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9 dicembre 2008

La Borsa elettrica non scalda gli operatori

L'Italian Power Exchange funziona. I tre mercati che compongono la Borsa elettrica sono operativi, anche se resta qualche problemino sulle misurazioni. Quindi bando alle incertezze: il 1° aprile, come previsto, si parte. Dopo tre anni di rinvii, siamo al taglio del nastro. Ma l'atmosfera festosa che regna al ministero delle Attività produttive lascia freddini gli operatori. Restano infatti irrisolte alcune questioni di fondo che inevitabilmente creeranno delle distorsioni. Innanzitutto la carenza di energia: in un mercato dove la materia prima continua a scarseggiare, inevitabilmente il prezzo lo farà il produttore con più potenza di fuoco, che è ancora l'Enel. E non si potrà fare a meno di mettere in campo anche le centrali meno efficienti. Lungi dall'abbassare i prezzi, insomma, l'avvio della Borsa rischia di spingerli in alto. Sembrerebbe naturale mettere in relazione a questo dato di fatto la recente delibera con la quale l'Autorità per l'energia ha tagliato del 5-7% la base di calcolo delle tariffe per i mesi di marzo-aprile-maggio, concentrando le remunerazioni più alte in estate. Dopo l'esperienza dell'anno scorso, quando ci si è resi conto che il picco della domanda si sta spostando verso giugno, l'Autorità cerca di calmierare il prezzo abbassandolo nel trimestre precedente. In questo modo offre anche alla Borsa una base più bassa da cui partire. Un trucco non privo di logica, peccato che l'operazione sia stata messa in atto con i contratti già in essere, causando una perdita secca ai produttori e grossisti che avevano già venduto l'energia sulla base delle vecchie tariffe. Di qui la decisione di molti operatori di ricorrere al Tar della Lombardia per ottenere una sospensiva del provvedimento. E la richiesta, nell'ultima riunione tenuta al ministero, di far slittare a ottobre la partenza della Borsa. Con i prezzi amministrati, infatti, almeno i produttori avrebbero la certezza di recuperare il mancato incasso sui mesi in corso. Ma il governo si sente il fiato sul collo e non vuole deludere con un ulteriore rinvio la Commissione europea, che ha già deprecato più volte la lentezza della liberalizzazione italiana. Inoltre slittare ancora infliggerebbe una mazzata colossale a cui vuole investire nel settore ma attende l'avvio della Borsa come uno sbocco sicuro per mettere in vendita la propria produzione. In definitiva, l'Ipex porterà un maggiore trasparenza e potrebbe riuscire a sbloccare l'impasse all'origine del blackout di settembre. Se riuscirà a vedere la luce.

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