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12 aprile 2009

Jean-Paul Fitoussi

«Non andiamo verso la catastrofe», come si temeva. Ma secondo l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, presidente dell’Osservatorio sulla congiuntura economica, «la recessione in Europa sarà più profonda che negli Stati Uniti e il risanamento più lento».
Perché?
«E’ semplice: i governi europei non reagiscono abbastanza, mentre il governo americano sta facendo molto e rapidamente».
Si può già vedere dai numeri?
«Certamente. Nel 2008 l’economia nordamericana è cresciuta più dell’economia europea e nel 2009 l’economia europea subirà una contrazione almeno del 3%, mentre quella americana del 2% o poco più. Nel 2010 l’Europa crescerà al massimo di mezzo punto, gli Usa di un punto almeno».
Non è una novità...
«E’ vero, è sempre così. Le crisi globali cominciano negli Stati Uniti, ma poi siamo noi europei che ce le becchiamo in pieno. E le ragioni sono sempre le stesse».
Quali sono?
«I Paesi europei sono sposati, ma insistono a vivere in stanze separate. Tra i governi manca il coordinamento, per non dire che talvolta si fanno addirittura la guerra fra di loro. Ognuno sta attento solo agli interessi nazionali e nessuno tutela quelli complessivi dell’Europa. Ma siccome a livello macroeconomico gli interessi europei contano di più di quelli dei singoli Paesi, alla fine ne soffrono tutti».
Si riferisce anche alla politica monetaria?
«La Bce reagisce troppo lentamente e in maniera poco incisiva, ma mi riferisco soprattutto alla povertà degli stimoli governativi ai consumi».
Perché manca lo stimolo ai consumi?
«Nessun governo europeo vuole stimolare i consumi, perché i suoi cittadini tendono a comprare molti beni prodotti negli altri Paesi d’Europa: così lo stimolo andrebbe a finanziare l’import più che le imprese nazionali. Ma è un ragionamento miope, che invece andrebbe fatto a livello continentale: se tutti i governi stimolassero i consumi, tutti i Paesi ne trarrebbero un beneficio».
Cosa bisognerebbe fare?
«Ci vuole una gestione più coraggiosa della macroeconomia, bisogna spendere di più. Mentre gli Stati Uniti prendono provvedimenti, in Europa si aspetta l’intervento di un misterioso destino. Gli europei sono troppo prudenti, si spaventano subito per un disavanzo del 5%, ma gli Stati Uniti avranno un disavanzo del 12% e nessuno si preoccupa! Negli Usa sono stati stanziati quasi mille miliardi, in Europa solo trecento, cioè un terzo. E poi ci si chiede perché qui la recessione dura di più?»
Eppure qualche segno di ripresa si vede...
«Ma anche diversi segni di approfondimento della crisi. La disoccupazione, ad esempio, sta crescendo molto rapidamente. Causerà enormi sofferenze sociali e una ulteriore riduzione dei consumi. Se nel 2010 l’economia europea crescerà solo di mezzo punto percentuale, non sarà sufficiente a ridurre la disoccupazione. Ci vuole uno stimolo più forte per arrivare a una svolta».

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