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19 maggio 2011

Nel 2050 avremo 1,7 miliardi di auto: verso una camera a gas?

Il mercato dell'auto è destinato a una crescita fenomenale nel mondo: anche solo prendendo in considerazione i 30 Paesi più sviluppati, le previsioni più prudenziali stimano una crescita dagli attuali 700 milioni di veicoli a 1,7 miliardi nel 2050. Il problema posto da questa proliferazione è facile da immaginare: paralisi del traffico, crisi petrolifera e inquinamento alle stelle, soprattutto nelle città. Quali alternative? "I veicoli elettrici potrebbero essere una delle risposte a questa crisi", sostiene Melissa Stark, responsabile globale del settore Clean Energy per Accenture, fra gli autori dello studio "Changing the game - Plug-in electric vehicle pilots".

Carlos Ghosn, capo di Renault-Nissan, prevede che già nel 2020 l'auto elettrica plug-in (non ibrida) rappresenterà il 10% del mercato mondiale. Che ne dice?

"Mi sembra una previsione un po' azzardata. Forse nel segmento delle compatte possiamo immaginare un'evoluzione di questo genere, visto che per adesso i plug-in sono destinati a svilupparsi come  veicoli prevalentemente urbani. L'organizzazione mondiale dei costruttori di auto prevede per il 2020 il 3% di auto elettriche plug-in su una produzione di 103 milioni di unità a livello globale".

Quindi lei la vede come un veicolo destinato a rimanere in città?

"Non in prospettiva, ma nell'immediato sì, la vedo come un'auto prevalentemente cittadina. Le varie restrizioni alla circolazione messe in atto da molte città europee porteranno acqua al mulino dell'auto elettrica, che diventerà in breve tempo la scelta di riferimento per le famiglie che possiedono una seconda macchina. Il che non comporta ricadute particolarmente limitanti, dato che già oggi metà della popolazione mondiale vive in città e nel 2050 questa quota avrà superato i tre quarti della popolazione globale. Ogni anno in Europa 400mila persone acquistano una seconda o terza auto per percorrere in media meno di 70 chilometri al giorno. Inoltre non dimentichiamo che il 60% dei guidatori europei percorre meno di 30 chilometri al giorno e più del 90% non supera i 100 chilometri, il che rientra nel raggio d'azione di un'auto elettrica con la batteria carica. Il potenziale teorico di sostituzione dei veicoli convenzionali con veicoli elettrici, quindi, risulta considerevole".

Per i consumatori quali sono i punti più critici, che li trattengono dall'acquisto?

"I motivi che hanno impedito fino ad oggi la diffusione su larga scala dell’auto elettrica sono riconducibili principalmente a tre fattori: la scarsa autonomia (nell’ordine dei 100-150 chilometri), l’elevato costo delle batterie, che fanno lievitare il prezzo della macchina, e la mancanza di infrastrutture per la ricarica. Per abbattere i costi di acquisto dei veicoli elettrici si sta facendo strada un modello di business, che svincola il possesso dell'auto da quello della batteria, lasciando la proprietà della batteria alla casa automobilistica e consentendo così di abbattere il prezzo dei veicoli elettrici, che diventano analoghi a quelli delle auto tradizionali. Questo modello permetterebbe anche di tutelare il cliente dalla svalutazione della batteria, che ha una vita più breve del veicolo. E potrebbe risolvere il problema dell'autonomia limitata, consentendo di scambiare in apposite aree di servizio la batteria scarica con una nuova, carica".

Quali sono invece i fattori che spingono all'adozione dell'auto elettrica?

"Attraggono, ovviamente, i vantaggi ambientali: l'idea di circolare a emissioni zero e di contribuire alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, grazie all'elevata efficienza del motore elettrico, che è tre volte più efficiente di quello a combustione interna. Poi ci sono i costi di gestione contenuti, cinque volte inferiori rispetto ai veicoli tradizionali. Ma questi due fattori non sono sufficienti per muovere grandi masse di consumatori. Per adesso, il target è un consumatore di classe media, con grande interesse per le nuove tecnologie e proprietario di due auto: evidentemente si tratta di un segmento limitato del mercato. Se invece si mettono in conto delle politiche d'incentivazione pubblica, allora il quadro cambia molto".


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