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5 aprile 2009

Con le biomasse energia a 4 milioni di famiglie

Sorgerà nel Galles, avrà una potenza di 300 megawatt e quando sarà completato, nel giro di un paio d'anni, sarà il più grande impianto a biomasse del mondo, capace di fornire energia a migliaia di famiglie per almeno 25 anni bruciando trucioli di legno. Malgrado le resistenze, legate a una materia prima che viene pur sempre dalle amate foreste, le biomasse sono una fonte alternativa con un bilancio neutro in termini di emissioni e rappresentano il 5% del consumo totale di energia in Europa, con punte del 10-15% in Paesi come la Finlandia, la Svezia e l'Austria. In Italia, tra i primi a crederci è stato il fondo di private equity Clessidra, guidato da Claudio Sposito. Agli inizi del 2008, è entrato con una quota del 30% nella Global Wood Holding, società registrata in Svizzera cui fa capo la Preenergy Power, che sta costruendo il mega-impianto del Galles. Al gruppo Gwh fanno capo anche una serie di società internazionali attive nella produzione forestale, agricola e proprietarie di navi, che esauriscono l'intera catena produttiva dell'energia da residui della lavorazione del legno. Nel libro soci della holding - presieduta da Fabrizio Palenzona, vice presidente di UniCredit, e guidata dall'amministratore delegato Giorgio Casnati - figurano la Sfch, società che fa capo alle famiglie italiane Costa e Bonaldi, e la Tmt Global, uno dei principali gruppi armatoriali privati del mondo, con sede a Taipei. Ma la scommessa di Sposito non è isolata. A distanza di soli dodici mesi dall'avvio del progetto Gwh, un altro gruppo, l'inglese Drax, ha avviato il più grande investimento al mondo nelle biomasse, che prevede la costruzione di 3 impianti da 300 Mw con l'obiettivo di coprire nel 2012 il 15-16% della produzione da fonti rinnovabili nel Regno Unito e circa il 2% dei consumi nazionali. Quanto all'Italia, oggi gli impianti energetici a biomasse si attestano sui 2mila MW e sono cresciuti del 10% nel 2008. Ma i dati diffusi da Itabia (Italia Biomass Association) indicano un notevole potenziale di sviluppo per questi impianti, che possono usare non soltanto legno, ma anche molti scarti delle produzioni agricole. Le biomasse disponibili nel nostro Paese, essenzialmente residui vegetali, potrebbero fornire già oggi energia, in impianti di teleriscaldamento, riscaldamento e acqua calda, per 4 milioni di abitazioni. La sola Sicilia produce circa due milioni di tonnellate di residui potenzialmente utilizzabili. Il Piemonte ne produce 1,6 milioni. La Lombardia 1,5 milioni. I nuovi incentivi del governo, che ha applicato anche alle biomasse un sistema analogo a quello del conto energia per il fotovoltaico, innalzando la tariffa da 22 a 28 centesimi per kilowattora per gli impianti inferiori a un megawatt di potenza, dovrebbero promuovere la crescita di questa fonte. L'incentivo è cumulabile con altri contributi pubblici, purché in totale non si superi il 40% del costo dell'investimento. Non a caso le centrali a biomasse si stanno moltiplicando, ma da noi restano terreno di caccia per le aziende più piccole o per la generazione diffusa. In Calabria ci sono due tra i più innovativi impianti a biomasse d'Europa, a Strongoli (con una potenza di 40 MW) e Crotone (20 MW). In Toscana, nelle Marche e in Friuli ci sono varie esperienze di paesi che utilizzano il teleriscaldamento da una centrale a biomasse. E il gruppo Maccaferri sta riconvertendo alcuni dei suoi zuccherifici alla produzione di energia da biomasse. Ma mancano i grandi impianti sul modello di Gwh o di Drax, che invece in Italia potrebbe essere di notevole interesse, per convertire a biomasse vecchie centrali ancora alimentate a gasolio, come quella di Enel a Rossano Calabro, sempre meno utilizzata per il costo spropositato del combustibile.

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