppure non della portata del Recovery Act, il piano di stimolo economico da 787 miliardi di dollari approvato il 17 febbraio dell'anno scorso, i numeri del piano delineato ieri a Milwaukee, in occasione del Labor Day, sono significativi: 240mila chilometri di strade da risistemare, 6.400 chilometri di linee ferroviarie da ammodernare o costruire da zero (incluse quelle della rete ad alta velocità) e di 240 chilometri di piste di atterraggio, alle quali si aggiungerà un nuovo sistema di controllo del traffico aereo su base satellitare.

In più, il presidente Usa ha annunciato l'intenzione di dare vita a una banca per gli investimenti infrastrutturali che avrà come propria mission esclusiva la realizzazione di opere pubbliche e che ridurrebbe non poco il peso e i margini di manovra del Congresso in questo settore.

Come intenda finanziare queste iniziative Obama non lo ha detto, lasciando ad anonimi "funzionari governativi" il compito di far capire che i fondi dovrebbero venire dal taglio ai sussidi economici concessi all'industria del petrolio e del gas.


3 settembre 2010

Energia del sole sempre più competitiva con le celle a film sottile

Meno silicio significa abbassare i costi delle celle fotovoltaiche e la diminuzione dei costi significa un passo avanti verso la grid parity, cioè il momento in cui l'energia del sole sarà davvero competitiva con quella prodotta bruciando combustibili fossili.

Solar targets

Le celle a film sottile impiegano molto meno silicio (da 0,4 grammi per Watt contro i 20 grammi per Watt dei pannelli "tradizionali") e in più hanno la capacità di sfruttare la luce diffusa e la maggiore integrabilità architettonica, grazie alla flessibilità e in certi casi alla semi-trasparenza del materiale ottenuto. Per questo motivo, la domanda di moduli fotovoltaici a film sottile è cresciuta in maniera esponenziale nel mondo. La quota di mercato del thin-film, che oggi non va oltre il 15%, ha una buona prospettiva di arrivare al 40% nel giro di quattro anni. Lo stabilimento Sharp di Sakai, in Giappone, sarà la più grande fabbrica di celle a film sottile del mondo. Sakai sforna da quest'estate celle solari a tripla giunzione utilizzando un substrato di vetro della dimensione di 1000 x 1400 mm. Per aumentare l’efficienza delle celle solari a tripla giunzione è importante migliorare la cristallinità - la regolarità della disposizione atomica – in ciascuno strato. È inoltre essenziale utilizzare composizioni di materiali che permettano di massimizzare l’effetto dell’energia solare. Il germanio (Ge), posizionato nello strato sottostante delle celle convenzionali, produce un’ampia quantità di corrente. Questa corrente però, veniva in parte persa senza essere convertita efficacemente in energia elettrica. La soluzione è venuta dall’uso di InGaAs, arseniuro di indio e gallio, in grado di convertire la luce in elettricità con un alto grado di efficienza.

Un processo simile verrà utilizzato anche nello stabilimento di Catania, frutto della joint venture fra Sharp, Enel Green Power e StMicroelectronics, operativo dall'inizio del 2011.