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15 novembre 2011

Deaglio, cominciamo da una patrimoniale mirata

Non c'è da meravigliarsi, per Mario Deaglio, se l'Italia resta al centro della bufera anche dopo la svolta politica che ha portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi. "Per forza, i mercati avevano creduto che la strada di Mario Monti corresse parallela a quella di Papademos in Grecia, invece poi hanno capito che Monti avrà molte più resistenze e difficoltà da superare, per cui lo spread con la Germania ha ripreso a salire", spiega l'economista torinese alla presentazione del sedicesimo Rapporto sull'economia globale e l'Italia, promosso dal Centro Luigi Einaudi insieme a Ubi Banca e da lui curato. "Come stupirsene - aggiunge Deaglio - dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti del centro destra?" 

E' chiaro, in base al suo studio, che l'Italia si avvia in ogni caso verso un periodo difficile. "C'è stato un rimbalzo, non una vera ripresa, con le vendite delle imprese basate soprattutto sul magazzino e la produzione ancora ferma, com'è tipico della false riprese", rileva. "Sul lungo periodo, bisognerà decidere seriamente su cosa vuole puntare questo Paese", continua Deaglio. "Un tempo le innovazioni tecnologiche italiane in tutti i settori chiave, dalla chimica all'informatica, dall'energia all'automotive, contribuivano a orientare le prospettive future dell'umanità. Eravamo centrali nel panorama mondiale della produzione industriale. Oggi ci siamo ritirati in una nicchia, dove facciamo prodotti che tutti ci invidiano, ma che non spostano i destini del pianeta. Possiamo anche continuare a fare solo borsette, ma dobbiamo essere consapevoli della posizione marginale in cui rischiamo di essere collocati", fa notare con tristezza.
Le prospettive non sono rosee nemmeno per l'Europa, che rischia l'irrilevanza rispetto ai nuovi equilibri che si vanno formando nellarea del Pacifico. Ma soprattutto, nell'immediato, l'Europa rischia fortemente la perdita dell'unità monetaria. Dei quattro scenari possibili delineati dallo studio, solo quello più roseo potrebbe salvare la moneta unica. Già nel secondo scenario, Deaglio vede come probabile la divisione dell'unione monetaria almeno in due aree, quella dell'euro Nord e quella dell'euro Sud. "Se la tempesta dei mercati restasse concentrata solo sull'Italia, l'unione monetaria potrebbe ancora cavarsela, ma se si abbatterà anche sulla Francia, così come sembra, il destino dell'euro è segnato", precisa Deaglio. Nei due scenari più pessimistici, poi, per la moneta unica non c'è scampo. Se le soluzioni "alla Monti" non dovessero funzionare, l'unica via d'uscita sarebbe la ristrutturazione programmatica dei debiti pubblici, per evitare un default disordinato. "Sembra un'enormità, ma in realtà l'Italia l'ha già fatto due volte nel secolo scorso, con Giolitti e con Mussolini".
Per quanto riguarda la missione del governo Monti, "non c'è dubbio che al primo posto bisogna mettere il recupero della seggiola che abbiamo perso nei vertici decisivi a Bruxelles". L'Italia pesa molto sul Pil dell'Unione Europea: "Non è possibile che non abbiamo voce in capitolo sulle decisioni fondamentali". Ma per riguadagnare la credibilità necessaria, bisogna rimettere sui binari il sistema Italia che stava deragliando. Come? Patrimoniale chirurgica, vendita delle riserve auree, taglio alle spese militari. E poi interventi forti sul mercato del lavoro, dove Deaglio stima una disoccupazione olrmai arrivata a 6 milioni, il doppio di quella ufficiale. Su un mercato così ingessato bisogna intervenire con misure strutturali, anche eliminando l'articolo 18. "Altrimenti le nostre imprese andranno a fondo insieme ai lavoratori".

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