Pagine

30 aprile 2009

Kyoto non basta: apriamo un ombrellone nello spazio?

Ridurre le emissioni umane di CO2 non è il solo modo per combattere il riscaldamento del clima. Ci sono altri interventi possibili, che vengono comunemente chiamati geoengineering e ricadono in due grandi categorie: rimuovere attivamente l'anidride carbonica dall'atmosfera oppure riflettere i raggi del sole verso lo spazio. Uno scienziato inglese, Tim Lenton, ha studiato le diverse tecniche e misurato le loro potenzialità di raffreddamento in uno studio, riassunto nello schema qui sotto.

1. Aerosol di zolfo nella stratosfera. L'obiettivo è creare uno schermo riflettente per far passare meno radiazioni solari, come succede con le eruzioni vulcaniche di vaste dimensioni, in modo da raffreddare la Terra quel tanto necessario a controbilanciare il riscaldamento creato dall'effetto serra. Un risultato analogo si otterrebbe con schermi riflettenti messi in orbita attorno alla Terra.

2. Produzione di nuvole. Con un sistema meccanico: spruzzando acqua di mare arricchita si confezionano nuvole con un'albedo più potente, che riflettono la luce del sole. Con un sistema biologico: si aggiunge solfuro dimetile, che ha funzione aggregante nei confronti delle particelle di vapore e provoca la formazione di nubi.

3. Potenziamento dell'albedo terrestre. Ricoprire i deserti non sabbiosi, molto poco riflettenti, con un foglio di poliuretano bianco foderato di alluminio. Selezionare o ingegnerizzare piante più riflettenti e diffonderle nelle praterie o nei campi coltivati. Dipingere gli insediamenti umani con colori chiari.

4. Sequestro dell'anidride carbonica. Usando dei prodotti chimici che assorbono la CO2, si può estrarla dai fumi delle centrali o dall'aria e poi sequestrarla in depositi geologici. La separazione della CO2 è fattibile e già praticata in via sperimentale, ma il problema del sequestro non è ancora stato risolto.

5. Afforestazione e riforestazione. Il migliore deposito per la CO2 sono le piante: piantando alberi in maniera massiccia o almeno rimpiazzando le foreste danneggiate, si aumenta la quantità di anideride carbonica assorbita naturalmente dal mondo vegetale. Queste sono tecniche già praticate e riconosciute dal protocollo di Kyoto.

6. Fertilizzazione degli oceani. Aggiungendo ferro, azoto o fosforo là dove manca, si scatena la produzione di fitoplancton, che assorbe CO2 come le piante e poi la seppellisce sul fondo. Lo stesso risultato si ottiene aspirando in superficie, con una pompa, le acque profonde, molto più ricche di sostanze nutrienti.

7. Produzione di biochar. Carbonizzando gli scarti agricoli o qualsiasi altra biomassa in assenza di ossigeno, il carbonio contenuto nelle piante non si disperde nell'atmosfera come in una combustione normale, ma si fissa all'interno del biochar, che poi può essere distribuito sui campi come fertilizzante.

Nessun commento: