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1 aprile 2009

Fonti rinnovabili, in Italia meglio dei Bot

Sole, vento, maree, biomasse, calore della Terra. Con il progresso scientifico e le economie di scala, le fonti rinnovabili sono sempre più efficienti e meno costose. E la corsa alla “green economy” non si arresta nemmeno davanti alla recessione globale. Anzi. I governi di Europa, Usa, Cina, Giappone puntano su questa industria nascente per farne una delle carte cruciali nei loro pacchetti di stimolo antirecessivi. L'obbiettivo, per tutti, è di sostenere un nuovo ciclo innovativo e di posti di lavoro, per il 2009 e il 2010, tale da alimentarsi da sé anche negli anni successivi, quando alcune tecnologie chiave avranno raggiunto il punto di pareggio con il costo delle fonti fossili, anche se queste ultime, secondo un diffuso consenso tra gli esperti, ritorneranno a salire nei prezzi ai primi segnali di ripresa dell'economia mondiale. L'Italia è particolarmente favorita nel cammino planetario verso l'economia a bassa intensità di carbonio: tecnologie come il fotovoltaico, il geotermico, le biomasse, l'idroelettrico e il solare termico ben si sposano con il clima italiano e uno studio di Ernst&Young ci pone tra i Paesi europei con un potenziale naturale per le rinnovabili superiore all'obiettivo da raggiungere con il Pacchetto 20-20-20. Non a caso, nel 2008 il fotovoltaico è cresciuto del 170% e l'eolico del 35%. Oggi disponiamo di un conto energia per il solare tra i più generosi al mondo e la formula della tariffa incentivata è stata recentemente estesa anche al minieolico, alle biomasse, alla geotermia e all'energia ottenuta da moto ondoso. Investire in un impianto a ritorno garantito per vent'anni, che azzera la bolletta elettrica e genera reddito, è quasi meglio che mettere i soldi nei Bot. Il recente pacchetto anticrisi ha poi confermato l'esenzione fiscale del 55% per l'efficienza energetica abitativa che, secondo l'Assistal, ha già mosso investimenti per 1,8 miliardi nel 2008 e 2,9 miliardi prevedibili quest'anno. E ci sono ancora margini per crescere. Per esempio sulle fonti di calore rinnovabili, come quelle geotermiche, l'Italia potrebbe quintuplicare. A patto di sbloccare la burocrazia. E a patto d'investire in una rete elettrica di nuova generazione. Per supportare l'instabilità delle fonti rinnovabili, ci vuole una smart grid, capace di gestire con intelligenza la generazione verde e compensarla con quella tradizionale, ottimizzando lo storage di energia - in Italia attraverso i pompaggi nei bacini idroelettrici - per metterla in rete quando più serve. Sia negli Usa che in Europa, poi, si moltiplicano le idee e i progetti per creare "autostrade elettriche" a lunga distanza, persino transcontinentali (Europa verso Africa del Nord) tramite potenti cavi a corrente continua, capaci di portare gli elettroni rinnovabili da una costa all'altra degli Usa, o dai campi eolici del Mare del Nord al Vecchio Continente, fino a farli equilibrare con quelli provenienti dalle centrali solari del Sud-Europa o persino nel deserto del Sahara. La rivoluzione verde avrà un forte impatto anche sul mercato del lavoro: il rapporto Green Jobs delle Nazioni Unite stima in 20 milioni nel mondo, mezzo milione in Italia, i lavoratori che entro il 2030 troveranno spazio nel business delle eco-energie, dall’edilizia al riciclo dei rifiuti alle vetture eco-compatibili, con un investimento globale nel settore di 630 miliardi di dollari. In Germania, per esempio, le tecnologie ambientali negli ultimi anni sono quadruplicate e hanno raggiunto il 16% della produzione industriale totale, compreso il settore automobilistico. Negli Usa le “clean technologies” sono già al terzo posto per il venture capital, dopo l’informatica e le biotecnologie, mentre in Cina il green venture capital è più che raddoppiato, raggiungendo negli ultimi anni il 19% del totale degli investimenti. Siamo ancora solo all’inizio della salita, ma già da quest’altezza, si possono vedere i vantaggi in prospettiva: se Danimarca e Germania hanno le imprese leader nell’eolico e nel solare, è solo perché l’hanno deciso oltre dieci anni fa.

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