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2 gennaio 2012

Energia 2.0, entriamo nell'era della generazione distribuita

Le fonti dell'energia cambiano. E cambiano le dimensioni. Dopo l'era delle grandi centrali a carbone o a olio combustibile e dei mega-reattori nucleari, stiamo entrando nell'epoca dell'energia 2.0. Eolico, fotovoltaico e bioenergie invitano alla generazione distribuita. Perfino il nucleare diventa piccolo, con mini-reattori interrati capaci di alimentare un villaggio o una cittadina. Mille impianti sparpagliati sul territorio ora gravano sulla rete e la costringono a diventare più magliata e più intelligente, inventandosi nuove soluzioni di accumulo per livellare i picchi della domanda e della produzione. Un'industria che sembrava ormai più che matura sta vivendo una rivoluzione imprevedibile. Da questa rivoluzione industriale deriva un'importante fetta della crescita economica recente, in controtendenza rispetto alla crisi, ma anche una forte spinta all'innovazione. Il fotovoltaico abbandona il silicio cristallino per orientarsi verso nuovi materiali, l'eolico cambia forma per andare a cercare i venti tangenti di bassa quota, che le pale grandi non percepiscono nemmeno.




"La mini-pala di Renzo Piano è una delle varie iniziative che abbiamo preso per sfruttare al meglio le risorse sul territorio", spiega Francesco Starace, numero uno di Enel Green Power, sempre alla ricerca di strumenti nuovi per produrre energia pulita. Con il prototipo da 55 kilowatt di potenza, che ora verrà sottoposto a un anno di test nelle strutture di collaudo dell'Enel prima di poter essere installato in campo aperto, Starace vuole andare a intercettare i venti che s'incanalano nelle valli, più modesti ma pur sempre efficaci per far girare un alternatore, se le strutture sono abbastanza leggere da coglierli. Non a caso la pala di Renzo Piano è stata soprannominata la "libellula" e potrà dare il suo contributo alla produzione di energia pulita in tutte le situazioni che per le pale grandi non sono remunerative, a partire dalla diga foranea di Genova, dove probabilmente troverà il suo primo utilizzo. Per seguire la sua vocazione nello sfruttamento delle fonti rinnovabili, Enel Green Power ha anche realizzato a Catania, in joint venture con Sharp e StM, uno stabilimento di produzione di pannelli a film sottile, la nuova frontiera del fotovoltaico, che utilizza molto meno silicio per tradurre in elettricità i raggi del sole. Un passo coraggioso per una società leader mondiale nella produzione di energia verde, non di pannelli. "Non vogliamo inventarci un mestiere nuovo, ma se ci mancano gli strumenti per operare al meglio, cerchiamo di colmare il gap", commenta Starace.
La nuova frontiera delle rinnovabili, secondo Starace, sono poi le tecnologie ibride, quelle che mettono assieme diverse fonti per ottimizzare i risultati. "Nei nostri impianti di Reno, in Nevada, stiamo sperimentando un'ibridizzazione fra il geotermico e il solare fotovoltaico, che ci consente di aumentare la potenza proprio negli orari di picco della domanda, quando tutti i condizionatori sono accesi", precisa Starace. In Nevada si prepara un'evoluzione ancora più ardita, con l'aggiunta all'impianto già ibrido del solare termodinamico, l'unica fra le tecnologie solari capace di produrre energia elettrica anche di notte, grazie al fortissimo calore accumulato nei tubi pieni di sali fusi, su cui per tutto il giorno si concentrano i raggi del sole grazie ai grandi specchi parabolici. "Un complesso ibrido di questo tipo aumenta di molto la potenza di un impianto e potrà essere ripetuto anche in altre situazioni analoghe, dove abbiamo molto spazio vuoto, come nel deserto di Atacama in Cile", argomenta Starace.
Nel geotermico di casa nostra, invece, a Larderello in Toscana, lo spazio per grandi centrali solari termodinamiche non c'è. Ma abbiamo le biomasse, in particolare tutti quei resti dell'agricoltura che normalmente vengono buttati e invece potrebbero servire come combustibile per contribuire a far girare le turbine delle centrali elettriche alimentate dal calore della terra. "Su questo abbiamo già un accordo con Coldiretti e Confagricoltura, per stimolare la filiera agroenergetica, che in Italia è ancora poco sviluppata", fa notare Starace. Tutte queste tecnologie esistono già, ma ora si cominciano a immaginare applicazioni sempre più innovative, con ricadute di non poco conto per il sistema elettrico: da un lato un netto miglioramento per la sostenibilità di un comparto che resta fra i principali responsabili delle emissioni a effetto serra; dall'altro lato maggiori spazi di partecipazione dal basso al mercato libero dell'energia elettrica, anche per i piccoli consumatori e produttori, già chiamati in inglese "prosumer". Starà a noi, se ne saremo capaci, il compito di trarne tutti i vantaggi possibili.

1 commento:

Roberto Napoli ha detto...

Il futuro della generazione distribuita dipende preliminarmente dal controllo distribuito delle utenze. Senza smart buildings e aggregazioni di utenti, la generazione distribuita rimane monca, legata solo all'interesse dei distributori, ma non appoggiata da un reale interesse degli utenti. Occorre una vera liberalizzazione sopratutto sul versante degli utenti, consentendo aggregazioni e raggiungimento della dimensione critica per estendere l'applicazione delle nuove tecnologie.