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1 dicembre 2008

Illy: un rigassificatore va bene, anzi due

Per un Paese come l' Italia «la carenza di gas è gravissima: già nell' inverno scorso diverse aziende friulane sono state costrette ad interrompere la produzione dalla crisi ucraina. Bisogna assolutamente fare qualcosa perché questo non si ripeta più». Riccardo Illy, governatore del Friuli-Venezia Giulia, ha aderito con slancio alla «giusta volontà del governo di accelerare i tempi», ammettendo che «i terminal di rigassificazione sono l' unico strumento a disposizione nel medio termine». Tanto da prendere in considerazione l' ipotesi di collocarne addirittura due nel Golfo di Trieste. Come mai tanto entusiasmo per questi impianti, che stanno già sollevando delle polemiche tra gli ambientalisti locali? «Nessun entusiasmo pregiudiziale, ma nemmeno contrarietà di principio. Semplicemente facciamo la nostra parte, senza pretese di considerarla esaustiva. Naturalmente prenderemo tutti i provvedimenti necessari per evitare rischi ambientali: abbiamo già chiesto un approfondimento tecnico alle due società che li propongono, Endesa e Gas Natural. Ma si tratta di impianti abbastanza semplici e quindi contiamo di chiudere la partita entro la fine dell' anno». Due terminal in uno specchio d' acqua di queste dimensioni, non le sembra eccessivo? «Guardiamoci un po' intorno, prima di fasciarci la testa: nella baia di Tokyo, lunga 50 chilometri e larga 20, circa il doppio del golfo di Trieste, ce ne stanno cinque, che portano un traffico di 400 navi gasiere l' anno. Pur con un mare meno profondo del nostro, non mi risulta che ci siano problemi». Quali problemi potrebbero dare? «Il gas liquido viene compresso a una temperatura molto bassa e per riportarlo allo stato gassoso bisogna farlo tornare a temperatura ambiente: di solito si usa l' acqua di mare, che si raffredda nel processo. Ma si tratta di una massa d' acqua modesta, che non può certo causare abbassamenti di temperatura in tutto il golfo. E il freddo generato può anche essere sfruttato in qualche altro modo. Per l' impianto di Gas Natural, che dovrebbe sorgere in una zona industriale del porto, vicino a un termovalorizzatore e a un impianto siderurgico, si potrebbero studiare delle sinergie con questi stabilimenti. È un aspetto ancora da studiare». E l' altro impianto dove si collocherebbe? «Il terminal proposto da Endesa è su una piattaforma off-shore. Oltre alla questione del raffreddamento dell' acqua, questo impianto presenta un problema paesaggistico, anche se la dimensione è modesta: non supera il profilo di una nave. In più, c' è l' uso del cloro, che serve a mantenere gli scambiatori di calore sgombri da alghe. Vogliamo capire se si riesce a sostituirlo con qualche altro sistema. Ma anche qui si tratta di quantità veramente irrisorie: usiamo certamente più cloro, in proporzione, per rendere potabile la nostra acqua». Che vantaggi porterebbero questi impianti? «In un Paese che ha scelto il gas come fonte energetica principale, il primo vantaggio consiste nel garantire gli approvvigionamenti. In più, si aumenta la concorrenza, favorendo la diminuzione dei prezzi. E naturalmente c' è anche un vantaggio economico, in termini di posti di lavoro e di entrate nelle casse locali. Per la nostra regione, queste sono considerazioni importanti. Dopo il terremoto del ' 76, il nostro motto è stato: prima ricostruire le fabbriche, poi le case, infine le chiese. Il lavoro viene prima di tutto».

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