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13 novembre 2008

Per l'Eni Capo Nord si fa rovente

La lunga notte artica sta per scendere sul Mare di Barents, ma al largo di Capo Nord le trivelle non cesseranno di funzionare. Un quarto delle riserve mondiali di idrocarburi non ancora sfruttate potrebbe dormire qui sotto. Finora, però, la corsa all' oro nero ha scoperto solo due vene veramente notevoli. Dalla parte russa del Mare di Barents, a 500 chilometri dal porto di Murmansk, c' è Shtokman, il giacimento di gas più grande del mondo, che Gazprom ha appena reclamato per sé estromettendo tutte le major occidentali finora impegnate nelle prospezioni. Dalla parte norvegese c' è Goliat, un giacimento di petrolio scoperto dall' Eni a neanche 50 chilometri dalla costa, che già fa parlare di sé come il primo assaggio di un nuovo «Mare del Nord». Per ora le riserve di Goliat sono stimate in 250 milioni di barili, per un valore di circa 15 miliardi di dollari. «Ma il giacimento potrebbe essere ben più vasto», precisano al Direttorato norvegese del petrolio. Le stime di varie società di analisi, come la norvegese First Securities o la britannica Wood McKenzie, parlano di almeno 6-700 milioni di barili. Se ne saprà di più quando l' Eni - proprietaria del giacimento al 65%, insieme a due compagnie norvegesi, la Statoil al 20% e la Dno al 15% - avrà completato due nuove trivellazioni, appena iniziate. Per ora la portata delle scoperte è circondata dal massimo riserbo. E non stupisce. La zona di Goliat, infatti, si sta facendo piuttosto affollata. A parte le 400mila pulcinelle di mare che nidificano da quelle parti, c' è Esperanza, la nave di Greenpeace, che ha tentato più volte l' assalto: «La produzione di petrolio offshore contempla sempre un certo rischio, ma questo è inaccettabile in un' area ecologicamente unica come questa», commenta Brad Smith, responsabile di Greenpeace per le campagne nei mari artici. «Il sito di Goliat - spiega Smith - è una delle aree più fragili del Mare di Barents, qui si riproducono e crescono i principali stock di pesce norvegese, qui vivono milioni di uccelli marini e si nutrono nelle acque prospicenti alle scogliere: quest' area è già minacciata dal traffico delle petroliere russe dirette ai mercati europei e richiede maggiore protezione, non un aumento del rischio petrolifero». In sostanza, Greenpeace chiede all' Eni di sospendere immediatamente ogni attività: «Per mantenersi nei principi ambientali inclusi nel suo codice etico, l' Eni deve abbandonare i piani di trivellazione nell' area di Goliat». In realtà è del tutto improbabile che le richieste degli ambientalisti facciano breccia nelle autorità locali, che già oggi impongono regole molto restrittive alle ricerche petrolifere nel Mare di Barents e le mettono completamente al bando nel circondario delle isole Lofoten. «Non è mai successo - precisa Bente Nyland, del Direttorato norvegese del petrolio - che una licenza di esplorazione sia stata revocata dopo aver trovato abbastanza petrolio da giustificare l' avvio della produzione commerciale». E qui abbiamo già superato questo stadio. Anzi, l' Eni deve difendersi da un assalto ben più preoccupante di quello degli ambientalisti. La corsa delle compagnie internazionali che hanno chiesto licenze di trivellazione nella zona si sta facendo travolgente: il Direttorato non rivela i nomi, ma annuncia l' avvio di altri 24 blocchi di esplorazione, nell' area che si estende tra Goliat e il vicino giacimento di gas di Snohvit, geologicamente omogenei. Non potranno mancare alla festa le norvegesi Statoil e Hydro, controllate al 71 e al 44% dallo Stato. Le due cugine, del resto, non si sono ancora riavute dalla mala parata sul fronte russo: dopo aver speso 60 milioni di euro e molto know how nelle trivellazioni per Shtokman, sono state brutalmente estromesse insieme a Chevron, ConocoPhillips e Total dal padrone di casa, Gazprom, che ha deciso di vendicarsi così per le resistenze occidentali all' ingresso della Russia nella Wto. Le trattative per ridurre il nazionalismo russo a più miti consigli sono in corso. Ma nel frattempo a Capo Nord la vita si fa sempre più dura.

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