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19 novembre 2008

Dove investono i sette big europei dell'energia

I grandi gruppi elettrici europei ci credono. Con un investimento di oltre 50 miliardi di euro, la loro capacità produttiva da fonti rinnovabili sarà quadruplicata nel 2015: da 13 a 50 GW, se si esclude l' idroelettrico tradizionale, che fornisce una base di partenza notevolissima di quasi 90 GW, ma ha ormai esaurito il suo potenziale di crescita. Gli investimenti dei 14 big dell' energia - di cui vediamo i primi sette nella tabella qui accanto - si concentrano sull' eolico, l' unica fonte pulita davvero competitiva rispetto agli idrocarburi. Fotovoltaico e biomasse restano terreno di caccia per le aziende più piccole o per la generazione diffusa. Il quadro emerge da un' indagine di Agici, la società di consulenza diretta da Andrea Gilardoni, economista della Bocconi. Spicca fra gli altri lo sforzo di Enel, leader mondiale delle rinnovabili, che nei prossimi cinque anni punta a un raddoppio della sua capacità di produrre energia verde, con un investimento di 6,8 miliardi di euro, moltiplicando addirittura per sei il suo parco eolico attuale. A seguire la tedesca E.On, che andrà a decuplicare la sua potenza eolica. La penisola iberica è la zona su cui si concentrerà la maggiore capacità addizionale: oltre 11 GW, per lo più eolici, con quote minori di idroelettrico e biomasse. In Italia i 6 player principali - che dominano il mercato con una quota superiore al 70% - puntano a un aumento della capacità installata da 2 a 7 GW. Il motivo di questo boom è duplice: economico e politico. «Sul fronte economico, la crescita spropositata del prezzo degli idrocarburi sta cambiando radicalmente i parametri di redditività delle fonti pulite», fa notare Gilardoni. E la fine del greggio a buon mercato è un dato ormai strutturale, su cui tutti gli esperti concordano. «Sul fronte politico c' è l' esigenza europea di ridurre la dipendenza energetica dall' estero», precisa Gilardoni. Le fonti pulite, come anche il nucleare, la soddisfano in pieno. Sono questi due vantaggi, oltre all' attrazione degli incentivi ambientali, che spingono i grandi gruppi a considerare la forte crescita delle fonti rinnovabili nel loro portafoglio produttivo come un dato da dare ormai per scontato.

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