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4 novembre 2011

Zingales: ritorna in scena l'euro a due velocità

Che cosa succede se la Grecia va in default? Questa è la domanda del giorno: sembra banale, ma nessun economista ha una risposta certa. "In un mondo ideale, non dovrebbe succedere nulla", risponde Luigi Zingales, uno dei più quotati economisti italiani, professore all'università di Chicago e autore insieme a Raghuram Rajan di "Salvare il capitalismo dai capitalisti".

Come nulla?
"Ma sì, nulla. Prima di tutto le dimensioni dell'economia greca sono molto contenute, per cui non è un gran danno. E poi ormai lo sanno anche i bambini delle elementari che la Grecia è in bancarotta, quindi tutti dovrebbero aver già preso le proprie precauzioni".
Fa bene a usare il condizionale, perché sappiamo che non è così.
"Purtroppo non è mai così. Anche quando c'è stato il crack Lehman, lo sapevamo tutti, ma non tutti avevano preso le precauzioni del caso. Il Reserve Fund, ad esempio, aveva in tasca centinaia di milioni di titoli emessi da Lehman quando la banca è andata in fallimento. Questo ha generato il panico sui mercati monetari, causando una fuga disordinata degli investitori, che ha messo in moto la crisi finanziaria in cui ci troviamo ancora".
Potrebbe scattare un meccanismo analogo anche con il default della Grecia?
"Potrebbe. Il problema è che non sappiamo con certezza quanti titoli greci abbiano in tasca le banche, soprattutto quelle francesi. La reazione di Nicolas Sarkozy, così radicalmente contraria al fallimento della Grecia, può essere interpretata in molti modi. Il più facile è che lui invece lo sappia. La preoccupazione di Sarkozy, quindi, mi preoccupa".
Quindi ci avviciniamo a un nuovo settembre 2008?
"Peggio, direi. Allora si diceva che lo Stato poteva risolvere il problema. Oggi è lo Stato all'origine del problema. Purtroppo il sistema bancario europeo è legato a doppio filo ai debiti sovrani, perché la Bce ha spinto le banche a comprarne tanti. Ma alla fine questo potrebbe diventare un abbraccio mortale per tutti e due".
Se la Grecia andasse in default, dovrebbe uscire dall'euro?
"Non necessariamente, anzi, direi che è improbabile. Per la Grecia resuscitare la dracma avrebbe un solo vantaggio: potrebbe svalutare la sua moneta, quindi aumentare la competitività dei suoi prodotti e dare un po' di fiato alla sua economia. Ma non dimentichiamo che per uscire dall'euro la Grecia dovrebbe anche rinominare in dracme tutti i suoi debiti. Finché si tratta di debiti sovrani, questo si può ancora fare. Ma i debiti fra privati non possono cambiare valuta e quindi le società private greche si troverebbero ad avere entrate in dracme, molto svalutate, e debiti in euro, insostenibili. Tutte le grosse società greche, quindi, andrebbero subito in bancarotta".
Quindi uscire dall'euro le costerebbe troppo caro?
"Esattamente. L'opzione meno costosa, per la Grecia e anche per l'Italia in caso venisse travolta dal panico sui mercati, sarebbe di sdoppiare l'eurozona in un euro Nord e un euro Sud. Questo non comporterebbe dei fallimenti a catena".
Ma sarebbe comunque un'ipotesi molto estrema...
"Sì, molto estrema. Con conseguenze di vastissima portata".
Quante probabilità ci sono che questa opzione si avveri?
"Non vorrei fare l'uccello del malaugurio, anche perché di solito ci piglio. Ma sul mercato delle scommesse si dà al 40% la probabilità che un Paese dell'euro esca dall'eurozona entro la fine del 2012. Quindi si tratta di un'eventualità abbastanza realistica".

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